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Usa, è boom dell’intelligenza artificiale: dai film alle cartelle cliniche dei pazienti

Forte sviluppo delle capacità dei software, impiegati in settori sempre più vasti della società americana

C’è ancora OpenAi, l’organizzazione che sviluppa il chatbot ChatGPT, dietro il primo cortometraggio realizzato sfruttando l’intelligenza artificiale. Si chiama The Frost ed è un film di 12 minuti in cui ogni inquadratura è stata generata dal modello Dall-e 2 di OpenAi, lo stesso su cui si basa il generatore di immagini Image Bing Creator.

La società che ha supportato il progetto è Waymark, con sede negli Usa, per una produzione Latent Cinema. La storia di The Frost racconta del viaggio di alcune persone in un mondo in cui il cambiamento climatico è oramai inarrestabile, tanto da aver portato gran parte del pianeta a vivere una nuova era glaciale.

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Foto Ansa/Epa Ritchie B. Tongo

Intelligenza artificiale per fare un corto

Tecnicamente, il cortometraggio nasce da una sceneggiatura scritta da Josh Rubin, produttore esecutivo di Waymark. All’intelligenza artificiale di Dall-e 2 si deve l’interpretazione delle richieste testuali degli sceneggiatori, che hanno utilizzato l’IA non solo per ottenere le riproduzioni visive dei personaggi ma anche le inquadrature migliori, dal loro punto di vista.

Il lavoro non è stato semplice ma come ha dichiarato Rubin al sito Mit Technology Review: “Con 15 minuti di tentativi ed errori si ottiene l’inquadratura desiderata che si inserisce perfettamente in una sequenza.” Visto che Dall-e 2 realizza solo immagini statiche, Waymark ha poi usato lo strumento software D-Id, per creare sequenze video basate esclusivamente sulle immagini fornite. Anche quest’ultimo è un programma di intelligenza artificiale, che mette assieme diversi modelli di linguaggio, tra cui GPT-3 e Stable Diffusion, per fornire un servizio generativo di alta qualità.

Software per fascicoli sanitari

Ma negli Usa i software di intelligenza artificiale servono soprattutto per ben altri scopi. La catena di cliniche statunitensi Carbon Health ha per esempio introdotto uno strumento di intelligenza artificiale in grado di generare automaticamente fascicoli sanitari, sulla base delle conversazioni fra medici e pazienti. Come scrive il sito di news tech The Register, se un paziente acconsente alla registrazione e alla trascrizione di una visita medica, la registrazione audio viene trasmessa al servizio cloud AWS Transcribe Medical di Amazon, che converte il discorso in un testo. La trascrizione, insieme ai dati della cartella clinica del paziente, inclusi i risultati delle analisi recenti, giunge a un modello di machine learning che produce note che riassumono le informazioni importanti emerse durante la consultazione.

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Il team di Carbon Health. Foto Twitter @djpardis

Il software, chiamato Carby, include nel fascicolo virtuale le informazioni e le misurazioni vitali del paziente, nonché un riepilogo delle cartelle cliniche e delle diagnosi. L’amministratore delegato di Carbon Health, Eren Bali, ha affermato che il software di intelligenza artificiale è direttamente integrato nel sistema di cartelle cliniche elettroniche (EHR) dell’azienda ed è alimentato dall’ultimo modello linguistico di OpenAI, GPT-4.

Carbon Health ha affermato che lo strumento produce riepiloghi delle consultazioni in 4 minuti, rispetto ai 16 necessari a un medico che lavora da solo. Le cliniche possono quindi vedere più pazienti. L’azienda sostiene che l’88% di quanto generato dall’intelligenza artificiale lo si può accettare senza modifiche. Il software è già in uso in 130 cliniche, dove oltre 600 dipendenti hanno accesso allo strumento. Una clinica che ha testato lo strumento a San Francisco ha verificato un aumento del 30% nel numero di pazienti di cui si poteva occupare.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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