Perché l’isolamento della Russia aumenta i rischi di un conflitto globale?
L'approccio atlantista rischia di creare nel medio termine conseguenze devastanti.
La pace in Europa appare sempre più lontana. E con la decisione della Germania sull’invio a Kiev dei carri armati Leopard, il vecchio continente compie un ulteriore passo nei riguardi della Russia verso la linea UK-USA. Che sono ad oggi i principali rifornitori di armamenti della difesa ucraina, dove a fine febbraio la guerra entrerà nel suo secondo anno.
Ma se da una parte l’atto di forza di Putin, ha reso la Russia colpevole al livello internazionale di aver assalito un popolo inerme. E ne giustifica dunque il suo progressivo isolamento politico ed economico portato avanti da un Occidente compatto.
Dall’altra dopo tutto questo tempo è anche giusto interrogarci e chiedersi, cosa stiamo facendo per coltivare la pace? A quali conseguenze ci sta portando lo scontro “frontale” con la Russia? E se l’Europa, senza le pressioni USA, forse potrebbe agire diversamente?
L’isolamento della Russia in Europa: la nuova rincorsa agli armamenti
Se è vero che gli ucraini sono stati attaccati per primi e bisogna dunque aiutarli nel loro sacrosanto diritto di difendersi dall’oppressore. Dal punto di vista politico però se l’Occidente sposa in toto l’offensiva militare di Kiev, chi lavora per la pace? Chi spinge per una de–escalation? Il vuoto politico in questa direzione oggi è palpabile. Gli equilibri in gioco sono quelli del continente europeo, ma l’Europa appare come la grande assente. Ripiegata in una linea atlantista, e senza una propria che sia in grado di mediare tra i vari interessi in gioco. Tra cui i diritti del popolo ucraino, la salvaguardia del diritto internazionale, e la gestione della guerra “latente” fra Russia e USA. Che poi è la vera protagonista.
L’Ucraina è difatti purtroppo solo lo sfortunato territorio di uno scontro tra titani che nasconde ben altre finalità. Come la revisione dell’attuale ordine mondiale, che prefigura: il monopolio del dollaro al livello finanziario, l’influenza USA in Europa e nel mondo, l’esportazione della democrazia neo-liberale come principale modello di sviluppo. L’allontanamento della Russia dall’Occidente non è una buona notizia per nessuno, e sta producendo difatti automaticamente delle ripercussioni al livello globale. Non è un caso se il mondo sta già incamminandosi verso una nuova corsa agli armamenti. Il prolungamento del conflitto e l’esacerbazione dei rapporti tra l’Occidente e la Russia, lasciano chiaramente presagire ad un ritorno del mondo fortemente polarizzato, con due ordini mondiali distinti che progressivamente arriveranno allo scontro.
Creare un’alternativa all’approccio atlantista: il possibile ruolo dell’Europa
Se si comprende questo appare chiaro che il nocciolo della questione non è più: essere amico della Russia o essere solidali con gli ucraini. Come viene portato avanti molto spesso al livello mediatico. Questa lettura politica della realtà è alquanto superficiale e riduttiva. E per di più non fa altro che allontanare il mondo dalla pace. Il vero fulcro della questione è piuttosto: come tutelare l’ordine mondiale attuale evitando una Terza Guerra Mondiale? Dove le battute d’arresto della globalizzazione e l’allargamento in Europa e nel mondo dell’influenza cinese e russa, mettono in discussione oggi la centralità del dominio USA. Non a caso l’approccio atlantista mira alla demonizzazione mediatica dell’avversario e al suo deterioramento geopolitico, per indebolire da una parte l’alleato strategico di Pechino e dell’altra lanciare un chiaro segnale di forza al mondo. Ma rischia di creare delle conseguenze di medio-termine devastanti.
Se l’Europa dovesse sganciarsi dalla Russia, si accentuerebbe la frattura fra i due principali blocchi geopolitici. Quello orientale, capeggiato da Cina e Russia, e quello occidentale capeggiato dall’Europa e dagli USA. Rispettivamente il cosiddetto Whasington consensus ed il Beijing consensus. Dove l’allargamento del BRIICS in risposta al WTO rappresenta solo l’inizio, dello scontro tra civiltà e sistemi politici che potrebbe realizzarsi da qui a pochi decenni. Generando un clima da Guerra Fredda, dove la rincorsa agli armamenti metterebbe a serio rischio la pace globale. Distaccarsi dall’approccio atlantista perciò appare necessario nonché lungimirante, per offrire al presidente Putin e al mondo una concreta via d’uscita. Che abbia a cuore i diritti degli ucraini e gli obbiettivi di Zelensky, ma allo stesso tempo gli equilibri geopolitici di domani. Dove un ordine mondiale “pacifico” senza l’adesione del Cremlino non è possibile. Se l’Europa continua a rimanere attaccata alle logiche della Guerra Fredda, a pagarne le conseguenze non saranno solo i russi.