Mentre la guerra in Ucraina ha ormai superato i 13 mesi di combattimenti ininterrotti, in Russia si è verificato il 2 aprile un attentato in un caffè a San Pietroburgo in cui ha perso la vita Vladlen Tatarsky. Si tratta di un blogger nazionalista critico sul modo di condurre la guerra contro Kiev da parte di Mosca. Una donna gli avrebbe porto ‘in regalo’ una statuetta carica di esplosivo.

Sul piano politico e diplomatico si registra la telefonata del Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, al suo omologo, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Blinken ha chiesto il rilascio del giornalista statunitense di origine russa Evan Gershkovich, arrestato a Ekaterinburg nei giorni scorsi con l’accusa di spionaggio di segreti militari. “Su di lui deciderà un tribunale” ha replicato Lavrov.

Una foto pubblicata sui social poco prima dell’esplosione nel caffè di San Pietroburgo in cui Tatarsky teneva un meeting. Foto Twitter @KevinRothrock

Al ministro russo Blinken ha espresso “la nostra profonda preoccupazione per l’inaccettabile detenzione da parte della Russia di un giornalista americano“. Così lo stesso segretario di Stato ha scritto su Twitter riferendosi anche all’altro americano “ingiustamente detenuto“, Paul Whelan. Da parte Ucraina, invece, il presidente Volodymyr Zelensky ha protestato duramente contro l’ONU perché adesso a presiedere per un mese il Consiglio di Sicurezza è la volta della Russia. “Uno schiaffo in faccia“, “un colpo alle relazioni internazionali“, “una vergogna” le parole di Zelensky.

Chi era Tatarsky

La Russia, però, nel proseguire con immutata ferocia la guerra all’Ucraina sembra stia regolando certi conti al suo interno. A San Pietroburgo un’esplosione di oltre 200 grammi di tritolo ha devastato un bar caffè vicino all’Università provocando almeno un morto e 15 feriti. Stando all’agenzia di stampa russa, Ria Novosti, la vittima è il blogger Vladlen Tatarsky, il cui vero nome era Maxim Fomin.

Aveva più di 560mila follower su Telegram. Il locale in cui è avvenuta l’esplosione apparterrebbe a Yevgeny Prigozhin, soprannominato “lo chef di Putin“, il capo del gruppo di mercenari Wagner che sta combattendo in Ucraina. Secondo alcuni analisti l’attentato può configurarsi come parte di una resa dei conti attorno Prigozhin e ai suoi. Il blogger Tatarsky non aveva esitato a svelare sul Telegram fallimenti militari e verità nascoste da Mosca sulla reale situazione della guerra in Ucraina.

Vladlen Tatarsky. Foto Ansa/Telegram Vladlen Tatarsky

In un post al vetriolo, un anno fa, Tatarsky aveva denunciato inefficienze nella conduzione dei combattimenti da parte della Russia, mettendo il dito nella piaga. “Fino a quando non scopriremo il nome di questo genio militare che ha posizionato il battaglione tattico vicino al fiume, e lui non risponde pubblicamente di questo, non ci saranno riforme nell’esercito” aveva scritto. Con una lunga esperienza di guerra nel Donbass fra il 2014 e il 2015, al fianco dei separatisti del Donetsk, Tatarsky era diventato uno dei blogger militari filo-Mosca più seguiti. L’agenzia di stampa Tass di lui ha detto che dall’inizio della guerra in Ucrainaanalizzava quotidianamente il corso dell’operazione e dava consigli ai mobilitati“. Ma in realtà non lesinava critiche ai comandi per gli insuccessi sul terreno.

La fallimentare guerra della Russia

La realtà della guerra, vista dalla parte della Russia, è tuttora pesante. Non soltanto la presunta controffensiva di primavera che avrebbe potuto consentire la presa di Bakhmut appare molto faticosa. Adesso i russi – sostiene l’Ucraina – hanno abbandonato alcune posizioni nella regione di Donetsk. E mentre emerge un piano dell’Ucraina per riconquistare la Crimea che la Russia si è annessa nel 2014, l’intelligence inglese afferma che Mosca ha avuto fino a 200mila tra soldati morti e feriti nell’invasione dell’Ucraina. Una percentuale minore ma significativa di queste perdite è dovuta non ai combattimenti ma all’abuso di alcolici fra i militari invasori.