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Venezia, 2.000 operai sfruttati ai cantieri navali

Sono immigrati bengalesi e dell'Europa dell'Est. Il presidente del Veneto, Luca Zaia: "Punire i datori di lavoro"

Un’inchiesta della procura della Repubblica di Venezia ha condotto la Guardia di finanza a scoprire quasi 2mila lavoratori irregolari nei cantieri navali della città lagunare. Si tratta per lo più di immigrati pesantemente sfruttati: bengalesi ed europei dei pesi dell’Est, retribuiti con paghe misere.

L’indagine, in collaborazione con l’Ispettorato del Lavoro, era mirata a far emergere l’esistenza di condotte di sfruttamento della manodopera nei cantieri. Purtroppo l’esito appare devastante: si parla di migliaia di persone spesso private dei più elementari diritti sanciti dai contratti collettivi di lavoro.

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Indagine della procura sullo sfruttamento degli operai ai cantieri navali di Venezia. Foto Ansa

Venezia, meno di 7 euro all’ora

La scoperta di un così alto numero di operai irregolari e sottopagati è il risultato dell’esame da parte dei finanzieri di un’ampia mole di documentazione. Che i berretti verdi hanno passato al setaccio dopo averla ritrovata nelle sedi di società di appalti, affidatarie dei lavori di carpenteria meccanica. Si tratta di documenti sull’impiego e la retribuzione di forza lavoro presso diversi cantieri navali, dislocati a Venezia ma anche nel resto d’Italia.

La Finanza ha acquisito, in particolare, elementi circostanziati sullo sfruttamento di 383 lavoratori. Secondo quanto riporta il quotidiano La Nuova Venezia, agli investigatori risulta che le persone fossero costrette ad accettare, per il loro stato di bisogno, condizioni di lavoro molto sfavorevoli. La paga oraria era inferiore ai 7 euro lordi.

Buste paga fittizie

Da parte di queste imprese appaltatrici vi era il sistematico ricorso al meccanismo della cosiddetta “paga globale“. Significa che datori di lavoro operanti ai cantieri di Venezia retribuivano il lavoratore a prescindere dalle previsioni del contratto collettivo nazionale di settore. Con una paga oraria forfettaria, parametrata esclusivamente alle ore lavorate. In sostanza, una sorta di brutale lavoro a cottimo, senza alcuno dei diritti sindacali acquisiti.

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Il governatore del Veneto, Luca Zaia. Foto Ansa

Da qui buste paga fittizie, contenenti voci artificiose. Fra le quali: anticipo stipendio, indennità buono pasto, bonus 80 euro, indennità di trasferta. Tutte mai erogate al lavoratore. L’obiettivo era invece quello di sottrarre gli scarsi emolumenti corrisposti agli operai alle ritenute fiscali, previdenziali e assistenziali. Gli inquirenti di Venezia hanno alla fine rilevato la posizione irregolare di 1.951 lavoratori. Dal punto di vista dell’erario, l’indagine della magistratura veneziana ha portato alla scoperta di flusso reddituale complessivo pari a 6 milioni di euro. Denari che sfuggivano completamente a imposizione e contribuzione fiscale.

Zaia e i cantieri di Venezia

A commentare le vicenda dei cantieri di Venezia è intervenuto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, per il quale è bene che “queste irregolarità emergano e chi ha sfruttato questi lavoratori sia sanzionato. Anche a tutela delle numerose aziende che operano rispettando fino in fondo la normativa“. “Lo sfruttamento va combattuto tanto quanto il lavoro irregolare che alimenta un sistema iniquo, andando a pesare sulle imprese e sulle persone oneste” ha detto Zaia. “In Veneto deve restare alta l’attenzione, continuando la sinergia fra istituzioni che permette di rendere puntuale il sistema dei controlli. Con particolare attenzione anche al sistema dei subappalti. È un ambito che ci sta molto a cuore per tutti i cantieri che abbiamo in Veneto e che si stanno attivando. È bene che si sappia che non c’è spazio per chi evade la legge e pesa sulle imprese sane“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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