La Francia sotto pressione per la riforma delle pensioni. Dopo la decisione del Governo di avvalersi dell’articolo 49.3 della Costituzione – che permette di evitare il dibattito parlamentare – è bagarre in Parlamento e nel paese.

Il testo di legge che innalza progressivamente, entro il 20230, l’età della pensione da 62 a 64 anni, è stato approvato all’Assemblea nazionale con l’imposizione del voto di fiducia da parte del Governo di Elisabeth Borne. E ora i partiti di opposizione stanno pensando di ricorrere alla mozione di sfiducia. Avranno il diritto di presentare formalmente mozioni di censura nell’arco delle prossime 24 ore.

Una persona davanti a un incendio dopo la manifestazione del 16 marzo nei pressi dell’Assemblea nazionale. Foto Ansa/Epa Mohammed Badra

Francia, manifestazioni da mesi

Contro la riforma delle pensioni la Francia si mobilita da mesi. Da gennaio sono scese in piazza decine di migliaia di persone nelle maggiori città di tutto il paese. E adesso per le opposizioni una seconda e più complicata possibilità è il ricorso al referendum di iniziativa condivisa: uno strumento che prevede una consultazione popolare ma il cui iter è tutt’altro che semplice. La decisione di Macron di far leva sulla possibilità costituzionale di evitare il dibattito all’Assemblea nazionale è arrivata dopo i forti dubbi sulla possibilità di una maggioranza certa che avallasse il testo.

All’ingresso della premier Elizabeth Borne all’Assemblea nazionale, il 16 marzo, i deputati dell’opposizione hanno intonato la Marsigliese in segno di protesta. E hanno esposto cartelli con la scritta “No ai 64 anni“. Borne ha poi annunciato il ricorso al voto di fiducia, ma è stata costretta a interrompersi più volte per le grida “dimissioni, dimissioni, dimissioni“, i fischi e il canto ininterrotto dell’inno francese. Duro il commento del leader socialista Oliver Faure che ha attaccato: “Quando un presidente non ha una maggioranza nel Paese, non ha una maggioranza all’Assemblea Nazionale, deve ritirare il suo progetto. L’Eliseo non è un parco per accogliere i capricci del presidente“.

Bandiere della Confederazione generale dei sindacati (CGT) mentre i manifestanti bloccano il traffico su un viale di Parigi per proteste contro la riforma delle pensioni. Foto Ansa/Epa Teresa Suarez

Le opposizioni unite contro Macron

Nelle prossime 24 ore, come detto, le opposizioni avranno il diritto di presentare mozioni di censura. Il voto sulle mozioni – che saranno ‘trasversali’ – è in programma per lunedì 20 marzo. Il Governo ha poche possibilità di essere sconfitto sulla fiducia, a meno che non votino contro anche parte dei deputati Républicains o centristi. La leader del Rassemblement National, Marine Le Pen ha chiesto le dimissioni della premier Elisabeth Borne e ha annunciato che presenterà una mozione di sfiducia contro il Governo, ma che è disposta a votare anche quelle della sinistra pur di raggiungere l’obiettivo.

Cortei sindacali e scontri in Francia

I sindacati hanno intanto annunciato nuove mobilitazioni. Una manifestazione con oltre 1.500 studenti si è svolta a Parigi ed è arrivata nei pressi del Parlamento, il 16 marzo. I manifestanti hanno intonato cori contro Emmanuel Macron e contro la riforma: “Ehi Manu, Manu, 49.3 o no, la tua riforma non la vogliamo” o “L’assemblea può votare, la strada lo ritirerà“. Alla manifestazione erano presenti i rappresentanti di diverse organizzazioni giovanili, sindacati studenteschi e organizzazioni politiche a cui si sono uniti i lavoratori (ferrovieri, raffinerie, ecc.). Non è mancata la tensione con la polizia. Le forze dell’ordine hanno effettuato una serie di cariche per spingere i manifestanti a manganellate e sgomberare Place de la Concorde. Sono almeno 200 le persone sottoposte a fermo. Parigi è inoltre alle prese con lo sciopero dei netturbini contro la riforma delle pensioni e la città è invasa da rifiuti non raccolti. Ormai da 10 giorni.