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Miami Open: troppo Medvedev. Il primo Mille per Sinner è ancora un taboo

Il russo in versione "Djokovic 2.0" è ancora troppo solido per essere impensierito dall'azzurro

La finale del Miami Open tra Medvedev e Sinner ha visto il russo trionfare anche abbastanza facilmente in due set con il punteggio di 7-5 6-3 sull’azzurro. Ad occhi chiusi è stato come vedere un doppio Djokovic… Perché erano in campo i due giocatori che nel circuito gli somigliano di più. Ebbene la versione 2.0 del serbo è più “stabile” – come se fosse il sistema operativo di un pc – della 3.0, almeno per il momento. Ma torniamo alla storia della finale del secondo Mille di stagione sul cemento americano.

Aspettative appunto a “Mille” – e giustamente – per il tifo italiano con l’acquolina alla bocca dalla finale persa sempre da Jannik Sinner in quel di Miami nel 2021 contro Hubert Hurkacz. Ma in campo dall’altra parte non c’era l’assai più abbordabile polacco, ma il più forte dei russi (probabilmente di tutti i russi, di tutti i tempi) Daniil Medvedev. Un po’ di paura nel primo parziale, quando subisce break, che prontamente al gioco successivo poi rimonta. A quel punto l’ex n.1 del mondo entra in modalità Djokovic 2.0: rimando tutto di là, allungo lo scambio e finisci al centro della sua ragnatela. Da cui nella finale dell’US Open 2021 non è uscito neppure il Nole originale.

Finale Miami Open 2023 Daniil Medvedev vince contro Jannik Sinner
Il russo Daniil Medvedev vince Miami Open 2023 contro Jannik Sinner, 02 April 2023. @Ansa-EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH

Il match a Miami: troppo Medvedev; Sinner paga l’effetto Alcaraz

La partita si è giocata nel catino infernale Miami: 35 gradi di temperatura percepita, con Jannik Sinner che già al quinto gioco sembra al quinto set di una partita Slam con tie-break annessi. In realtà l’intero match è durato un’ora e 34 minuti. L’azzurro è apparso stanco fin dall’inizio. Dirà a fine gara ai microfoni Sky: “Stamattina non mi sono svegliato al meglio, non stavo benissimo“. Ha pagato pesantemente le scorie delle 3 ore di maratona con Alcaraz della semifinale, nonostante fosse più giovane del suo avversario e abbia avuto un giorno intero di recupero.

Il primo set si anima sul due pari: tre doppi falli di Medvedev e qualche bel colpo di Sinner lo portano alla quinta palla break a salire 3 a 2. Ma il russo ha voglia di vendicare la finale Mille persa ad Indian Wells proprio subito e qui a Miami. Contro break immediato e si va in on serve fino al 5 pari. Il russo tiene il suo, ma l’azzurro fa sempre più fatica fisica e al servizio contro il “gattone” (citazione nostra e omaggio a Mecir, n.d.r.) siberiano che sente come la preda sia facilmente agguantabile.

Un’ora di gioco: 7 a 5 per il già campione Slam, che segna 12 punti in più contro un Sinner che ha faticato a segnarne ogni singolo suo. Il secondo parziale dura poco più di mezz’ora: nonostante l’iniziale break di Medvedev e il controbreak di Sinner, il russo va in fuga sul 4 a1 e poi in controllo fino al 6-3 finale.

L’analisi: Medvedev vince facile se in versione “Djokovic 2.0”

Complice la suggestione dei filmati di raffronto con Nole che hanno imperversato sui social nel pre-match, la finale del Miami Open è stata quello che ci aspettavamo: un po’ Djokovic contro il suo doppio. Già perché come Daniil Medvedev ha dimostrato ampiamente in quella modalità è devastante. Rivedere la finale dello US Open 2021 (foto sotto) per credere: ha battuto Nole con e al suo gioco. Devastante magari un filino meno dell’originale, ma sempre estremamente efficace. In quella “storica” partita ha strappato in un sol colpo il sogno del Grande Slam e la prima posizione nella classifica mondiale, proprio all’amico sul circuito e un po’ maestro da seguire.

