Nuove allarmanti statistiche riportano l’attenzione sui cambiamenti del clima terrestre. Sarebbe stato il mese di gennaio 2023 il terzo più caldo di sempre in Europa, secondo Copernicus. Il servizio di osservazione dell’Unione europea lo colloca appena dietro il gennaio 2020 e il gennaio del 2007.

L’estensione del ghiaccio marino antartico, rileva ancora Copernicus l’8 febbraio, è stata del 31% al di sotto della media. Vale a dire che si colloca all’ultimo posto tra i valori più bassi di gennaio registrati dai satelliti: ben al di sotto del precedente record del gennaio 2017.

Il giorno di Capodanno, l’1 gennaio 2023, ha registrato temperature record in Europa. Foto Twitter @CopernicusECMWF

Il clima e il caldo anomalo

L’estensione del ghiaccio marino artico, invece, è stata ‘solo’ del 4% al di sotto della media, al terzo posto nella classifica dei dati satellitari di gennaio. Secondo Copernicus, a gennaio di quest’anno in gran parte dell’Europa le temperature dell’aria sono state superiori alla media stagionale del periodo invernale. Comprese le temperature che si sono registrate sui Balcani e in Europa orientale: in queste regioni del Vecchio Continente il giorno di Capodanno si è registrato un caldo record con pochi o nessun precedente.

Anche la regione delle Isole Svalbard, oltre il Circolo polare artico, in Norvegia, ha registrato rilevanti anomalie in termini di calore. Il che non è un buon segno perché i Poli, sia Nord che Sud, sono come delle sentinelle per quanto riguarda la misurazione della rapidità dei cambiamenti del clima.

Dalle Svalbard al Messico

Ma anche Stati Uniti, Canada, Messico e una fascia da sud-est a nord-ovest della Russia occidentale hanno registrato temperature superiori alla media. Gli scienziati hanno invece misurato temperature inferiori alla media in Australia, in Siberia, in Afghanistan, in Pakistan e nei paesi limitrofi. Tutti i settori dell’Oceano Meridionale sono stati caratterizzati da concentrazioni di ghiaccio marino inferiori alla media. Le concentrazioni di ghiaccio marino artico sono state particolarmente al di sotto della media nel Mare di Barents (nell’Oceano Artico) e nella regione delle Svalbard.

I mutamenti del clima in Italia

L’Italia non è certo estranea ai cambiamenti del clima. Nel 2022 gli eventi estremi sono aumentati del 55% nel nostro Paese, secondo l’osservatorio Città Clima di Legambiente. In tutto sono stati 310. Sono 29 le persone che hanno perso la vita. Siccità, grandinate, trombe d’aria e alluvioni sono stati gli eventi estremi che sono aumentati maggiormente.

In aumento in tutta Italia gli eventi climatici estremi, come trombe d’aria, alluvioni e siccità. Foto Twitter @sbonaccini

È complessivamente il Nord del nostro Paese l’area più colpita dai cambiamenti del clima. Lombardia, Lazio e Sicilia le regioni più ferite, mentre per quanto riguarda le Province la più coinvolta è stata quella di Roma, seguita da quelle di Salerno e Trapani. Nello specifico si sono verificati 104 casi di allagamenti e alluvioni da piogge intense, 81 casi di danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 29 da grandinate. Ma anche 28 da siccità prolungata, 18 da mareggiate, 14 eventi con l’interessamento di infrastrutture, 13 esondazioni fluviali, 11 casi di frane causate da piogge intense. E 8 casi di temperature estreme in città con 4 eventi di impatto sul patrimonio storico.

Nel 2022 sono aumentati, rispetto all’anno precedente, i danni da siccità, che passano da 6 nel 2021 a 28 nel 2022 (+367%). Così come sono numericamente cresciuti quelli provocati da grandinate: da 14 nel 2021 a 29 nel 2022 (+107%). Non mancano danni da trombe d’aria e raffiche di vento, che passano da 46 nel 2021 a 81 nel 2022 (+76%). Allagamenti e alluvioni, da 88 nel 2021 a 104 nel 2022 (+19%).