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Braccio robotico, l’uomo del futuro potrà ‘aumentare’ il proprio corpo

Presentata negli Usa una ricerca all'avanguardia nel mondo del professor Micera di Pisa

Un braccio robotico come aiuto nelle attività quotidiane delle persone. È questo lo scenario che dalla fantascienza sta per entrare nel mondo del possibile. Lo dimostrano le ricerche scientifiche del professor Silvestro Micera, docente di Neurotecnologia al Politecnico Federale di Losanna (Epfl) in Svizzera e alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

In occasione dell’incontro annuale dell’Associazione Americana per l’Avanzamento delle Scienze (Aaas), negli Stati Uniti, il professore italiano ha presentato il suo progetto di braccio robotico. Silvestro Micera è noto per essere stato il primo, 10 anni fa, nel 2013, a ridare il senso del tatto a un uomo che aveva subito un’amputazione grazie a una mano bionica.

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Un esempio di braccio robotico. Foto Twitter @gdgcatania

Il terzo braccio indossabile

L’obiettivo delle ricerche del docente italiano è quello di affrontare le sfide sia tecniche che cognitive legate al braccio robotico. Sfide che comporterebbero la possibilità di controllare un terzo braccio indossabile, grazie a elettrodi che si dovrebbero impiantare nel sistema nervoso di individui sani. Quella tecnologia si basava sul fornire risposte sensoriali tramite elettrodi chirurgicamente inseriti nei principali nervi del braccio del paziente. La stessa tecnologia potrebbe essere presto utilizzata per ripristinare altre funzioni motorie e sensoriali in casi di lesione del midollo spinale e ictus.

Adesso, però, il ricercatore italiano inizia a esplorare anche la possibilità di ‘aumentare’ ed estendere il corpo umano. Grazie a tecnologie indossabili, come il braccio robotico, ed elettrodi che gli scienziati potrebbero inserire nel nostro apparato nervoso in maniera non invasiva. “La ricerca sul controllo a tre braccia potrebbe aiutarci a capire come si ottiene l’apprendimento nelle attività della vita quotidiana“, osserva Micera. “Ma questi dispositivi potrebbero essere utilizzati anche nella logistica, ad esempio per facilitare compiti complicati”.

La stimolazione del midollo

Le sfide non riguardano solo l’aspetto tecnologico, ma soprattutto quello cognitivo. Se non è semplice imparare a utilizzare un braccio robotico in sostituzione di un arto perso, molto più complesso sarebbe, per un soggetto sano, riuscire a controllare un braccio in più. Le ricerche del professor Micera riguardano anche il midollo spinale. Recentemente due donne di 31 e 47 anni hanno recuperato l’uso di un braccio, e parzialmente anche di una mano, rimasti paralizzati dopo un ictus, grazie alla stimolazione elettrica del midollo spinale. Si tratta dei primi due pazienti che sperimentano questa nuova possibilità terapeutica, dopo anni di studi svolti su modelli al computer e scimmie. Tra i coordinatori dello studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, anche due italiani: Marco Capogrosso ed Elvira Pirondini. Mentore dei due ricercatori è Silvestro Micera.

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Il professor Silvestro Micera della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Foto Twitter @_smicera

Si tratta di un esperimento molto interessante dal punto di vista delle potenzialità cliniche” ha dichiarato Micera all’Ansa. “Con questo studio si è passati dalle lesioni del midollo spinale ai danni al sistema nervoso centrale causati da un ictus, quindi dagli arti inferiori a quelli superiori. Ma la complessità del controllo richiesto in particolare per i movimenti della mano aggiunge un grado di difficoltà maggiore“. Il 75% delle persone colpite da ictus, infatti, riporta un deficit duraturo nel controllo motorio del braccio e della mano, che limita gravemente l’autonomia fisica e per il quale al momento non c’è cura. Nonostante l’ostacolo, però, i progressi ottenuti sono stati notevoli. “Una delle due pazienti ha recuperato quasi completamente, è riuscita anche a disegnare una mappa” hanno dichiarato Pirondini e Capogrosso. “I miglioramenti visti nella seconda paziente sono stati ancora più significativi perché era affetta da una paralisi pressoché totale“.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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