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Ex terroristi rossi, la Francia nega per sempre l’estradizione dei 10 arrestati

La Cassazione transalpina respinge il ricorso del procuratore di Parigi. I familiari delle vittime: "Vergogna, dicano la verità sugli anni di piombo"

I magistrati della Corte Suprema della Francia hanno confermato il rifiuto all’estradizione in Italia dei 10 ex terroristi degli anni di piombo arrestati oltralpe due anni fa.

La Corte di Cassazione – si legge nel dispositivo del 28 marzo sul ricorso contro il rifiuto di estradare – respinge i ricorsi presentati dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d’Appello“. E questo perché ritiene “che i motivi addotti dai giudici, che discendono dal loro apprezzamento sovrano, sono sufficienti“.

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Vecchie foto dei 10 ex terroristi che la Francia non rimanderà in Italia. In alto da sin.: Giorgio Pietrostefani, Marina Petrella, Luigi Bergamin, Enzo Calvitti e Maurizio Di Marzio. Seconda fila da sin.: Roberta Cappelli, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti e Raffaele Ventura. Foto Ansa.it

Il rifiuto di accogliere il ricorso era atteso. Si erano ridotte al lumicino le speranze di vedere estradati in Italia i 10 ex militanti di estrema sinistra italiani, quasi tutti ex brigatisti rossi. Tutti rifugiatisi in Francia da molti anni. Fra i 10 vi sono 8 uomini, tra cui Giorgio Pietrostefani, tra i fondatori di Lotta Continua, condannato quale uno dei mandanti dell’omicidio Calabresi, e 2 donne: le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli.

Il tribunale di Parigi aveva già negato, il 29 giugno dello scorso anno, l’estradizione chiesta dall’Italia. La presidente della Chambre de l’Instruction aveva motivato il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare degli imputati e con il diritto a un processo equo per loro. Si tratta di garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La Francia ha sempre protetto gli ex terroristi che lamentavano la presunta ingiustizia di processi subiti in contumacia in Italia sotto le leggi speciali antiterrorismo degli anni di piombo.

Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, il giorno dopo, il 30 giugno 2022, aveva però affermato che “quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia“. Era stato lo stesso Macron a rompere la cosiddetta dottrina Mitterrand nel 2021, decidendo di consegnare ai pm la lista dei 10 ex terroristi da estradare in Italia. Nel 2022 il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del Governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione.

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Adriano Sabbadin mostra una foto del padre Lino, ucciso dall’ex terrorista Cesare Battisti nel 1979. Foto Ansa/Andrea Merola

I familiari: Sabbadin

Qual è la mia reazione…? Sono dei disgraziati, perché non c’è giustizia così!“. Lo afferma Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel 1979 a Santa Maria di Sala (Venezia) dai terroristi dei Proletari Armati per il Comunismo di Cesare Battisti. “Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone“, conclude Sabbadin.

Di Cataldo

Sui terroristi “ormai sono passati più di 47 anni, la pena in sé mi interessa fino a un certo punto. Trovo anche giusto ciò che ha fatto la Cassazione francese. Bisogna ragionare nei termini di restituire un po’ di verità sulle vicende. La vera partita non è l’estradizione quanto misurare se queste 10 persone daranno un contributo per capire quanto è successo in quegli anni“. Così Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978.

Calabresi

Sulla mancata estradizione dei terroristi è intervenuto via Twitter il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi, ucciso nel 1972 da militanti di Lotta Continua. “Era un’illusione aspettarsi qualcosa di diverso. E, parere personale, vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso. Ma c’è un dettaglio fastidioso e ipocrita: la Cassazione scrive che i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (…) e quindi l’estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare’. Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà…“.

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Mario Calabresi. Foto Ansa/Matteo Corner

L’associazione vittime dei terroristi

Roberto Della Rocca, sopravvissuto a un attentato dei terroristi delle Br, afferma che “è una vergogna che non ha fondamento giuridico. Io e la mia associazione facciamo appello al ministro Nordio affinché la giustizia italiana intervenga. E chiedo alla Francia: se fosse successa la stessa cosa al contrario con le vittime del Bataclan?“. Della Rocca è presidente dell’Associazione nazionale vittime del terrorismo. Lavorava per Fincantieri nel 1980 quando fu ferito a Genova durante un attacco dei brigatisti.

Nordio agli ex terroristi: “Dite la verità

In un comunicato, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ricorda di avere “vissuto da pm in prima persona quegli anni drammatici. E oggi il mio primo commosso pensiero non può che essere rivolto a tutte le vittime di quella sanguinosa stagione e ai loro familiari“. “Faccio pertanto mie le parole di Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso 51 anni fa. Nella speranza che chi allora non esitò ad uccidere ora senta il bisogno di fare i conti con le proprie responsabilità e abbia il coraggio di contribuire alla verità“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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