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La guerra sta piegando l’Ucraina? Biden e Sunak: “Più armi, deve vincere”

Si calcola che siano 120mila i soldati morti e feriti, l'umore dei militari al fronte sarebbe cupo e resistere a oltranza a Bakhmut non a tutti sembra saggio

Alla seconda Primavera di guerra in Ucraina si rafforza l’idea che la Cina possa fare da mediatrice di pace con la Russia. Il presidente cinese Xi Jinping sarà Mosca nei prossimi giorni per incontrare Putin e successivamente, per la prima volta dall’inizio del conflitto, parlerà, in videoconferenza, con Volodymyr Zelensky.

E ora non solo Putin ma anche il presidente dell’Ucraina si trova in una posizione non facile. Secondo un’inchiesta del quotidiano statunitense Washington Post, le forze armate di Kiev hanno subito ingenti perdite di uomini e armi dall’inizio della guerra. Solitamente si pone l’accento su quelle russe, ma non sono da meno quelle ucraine.

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Da sinistra, il primo ministro australiano Anthony Albanese, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, a a San Diego (Usa) il 13 marzo 2023. Foto Ansa/Epa Etienne Laurent

Biden e Sunak

Ed ecco che, adesso più di prima, gli Usa e il Regno Unito rivendicano il ruolo di “coordinatori degli sforzi internazionali” per incrementare gli aiuti militari all’Ucraina. Lo sottolinea una nota di Downing Street dando conto del faccia a faccia fra il premier Rishi Sunak e il presidente americano Joe Biden a margine del vertice Aukus di San Diego. Sunak rimarca “l’accelerazione” delle forniture di Londra, “inclusi tank e addestramento“. Mentre entrambi i leader evocano la necessità di “restare incrollabili nel sostegno all’Ucraina“, affinché Kiev “vinca la guerra e si assicuri una pace duratura” in cui Mosca “non la possa più minacciare nello stesso modo“.

Ucraina, esercito logorato

Sembra crescere, dunque, il clima guerrafondaio che arriva da Mosca ma anche dall’Occidente. Detto in altre parole: a meno di iniziative diplomatiche di pace particolarmente solide, il 2023 sarà un anno di guerra forse ancora peggiore del 2022. Secondo un’inchiesta del Washington Post, come detto, le forze ucraine hanno subito perdite significative di uomini e armi dall’inizio della guerra e i funzionari occidentali stanno mettendo in dubbio che resistere a Bakhmut sia una strategia saggia.

La qualità delle forze ucraine è stata degradata da un anno di perdite” scrive il Washington Post. “L’umore delle truppe in prima linea è cupo; alcuni funzionari ucraini mettono in dubbio la prontezza di Kiev nell’organizzare la controffensiva di primavera“. Il giornale riferisce inoltre che l’Ucraina potrebbe aver subito fino a 120mila soldati morti e feriti, rispetto ai 200mila russi. Ma il Governo di Zelensky tiene segreti i dati anche agli alleati occidentali.

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Un’immagine satellitare del 6 marzo 2023 a Bakhmut: ci sono edifici in fiamme e distrutti, un ponte ferroviario danneggiato. Foto Twitter @Maxar

L’ONU e l’accordo sul grano

Sulla guerra in Ucraina qualcosa si muove a livello delle nazioni Unite. Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres farà tutto il possibile per mantenere l’accordo sulle esportazioni di grano in corso: la cosiddetta Black Sea Grain Initiative. Lo ha affermato il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric.

L’ONU prende atto dell’annuncio fatto dalla Federazione Russa in merito a una proroga di 60 giorni dell’Iniziativa per i cereali del Mar Nero. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha confermato che farà tutto il possibile per preservare l’integrità dell’Iniziativa per i cereali del Mar Nero e garantire continuità“, ha dichiarato Dujarric. A conferma che comunque a oggi un cessate il fuoco in Ucraina non è realistico ci sono le dichiarazioni del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. “La Russia apprezza gli sforzi di alcuni paesi per portare il conflitto ucraino sui binari della pace, ma per ora è impossibile” ha detto, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa russa Ria Novosti. E questo perché “la Federazione russa deve raggiungere i suoi obiettivi“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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