Nel Giorno della Memoria della Shoah, a Gerusalemme almeno 7 persone sono state uccise in una sparatoria avvenuta nel quartiere di Neve Yaakov, vicino a una sinagoga. Le vittime sono state assassinate mentre uscivano da una funzione religiosa.

L’attacco, avvenuto nel tardo pomeriggio, ha provocato anche diversi feriti, almeno 10, alcuni dei quali in modo grave. A sparare sarebbe stato un unico attentatore, che le forze di sicurezza avrebbero ucciso.

L’auto usata dall’attentatore che a Gerusalemme ha ucciso almeno 7 persone in una sinagoga nel quartiere di Neve Yaakov. Foto Twitter @nexta_tv

Gerusalemme, la dinamica dei fatti

L’autore dell’attentato sarebbe un palestinese della parte est della città. Lo ha detto il capo della polizia di Gerusalemme secondo cui l’uomo ha sparato davanti alla sinagoga del quartiere di Neve Yaaco e poi è scappato a bordo di una vettura verso una zona vicina a prevalenza araba. Gli agenti delle forze di sicurezza lo hanno tuttavia raggiunto. L’uomo avrebbe sparato ai poliziotti prima di essere freddato.

Le testimonianze

Nella città santa è scattata la caccia ad altri eventuali uomini armati, possibili fiancheggiatori. Il primo ministro Benjamin Netanyahu sta ricevendo aggiornamenti continui sulla situazione. Secondo il Jerusalem Post fra le vittime c’è una donna di 40 anni. “Abbiamo visto una donna e 4 uomini sdraiati sulla strada. Hanno riportato ferite da arma da fuoco e non avevano segni di vita e abbiamo dovuto confermare immediatamente la loro morte“, ha detto il paramedico dell’MDA Fadi Dekidekm, riporta il Post. “Altri tre feriti, tra cui una donna di 70 anni in condizioni critiche, sono stati portati all’ospedale Hadassah di Mount Scopus.” Sempre stando al quotidiano israeliano, altri feriti includono un ragazzo di 20 anni in gravi condizioni e un adolescente di 14 anni in condizioni meno gravi. Si sa poi di un uomo di 30 anni in condizioni critiche e di una donna di 60 anni in condizioni moderate.

Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha dichiarato: “Il mio cuore si spezza in questi tempi difficili. Mando le mie condoglianze alle famiglie che hanno perso i loro cari e una pronta guarigione ai feriti. Non si deve permettere al terrorismo di alzare la testa da nessuna parte. Queste minacce devono essere affrontato con severità“.

Soccorritori e forze di polizia accanto al cadavere di una delle vittime dell’attacco a Gerusalemme del 27 gennaio. Foto Twitter @LTCPeterLerner

La tensione fra israeliani e palestinesi

L’attentato di Gerusalemme si è verificato nel pieno di una spirale di tensione che sembra crescere di giorno in giorno sia in Cisgiordania che tra Israele e la Striscia di Gaza. L’attacco segue infatti il raid dell’esercito di Israele del giorno prima, 26 gennaio. Almeno 9 palestinesi sono rimasti uccisi e molti altri feriti in un nel corso del blitz che le forze armate di Tel Aviv hanno compiuto al campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Si tratta di uno degli scontri più sanguinosi degli ultimi mesi tra forze di Israele e palestinesi.

La risposta della resistenza a quanto accaduto nel campo di Jenin non tarderà ad arrivare“, aveva affermato un alto funzionario di Hamas. “Un massacro nel silenzio internazionale” era stata invece la denuncia del portavoce dell’Anp, l’Autorità nazionale palestinese. Gli Stati Uniti condannano invece l’ “orribile” attacco terroristico a Gerusalemme est, del 27 gennaio. Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano, Vedant Patel, precisando che per il momento non sono previsti cambiamenti nel viaggio del segretario di Stato, Antony Blinken, in Israele.