Il mondo non si è ancora lasciato alle spalle la pandemia di Covid che all’orizzonte torna la paura dell’influenza aviaria. L’Oms giudica preoccupante il salto che il virus H5N1 sta compiendo dal pollame ai mammiferi e teme che i contagi arrivino all’uomo.  

L’allarme sulle infezioni di aviaria è particolarmente forte in alcuni paesi del Sud America. L’Oms lancia tuttavia un’allerta planetaria. Argentina e Uruguay hanno già dichiarato l’emergenza sanitaria. Il mese scorso l’Ecuador ha riportato il primo caso in Sud America di aviaria su essere umano: una bambina di 9 anni che è stata in contatto con pollame da cortile.

Operatori del National Forestry and Wildlife Service (Serfor) del Perù esaminano un leone marino morto su una spiaggia peruviana, il 15 febbraio 2023. Foto Ansa/Epa Serfor Perú

“Non toccate animali morti”

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) esorta dunque alla vigilanza. E, pur precisando che al momento il rischio è basso, “dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento” avvertono le autorità dell’agenzia dell’ONU. Il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha raccomandato di “rafforzare la sorveglianza in ambienti in cui interagiscono esseri umani e animali d’allevamento o selvatici“. Si raccomanda inoltre “di non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati, ma di segnalarli alle autorità locali“.

Aviaria in America

Il Servizio nazionale per la sicurezza alimentare dell’Argentina ha dichiarato l’emergenza sanitaria sull’aviaria dopo aver rilevato la presenza del virus in un esemplare di uccello selvatico nella località di Pozuelos, nella provincia di Jujuy, al confine con la Bolivia. Le autorità hanno avvertito del caso rassicurando però la popolazione perché “sono state prese tutte le misure preventive necessarie“. Casi di aviaria erano già emersi nelle ultime settimane e il virus sembra abbia raggiunto l’Argentina dopo che funzionari sanitari lo avevano rilevato in precedenza in altri paesi. Ossia in Venezuela, Perù, Colombia, Ecuador, Cile, Bolivia e Uruguay e prima ancora in Canada, Stati Uniti, Messico e Centro America.

L’emergenza sanitaria per l’aviaria c’è anche in Uruguay ed è scattata dopo la morte di alcuni esemplari di cigni dal collo nero. Lo scrive il quotidiano El Pais di Montevideo. Anche in questo paese le autorità hanno detto che per il momento la popolazione non si deve allarmare perché l’influenza riguarda animali selvatici. Ma hanno chiesto di segnalare i sospetti su volatili da cortile o allevamenti. Il caso uruguaiano segue quello del Perù, dove sarebbero già morti a causa dell’aviaria 585 leoni marini e 55mila uccelli.

Uno stormo di oche delle nevi decolla dalla Middle Creek Wildlife Management Area vicino a Kleinfeltersville, Pennsylvania, Usa. Un nuovo ceppo del virus dell’influenza aviaria H5N1 si sta diffondendo attraverso stormi di oche delle nevi negli Stati Uniti. Foto Ansa/Epa Jim Lo Scalzo

I casi fra i mammiferi

Il virus sta contagiando i mammiferi anche in molti Stati degli Usa. L’aviaria si starebbe diffondendo fra volpi, orsi, delfini, uccelli selvatici e in almeno una fattoria di visoni. I lavoratori degli allevamenti e delle fattorie sono obbligati a indossare guanti e mascherine ed evitare di toccare gli animali.

L’aumento progressivo dei casi in America sta preoccupando l’Oms che ricorda come “da quando H5N1 è emerso per la prima volta nel 1996, abbiamo assistito solo a trasmissioni rare da, e tra, esseri umani“. Il virus si è diffuso ampiamente negli uccelli selvatici e nel pollame per 25 anni, ma la recente diffusione ai mammiferi desta preoccupazione. Dalla fine del 2021, l’Europa e l’America hanno dovuto subire un’epidemia di influenza aviaria che ha portato all’abbattimento di decine di milioni di esemplari di pollame domestico, molti con il ceppo H5N1 del virus. E nelle ultime settimane, ecco le segnalazioni di infezioni nei mammiferi tra cui visoni, lontre, volpi e leoni marini. Negli ultimi due decenni ci sono stati 868 casi confermati di H5N1 nell’uomo, con 457 morti, secondo l’Oms.