All’Udienza Generale del 26 aprile Papa Francesco torna a parlare dello zelo apostolico e in questa giornata descrive l’opera dei monaci. Per introdurre le comunità monacali il Santo Padre si serve di un’espressione interessante e presenta il loro cuore simile ad un’antenna, che “prende cosa succede nel mondo e prega e intercede per questo“.

Dopo il consueto giro a bordo dell’auto papale, il Santo Padre si reca sul sacrato di Piazza San Pietro per discutere la catechesi del mercoledì. Anche in questa occasione l’Udienza Generale torna sul tema dello zelo apostolico. Dopo aver percorso la vita dei santi, dei missionari e dei martiri, Papa Francesco in questo mercoledì 26 aprile conduce l’assemblea in ascolto alla vita dei monaci. La comunità monacale arriva a rinunciare a sé e al mondo per imitare Gesù, ma in questa loro azione loro si fanno testimoni del Vangelo. Tuttavia, il Pontefice pone la riflessione su alcune domande che potrebbero scaturire in tanti. Come possono, dall’interno di un monastero, proclamare la Buona Novella? O ancora: “Non farebbero meglio a impiegare le loro energie nella missione” e quindi uscendo dal monastero?

Papa Francesco durante Udienza Generale in Piazza San Pietro @Crediti Ansa – VelvetMag

L’Udienza Generale dedicata ai monaci e alle monache

E alle domande poste nell’introduzione alla catechesi dell’Udienza Generale Papa Francesco risponde subito: “I monaci sono il cuore pulsante dell’annuncio – curioso questo, sono il cuore pulsante -, la loro preghiera è ossigeno per tutte le membra del Corpo di Cristo. È la forza invisibile che sostiene la missione. Non a caso la patrona delle missioni è una monaca, Santa Teresa di Gesù Bambino“. Lo stesso amore della monaca carmelitana è, infatti, quello che spinge tutti i monaci. Loro, con amore, pregano per tutti. “I contemplativi, i monaci, le monache: gente che prega, lavora, prega, in silenzio, per tutta la Chiesa” attraverso l’intercessione.

E nel corso della sua catechesi il Santo Padre tiene a riportare un esempio su tanti, quello di San Gregorio di Narek, un monaco armeno vissuto intorno all’anno Mille. Il popolo armeno, infatti, come sottolinea Papa Francesco, è stato il primo ad abbracciare il cristianesimo. “Un popolo – ribadisce il Pontefice – che, stretto alla croce di Cristo, ha tanto sofferto lungo la storia“. Questo Santo di Narek ha vissuto tutta la vita nel monastero, ma lì ha sempre pregato per tutti gli uomini. Partendo dalle miserie umane che riscontrava, innanzitutto, in sé stesso. Il Santo Padre osserva che anche in tutti i monaci e le monache di oggi c’è “una solidarietà universale“. Essi “prendono su di sé i problemi del mondo“.

Giro in auto intorno a Piazza San Pietro di Papa Francesco @Crediti Ansa – VelvetMag

I saluti ai fedeli e il pensiero all’Ucraina

Sottolineando il valore dello zelo apostolico portato avanti dalla vita monacale, prima dei saluti e della benedizione finale, il Papa esorta a visitare un monastero. Infatti, osservando questi luoghi in cui si lavora e si prega, si può trarre un esempio importante. “Ognuno ha la propria regola, ma lì hanno le mani sempre occupate. Occupate con lavoro e con la preghiera. Che il Signore ci dia nuovi monasteri, ci dia monaci e monache che portino avanti la Chiesa con la loro intercessione“.

Nei saluti, come sempre in diverse lingue del mondo, Papa Francesco ricorda il centenario di San Filippo Smaldone e prega affinché il suo esempio possa ispirare nella giusta testimonianza del Vangelo. Un pensiero ai giovani, ai malati, agli anziani e agli sposi novelli a cui chiede di seguire l’esempio dell’esperienza dei discepoli di Emmaus ricordati proprio nel Regina Coeli di domenica 23 aprile. E prima di congedarsi da Piazza San Pietro, il Santo Padre rivolge il suo instancabile pensiero al “martoriato popolo ucraino” per cui chiede di pregare.