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Kosovo, feriti 11 militari italiani della NATO: tensione altissima fra serbi e albanesi

Nel Nord del Kosovo stanno riemergendo gli scontri etnici, c'è il rischio che scoppino di nuovo i Balcani. Il tennista Djokovic si schiera con la Serbia

Circa 25 militari della Kfor, tra cui 11 soldati italiani, sono rimasti feriti nei gravi scontri fra truppe Nato e dimostranti serbi a Zvecan, nel nord del Kosovo. Degli 11 feriti nostri connazionali, 3 sono gravi ma non in pericolo di vita: avrebbero riportato ustioni e fratture.

A riportare la notizia è l’Ansa. La KforKosovo Force, una forza militare di interposizione guidata dalla NATO, arrivata in Kosovo nel 1999 – era intervenuta il 29 maggio per disperdere i dimostranti serbi che manifestavano davanti alla sede del Comune di Zvecan. Obiettivo della protesta: l’insediamento del nuovo sindaco, di etnia albanese. I militari hanno fatto uso di granate stordenti, mentre i dimostranti hanno lanciato sassi, bottiglie e altri oggetti come bombe incendiarie contro le truppe NATO.

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Soldati della Kfor si scontrano con dimostranti serbi davanti al municipio di Zvecan, Kosovo, il 29 maggio 2023. Foto Ansa/Epa Georgi Licovsky

Kosovo, cosa sta accadendo

Zvecan è uno dei quattro maggiori comuni del nord del Kosovo a maggioranza serba. Ma a guidarli sono stati eletti il 23 aprile scorso nuovi sindaci di etnia albanese a causa del boicottaggio elettorale dei serbi. Proteste analoghe sono in corso anche a Zubin Potok e Leposavic. Alcuni dei militari italiani rimasti feriti sono stati colpiti da bombe molotov o altri dispositivi incendiari. La situazione sarebbe ancora di tensione. E sarebbe in atto un contenimento delle frange più violente di dimostranti. Altri tre militari italiani avrebbero “fratture esposte”.

Questa mattina la missione Nato Kfor aveva già incrementato la propria presenza nei quattro comuni del Kosovo settentrionale. E aveva invitato tutte le parti ad astenersi da azioni che potessero infiammare le tensioni o causare un’escalation. Il Comandante di Kfor, che è a guida italiana, è il generale di divisione Angelo Michele Ristuccia, è in stretto contatto con i suoi principali interlocutori, tra cui i rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni di sicurezza in Kosovo, lo Stato Maggiore delle Forze armate serbe, nonché la Missione Eulex e altri rappresentanti della comunità internazionale. Kfor ha anche esortato Belgrado e Pristina a impegnarsi nel dialogo guidato dall’Unione europea per ridurre le tensioni, unica via per la pace e la normalizzazione.

Giorgia Meloni: “Vicini ai nostri militari

Esprimo la più ferma condanna dell’attacco avvenuto a danno della missione Kfor che ha coinvolto anche militari di altre Nazioni. Quanto sta accadendo è assolutamente inaccettabile e irresponsabile. Non tollereremo ulteriori attacchi“. Così la premier Giorgia Meloni. “È fondamentale – aggiunge – evitare ulteriori azioni unilaterali da parte delle Autorità kosovare e che tutte le parti in causa facciano immediatamente un passo indietro contribuendo all’allentamento delle tensioni. L’impegno del Governo italiano per la pace e per la stabilità dei Balcani occidentali è massimo e continueremo a lavorare con i nostri alleati“.

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Djokovic mentre scrive il suo messaggio pro-Serbia sulla telecamera al Roland Garros. Foto Twitter @LBatalli

Djokovic appoggia i serbi

Il campione di tennis, Novak Djokovic, che è serbo, ha dato il suo appoggio alla popolazione serba nel nord del Kosovo. È proprio questa l’area dove è tornata alta la tensione interetnica con scontri fra truppe della Kfor e dimostranti serbi contrari ai nuovi sindaci di etnia albanese eletti nei quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba. “Il Kosovo è il cuore della Serbia. Stop alla violenza!“, ha scritto Djokovis su una telecamera al termine dell’incontro da lui vinto il 30 maggio contro l’americano Alexander Kovacevic nel primo turno al Roland Garros.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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