In Italia l’inflazione sta rallentando e riporta il livello dei prezzi a marzo scorso. Tuttavia i cittadini non avvertono ancora effetti benefici da questa novità che l’Istat ha comunicato il 16 giugno. Dopo la risalita registrata ad aprile, nel mese di maggio i prezzi sono tornati al livello di marzo 2023: +7,6%.

Il rallentamento che l’Istat ha certificato appare ancora fortemente influenzato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici. Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati mostrano un’attenuazione della loro crescita su base annua, che contribuisce alla decelerazione dell’inflazione di fondo (scesa a +6%).

Pubblicata la classifica delle città dove fare la spesa e in generale vivere costa di più. Foto Ansa/Matteo Corner

Milano, +2mila euro a famiglia

Prosegue, infine, la fase di rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi del carrello della spesa, che a maggio è pari a +11,2%. Lo comunica l’Istat. In questo contesto si delinea una vera e propria graduatoria delle città dove i prezzi sono più alti in Italia. Con un aumento di 2.145 euro a famiglia media, Milano è prima in Italia per i rincari.

Il dato è dell’Unione nazionale consumatori che ha stilato la classifica completa delle città più care d’Italia, sulla base dei dati territoriali dell’inflazione di maggio diffusi dall’Istat. Nel capoluogo lombardo l’inflazione tendenziale dei prezzi è pari al 7,9%, poco sopra la media nazionale del 7,6%. Ma tanto basta a far lievitare la spesa delle famiglie milanesi di oltre 2.000 euro annui.

Prezzi e inflazione

Medaglia d’argento, se così si può dire, per Genova, la città che ha il record dell’inflazione, +9,5%, e un incremento di spesa annuo pari a 2.071 euro a famiglia. Sul gradino più basso del podio c’è Bolzano, che con aumenti dei prezzi del +7,7% ha una spesa supplementare pari a 2.046 euro annui per una famiglia tipo. Al quarto posto Siena e Grosseto, +8,7% e una stangata di 1.961 euro per entrambe. Seguono Firenze (+8,4%, +1959 euro), Ravenna (+8,1%, +1957 euro), all’ottavo posto Mantova (+7,7%, +1955 euro), poi Varese (+7,4%, +1951 euro). Chiude la top ten Bologna (+7,8%, +1946 euro).

Il record (positivo) di Potenza

Sull’altro fronte della classifica, la città più virtuosa d’Italia in termini di spesa aggiuntiva più bassa è Potenza, con l’inflazione minore del Paese (+5%) e un aumento di spesa annuo sotto i 1.000 euro (987). Seguono Catanzaro (+6%, +1121 euro) e Reggio Calabria (+6,3%, +1177 euro). In testa alla classifica delle regioni dove i prezzo sono più alti e la spesa familiare più elevata, con un’inflazione annua a +9,3% – la più alta d’Italia – c’è la Liguria. Lì si registra un aggravio medio a famiglia pari a 1.919 euro su base annua. Segue la Lombardia, dove la crescita dei prezzi del 7,2% implica un’impennata del costo della vita pari a 1.871 euro. Terza è l’Umbria, con +8,2% e un rincaro annuo di 1.852 euro. La regione con gli aumenti più contenuti è la Basilicata, dove l’inflazione al +5% si traduce in un aggravio di spesa pari a 968 euro. Seguono Puglia (+7,9%, +1.279 euro) e Molise (+7%, +1.282 euro).

Le stime sull’inflazione della banca centrale europea. Foto Twitter @classcnbc

In generale, per quanto riguarda prezzi e inflazione, la decelerazione del tasso d’inflazione fra aprile e maggio si deve al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +26,6% a +20,3%). Ma anche di quelli degli alimentari lavorati (da +14% a +13,2%), degli altri beni (da +5,3% a +5%), dei servizi relativi ai trasporti (da +6% a +5,6%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,9% a +6,7%).