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Giro di vite sul superbonus edilizio, ora cambia tutto

Stop a sconto in fattura e cessione del credito per i nuovi interventi

Sui bonus edilizi, superbonus compreso, si volta completamente pagina dopo le nuove norme che il Consiglio dei ministri ha approvato. Dal Cdm del 16 febbraio via libera anche al decreto legge con ulteriori semplificazioni e una nuova governance per il PNRR.

Per i nuovi interventi col superbonus edilizio non sarà più possibile ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura. Inoltre si spegne sul nascere l’esperienza da poco avviata da alcuni enti pubblici di acquistare i crediti incagliati: non potranno più farlo.

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Stretta del Governo meloni su bonus e superbonus edilizi. Foto Ansa

La stretta sul superbonus

È arrivata dunque la maxi-stretta con cui il Governo Meloni interviene sul tormentato dossier del superbonus. L’obiettivo è duplice, spiega il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti: “Risolvere il nodo dei crediti“, arrivati ormai a 110 miliardi. E “mettere in sicurezza i conti pubblici“. Una mossa che però viene mal digerita dal settore, con le imprese che lanciano l’allarme: così, va all’attacco l’Ance, il Governo affossa famiglie e aziende.

La mossa del Governo, arrivata a sorpresa, è il decreto in materia di cessioni dei crediti di imposta relativi agli interventi fiscali. Due soli articoli, ma con misure d’impatto. Innanzitutto, lo stop totale a sconto in fattura e cessione del credito. D’ora in avanti per i nuovi interventi edilizi – non per quelli già avviati – resta solo la strada della detrazione d’imposta. Arriva anche il divieto per le pubbliche amministrazioni ad acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi. Un alt al fenomeno che aveva preso piede da poco, ma che aveva avuto un certo seguito.

Ma proprio questi acquisti, come ha evidenziato Eurostat, “avrebbero impatto diretto sul debito pubblico“, spiega Giorgetti. Il decreto affronta anche il nodo della responsabilità solidale dei cessionari. Che si esclude per chi è in possesso di tutta la documentazione relativa alle opere. Questo per “eliminare le incertezze” sul superbonus che hanno frenato tanti intermediari dall’assorbire questi crediti, spiega il ministro Giorgetti. L’intervento si è reso necessario “per bloccare gli effetti di una politica scellerata” che è finita per costare a 2mila euro a ciascun italiano.

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Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Crediti d’imposta: 110 miliardi di euro

Ora l’urgenza è “riattivare la possibilità per gli intermediari nell’acquisto di questi crediti” rimasti incagliati, sottolinea Giorgetti. E spiega che nel mirino non c’è il superbonus, ma la cessione dei crediti d’imposta. Una montagna da “110 miliardi“, che deve essere gestita. Di qui l’appello alle banche per un’azione di sistema per coprire questo “bucone“. E proprio al settore bancario, già prima del Cdm, Giorgetti avrebbe proposto alcune azioni. Un messaggio rassicurante è rivolto anche alle imprese edili: “Faremo tutto il possibile“, dice il ministro. Lunedì 20 febbraio è in calendario un incontro a Palazzo Chigi con le associazioni di categoria.

Superbonus, le paure delle imprese

Ma tutto il settore dell’edilizia accoglie con grande preoccupazione la decisione del Governo su i bonus e i superbonus. “Se il Governo bloccherà per sempre la cessione di nuovi crediti senza aver individuato una soluzione per sbloccare quelli in corso vorrà dire che si è deciso di affossare famiglie e imprese“, avverte la presidente dei costruttori Federica Brancaccio. Confedilizia si dice “perplessa” per l’eliminazione della cessione del credito. Ma resta in attesa fiduciosa: “Buttare il bambino con l’acqua sporca – avverte – non sarebbe la scelta più saggia“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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