Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma che il Guardasigilli, Carlo Nordio, ha predisposto, la quale tra l’altro cancella il reato di abuso d’ufficio. E pone inoltre limiti al potere di appello del pubblici ministeri.

Ho sentito inesattezze sul vuoto di tutela che si realizzerebbe con l’abolizione dell’abuso d’ufficio che non c’è affatto. Il nostro ‘arsenale’ è il più agguerrito d’Europa” ha detto Nordio nella conferenza stampa al termine del Cdm, il 16 giugno. Nella riforma non c’è’ “un bavaglio alla stampa” ha assicurato titolare della Giustizia.

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Nordio: “Il Parlamento ci ascolti

Spero che l’approvazione della riforma avvenga nel più breve tempo possibile. Mi auguro che l’opposizione sia fatta in termini razionali e non emotivi” ha sottolineato Carlo Nordio. “Il Parlamento deve essere disposto ad ascoltare. Il mio auspicio è che si argomenti con le ragioni del cervello.”

È patologico che in Italia molto spesso la politica abbia ceduto alle pressioni della magistratura sulla formazione delle leggi. Questo è inammissibile. Il magistrato non può criticare le leggi, come il politico le sentenze. Ascoltiamo tutti, ma il Governo propone e il Parlamento dispone. Questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze” ha detto il ministro Nordio. Il Guardasigilli ha quindi espresso il “rammarico” che Silvio Berlusconi non possa “assistere al primo passo verso una riforma radicale in senso garantista.

L’abolizione dell’abuso d’ufficio

Su uno dei punti chiave della riforma – l’abolizione del reato penale di abuso d’ufficio – com’era inevitabile sono scoppiate le polemiche. Carlo Nordio ha difeso la sua riforma affermando che “il reato di abuso d’ufficio lo si è in passato modificato varie volte per circoscriverne i limiti. Ma sono continuate iscrizioni nel registro degli indagati e informazioni di garanzia che costituivano il vero motivo della paura della firma, per cui sindaci e amministratori non firmavano nulla. E questo è un grande danno economico che si riversa sui cittadini“.

Il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia. Foto Ansa/Massimo Percossi

Ma l’Associazione nazionale magistrati (l’Anm) ribadisce le sue critiche all’eliminazione dell’abuso ufficio. Ed è il presidente Giuseppe Santalucia a insistere sulle ragioni di fondo. “Il ministro Nordio sembra dimenticare che la riforma del 2020 punisce la violazione dolosa della legge quando la legge non consente alcuna valutazione discrezionale. Cioè dice al pubblico ufficiale ‘devi fare questo o devi omettere di fare quest’altro’. Come si può pensare – ha detto intervistato da Radio Anch’io – che un comportamento di questo tipo in palese violazione di legge, fatta per avvantaggiare se stesso o i propri amici o danneggiare altri, possa sfuggire alla norma penale. Io sinceramente non capisco.”

Secondo Santalucia l’abrogazione del reato non potrà avere l’effetto di fermare le indagini su questo tipo di condotte. “Quando il privato si sente violato dal pubblico ufficiale che secondo lui ha sfruttato l’ufficio per vantaggi personali, le indagini si devono fare.” Anzi “l’abrogazione del reato, di fronte a una denuncia, costringerà il pm a trovare nel sistema una norma diversa con cui poter far luce su quanto avvenuto.

Limiti al potere dei pm

Credo si vada incontro a una nuova pronuncia di incostituzionalità” ha detto poi Santalucia sull’eliminazione del potere di appello del pm contro le sentenze di assoluzione per i reati non particolarmente gravi, contenuta nel ddl Nordio. “Questa norma era stata introdotta dalla cosiddetta legge Pecorella già nel 2006 e appena un anno dopo bocciata dalla Corte Costituzionale, che disse non si può alterare la parità delle condizioni tra pm e imputato.” E ora “si comprime il potere del pm e non si interviene sull’altro versante. È uno sbilanciamento a danno dell’accusa pubblica.”