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Biden, schiaffo all’Ucraina: “Non vi manderemo i caccia F16”

La Francia resta possibilista, la Germania non vuole sentirne parlare. E la Cina attacca: "Smettete di inviare armi a Kiev"

Doccia gelida su Volodymyr Zelensky: gli Stati Uniti per ora non manderanno in Ucraina alcun caccia bombardiere F16. 

Lo ha detto il presidente Joe Biden ai giornalisti al seguito. “No“, ha risposto il Commander-in-Chief a chi gli chiedeva se fosse favorevole all’invio di jet alle forze di Kiev che li stanno chiedendo in maniera sempre più insistente in questi giorni. Biden ha annunciato poi un suo prossimo viaggio in Polonia senza specificare se andrà in occasione dell’anniversario della guerra in Ucraina.

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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Foto Ansa/Epa Michael Reynolds

L’Ucraina e gli F16

E dopo i tank, ad aprire uno spiraglio sui caccia che l’Ucraina chiede a gran voce è stato invece il presidente francese Emmanuel Macron. “Nulla è escluso in linea di principio“, ha detto il capo dell’Eliseo, dando speranza alle nuove richieste del governo di Kiev, che oltre ai jet vuole altri missili e anche sommergibili tedeschi, secondo il viceministro degli Esteri, Andriy Melnyk.

Francia e Germania

Sull’invio dei caccia F16 all’Ucraina se non dagli Usa da qualche altro paese dell’Alleanza atlantica, il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha precisato che una decisione ci sarà soltanto in “pieno coordinamento” con la NATO. La Germania però ha già posto un veto ma per Berlino non se ne parla, almeno per ora. “È il momento sbagliato” per discuterne, ha detto la portavoce del governo tedesco Christiane Hoffmann, ribadendo le parole del cancelliere Olaf Scholz.

Dal canto suo Emmanuel Macron ha invece sottolineato che ci sono dei “criteri” da rispettare prima di ogni decisione. Ovvero che occorre una “richiesta formulata” ufficialmente dall’Ucraina. E, soprattutto, che “non vi sia un’escalation” della guerra e che “non si tocchi il suolo russo“. Infine, ha affermato ancora il presidente francese, che “non si arrivi ad indebolire la capacità dell’esercito francese“.

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Emmanuel Macron (a sinistra) col cancelliere tedesco Olaf Scholz a Parigi il 22 gennaio 2023. Foto Ansa/Epa Christophe Petit Tesson

Cosa fa l’Italia

Nel nostro Paese, invece, si fa sempre più concreta la fornitura all’Ucraina dei sistemi di difesa antiaerea Samp/T. “È probabile che li invieremo” ha affermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sottolineando che prima di qualsiasi mossa “il ministro della Difesa Crosetto informerà il Parlamento“.

Un sostegno, quello italiano, che si concretizzerà proprio con il contributo della Francia, mentre da Parigi è arrivata la conferma di un accordo con Roma per la fabbricazione di altri 700 missili antiaerei Aster. Ufficialmente non per mandarli a Kiev bensì per aggiornare le difese aeree dei due Paesi. Le parole di Macron comunque dimostrano che tra i partner occidentali il dibattito sui caccia all’Ucraina è aperto, dopo che finora c’erano state solo porte chiuse per Kiev in una questione ancor più spinosa di quella dei tank, che già hanno provocato le ire di Mosca e dei suoi alleati.

La Cina e l’Ucraina

Ma l’Occidente non può pensare di muoversi sullo scacchiere globale senza tener conto della superpotenza emergente del XXI secolo: la Cina. A entrare a gamba tesa nella discussione europea sulle armi all’Ucraina è stata proprio Pechino, in queste ore. Dopo aver chiesto alla NATO di mettere da parte la sua “mentalità da Guerra Fredda“, ha attaccato gli Stati Uniti. “Dovrebbero smettere di inviare armi e raccogliere i frutti della guerra“, ha ammonito la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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