Quattro giorni e 5 notti dopo il terremoto di magnitudo 7.8, seguito da una scossa di 7.5, che ha colpito la Turchia e la Siria, il bilancio delle vite umane perdute ha superato i 21mila morti. In Turchia le vittime sono almeno 18.342; in Siria, 3.377. Dalle viscere delle macerie continuano però a emergere i salvati: come un ragazzo di 17 anni sopravvissuto bevendo la sua urina.

I soccorritori locali, aiutati da squadre specializzate giunte da decine di paesi del mondo, continuano a salvare persone dalle macerie. Solo oltre 8mila gli estratti vivi dai quasi 3mila edifici crollati per il terremoto.

Adnan Muhammed Korkut, 17 anni, appena tratto in salvo dalle macerie il 10 febbraio, dopo 94 ore, a Gaziantep, una delle zone più devastate dal terremoto che la notte del 6 febbraio ha colpito il sud-est della Turchia e il nord della Siria. Foto Twitter @mataram38012751

Un giovane di 17 anni, Adnan Muhammed Korkut, è stato estratto vivo al mattino del 10 febbraio dai detriti di un edificio collassato nella città turca di Gaziantep, vicino all’epicentro del sisma. Il giovane è rimasto intrappolato per 94 ore. II ragazzo ha raccontato di aver dovuto bere la propria urina per placare la sete. “Sono stato in grado di sopravvivere in quel modo“, ha detto, secondo quanto riporta il quotidiano inglese The Guardian.

Dalle vaste zone terremotate arrivano via social media e tv anche altre immagini destinate a restare emblematiche di questa catastrofe. Come le fotografie scattate da fotografo turco Adem Altan per l’agenzia Afp, in cui si vede un uomo, Mesut Hancer, che tiene la mano della figlia Irmak, 15 anni, morta nel crollo di un edificio nella città turca di Kahramanmaras, vicino all’epicentro del sisma.

Il terremoto in Siria

Il Governo siriano ha intanto annunciato che le aree colpite dal terremoto sono “zona disastrata“. Si accelerano così le procedure interne e internazionali per l’invio e la gestione dei soccorsi umanitari. Le zone del nord del paese, colpite dal sisma, sono infatti in parte controllate dai ribelli che contrastano il regime autocratico centrale e contro i quali Damasco è in guerra da un decennio.

Da parte loro gli Usa hanno deciso di allentare le sanzioni alla Siria. In seguito alla catastrofe umanitaria causata dal terremoto scatta la sospensione temporanea di alcune sanzioni economiche al Governo di Damasco, incarnato dal contestato presidente Bashar al Assad, da molti, anche in Occidente, considerato un dittatore.

Mesut Hancer tiene la mano della figlia Irmak, 15 anni, morta a causa del terremoto a Kahramanmaras, in Turchia, vicino all’epicentro del sisma. Foto Afp/Adem Altan dal profilo Twitter @AdemAltan3

Da decenni gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni economiche, finanziarie e commerciali alla Siria, rafforzandole ulteriormente nel 2020. Adesso si apprende che le sanzioni statunitensi alla Siria “non ostacoleranno” il salvataggio di vite umane dopo il terremoto che ha colpito Siria e Turchia. Lo si legge nel documento allegato a una circolare del Dipartimento del Tesoro americano. Il Governo statunitense aveva già annunciato l’impegno per 85 milioni di dollari in aiuti umanitari destinati alle aree disastrate in Siria.

Il Pkk sospende le “operazioni

L’esenzione temporanea delle sanzioni è valida fino alla fine del prossimo luglio. E riguarda transazioni economiche per l’esclusivo uso umanitario relativo all’emergenza post-terremoto. Sul fronte opposto a quello del dittatore Assad e dello stesso Erdogan (che anche l’ex premier italiano Mario Draghi definì “dittatore“) c’è il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Un’organizzazione curda che la Turchia considera di “terroristi“.

Una foto scattata con un drone mostra la distruzione del terremoto a Kahramanmaras, in Turchia, il 10 febbraio 2023. Foto Ansa/Epa Abir Sultan

Il Pkk ha deciso di sospendere temporaneamente le sue “operazioni in Turchia dopo il terremoto. Lo ha annunciato un funzionario militare del gruppo. “Stop alle operazioni nelle città della Turchia. Abbiamo deciso di non condurre alcuna operazione finché lo Stato turco non ci attaccherà“, ha dichiarato Cemil Bayik, un alto funzionario del movimento, citato dall’agenzia di stampa Firat, vicina al Pkk.