Finale US Open 2021 Djokovic Medvedev
Il russo Daniil Medvedev vince contro Novak Djokovic US Open Tennis Championships, Flushing Meadows, New York, USA, 12 September 2021. @Ansa – EPA/JUSTIN LANE

Non è una sorpresa che Medvedev in questa modalità “Djokovic 2.0” – innescata dall’inizio 2023 – sia stato fermato ad oggi solo da uno straripante Carlos Alcaraz. Lo spagnolo è del tutto atipico: una sorta di crasi tra Federer – per completezza di colpi, non tutti – e Nadal – per origine e atteggiamento. Il russo è ingiocabile se serve da par suo – e dalla sua considerevole altezza di 198 cm – con quei passanti in corsa da cineteca e quel suo essere in ogni parte del campo. Sempre quasi senza sforzo, in silenzio, come in passato accadeva a “gattone” Mecir (Miloslav tennista cecoslovacco, n.d.r.). Oggi, lunedì 3 aprile, Medvedev tornerà grazie ai quattro titoli vinti nell’anno appena iniziato (con in aggiunta la finale nel primo Mille del Sunshine double) al n.4 della classifica mondiale. Anche se quella che gli si apre davanti è la parte della stagione che ama meno: quella su terra e poi su erba. Vedremo se la modalità continua…

Cosa dire del Sinner in versione Miami

Miami fa bene a Sinner, almeno fino al mancato acuto finale, anche due anni dopo. La buona notizia nella sconfitta è che oggi Jannik eguaglia la sua miglior classifica: n.9. Cammino facile, a dire il vero al Miami Open, a meno della straordinaria semifinale contro quel “mostro per noi baby Hulk” di Alcaraz. L’azzurro qui davvero in versione “Djokovic 3.0” ha dato evidentemente più di quello che aveva, per contenere le continue iniziative di Carlitos. Che come un vampiro ha succhiato tutto il sangue e il servizio dell’italiano.

Medvedev ha messo il match alla sua velocità di crociera preferita. Scambi lunghi che hanno portato a 36 errori non forzati di Sinner. In una finale contro un giocatore che non hai mai battuto – anzi che non ci sei andato neppure vicino – sono tanti. Perché? Gioca il tuo gioco da dietro e lo fa meglio di te; serve meglio di te e tiene meglio di te in ogni zona del campo. Come detto: la versione 2.0 è ancora più stabile. Ancora troppo solida, ancora vincente.

Angela Oliva

Direttore Responsabile
Pugliese di nascita, muove le sue prime esperienze giornalistiche tra Palio, Sport e Cronaca bianca a Siena durante il periodo universitario divenendo pubblicista subito dopo la laurea con lode in Scienze della Comunicazione. Con il trasferimento a Roma inizia il praticantato che la porterà a diventare professionista nel 2008. Si è occupata di gambling, dipendenze, politica estera (ha una seconda laurea sempre con lode in Scienze internazionali e diplomatiche), ippica, economia. Ha collaborato con giornali, TV (Telenorba), l'agenzia di stampa nazionale Il Velino-AGVNews e con diverse realtà specializzate. Diverse le esperienze in agenzie come account ed advisor del settore bancario, di associazioni di categoria, di comunicazione pubblica, turismo, trasporti, cybersecurity, compliance & risk management, telecomunicazioni, 5G e di gaming.
In parallelo si è occupata di Comunicazione strategica e Marketing come manager in azienda - trasferendosi a Rimini - assumendo spesso anche la responsabilità delle Relazioni esterne. Ha approfondito, con due diversi master, anche i temi della Corporate Social Responsibilty e della Sostenibilità.

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