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Riforma del fisco: cambiano l’Irpef e l’Iva sui beni di prima necessità

Per le aziende si va verso la graduale eliminazione dell'Irap e la riduzione dell'Ires

Il fisco italiano cambia volto, per lo meno nelle intenzioni del Governo Meloni. Il Consiglio dei ministri ha approvato il 16 marzo un disegno di legge delega che farà da cornice alla riforma delle tasse targata Centrodestra.

E che promette di rivoluzionare il fisco mettendo le basi per la riduzione delle tasse in Italia. Fra le novità più significative, una nuova Irpef con tre aliquote. Ma anche l’azzeramento dell’Iva per i beni di prima necessità. Si prevedono inoltre sanzioni penali attenuate per i contribuenti che si sono trovati impossibilitati a pagare e per le imprese che ‘collaborano’ con l’Agenzia delle Entrate.

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Giorgia Meloni con Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Meloni: “Svolta epocale per il fisco

La premier Giorgia Meloni, parla di una “vera e propria svolta per l’Italia. È una riforma epocale, strutturale e organica” ha detto sui social. In sostanza, “una rivoluzione attesa da 50 anni con importanti novità a favore di cittadini, famiglie e imprese. Con il nuovo Fisco delineiamo una nuova idea di Italia, vicina alle esigenze dei contribuenti e attrattiva per le aziende“.

Via l’Irap e meno Ires

Le nuove regole – spiega il ministero dell’Economia – saranno operative entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge delega. Vanno nella direzione di semplificare e ridurre la pressione fiscale, favorire investimenti e assunzioni“. Per le aziende ci sarà una graduale eliminazione dell’Irap e una riduzione dell’attuale aliquota Ires per chi investe e/o assume. La riforma punta a instaurare un rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria nella logica di un dialogo. Così che prende forma il ‘Fisco amico‘.

Nel quale però opposizioni e i sindacati, che già evocano la piazza, vedono solo condoni e favori ai più ricchi. “Io mi sono rotto le scatole – dice senza giri di parole il segretario Cgil, Maurizio Landininon ci sto più che sono io che pago le tasse anche per quelli che non le pagano, quando le potrebbero pagare più di me“.

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Uno schema della riforma fiscale che la premier Meloni ha postato sui social. Foto Twitter @GiorgiaMeloni

Fisco, gli sconti e l’Irpef

Il provvedimento, spiega Enrica Piovan dell’Ansa, si suddivide in 5 parti e 20 articoli. Per renderlo operativo servirà l’approvazione del testo-cornice dal Parlamento e poi il varo dei decreti delegati. Questi dovranno contenere anche le opportune coperture finanziarie, a garantire le quali saranno garantite dalla revisione delle attuali 600 tax expenditures: sconti, agevolazioni, bonus che il Governo andrà a rivedere e ridimensionare.

La riforma parte dalla rivoluzione dell’Irpef, con la riduzione delle aliquote da 4 a 3. La flat tax per tutti resta comunque un obiettivo di legislatura. Per i lavoratori dipendenti arriva la flat tax incrementale. Per le imprese arriva la nuova Ires a due aliquote per far pagare di meno chi più assume ed investe; si punta poi al graduale superamento dell’Irap con priorità per le società di persone, gli studi associati e le società tra professionisti.

Le reazioni politiche

La maggioranza difende compatta la delega, con Forza Italia in prima linea, che rivendica la ricetta vincente di Berlusconi. “È il fischio di inizio. Poi dovranno seguire i decreti attuativi, è un lavoro che ha una prospettiva di legislatura“, sottolinea il presidente dei deputati azzurri Alessandro Cattaneo. Le opposizioni invece alzano le barricate. “È una baggianata dire che si abbassano le tasse a tutti“. Così “si favorisce chi sta meglio, chi ha redditi più alti vedrà maggior guadagno“, va all’attacco la la segretaria del PD Elly Schlein. “È una riforma recessiva“, rincara il leader M5S, Giuseppe Conte, pronto a scendere in piazza con i sindacati.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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