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Germania, che succede? Perché il Paese guida dell’UE è in tilt

Con la guerra in Ucraina ha dovuto sterzare sulla politica energetica e militare, mentre cresce il radicalismo dei giovani ambientalisti

Il dopo Merkel assomiglia in Germania a un lungo inverno che non passa. Di una nuova primavera di stabilità interna e di larga influenza a livello europeo non c’è traccia evidente.

Lo dimostra il tormentato anno 2022, in cui il Governo dell’inedita alleanza Spd-Verdi-Liberali, guidato dal cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz (già vice premier con Angelka Merkel) ha impattato contro le conseguenze della guerra in Ucraina. E contro quelle del nuovo ambientalismo radicale dei ventenni che sembra mettere in difficoltà persino i Grünen: nessun compromesso sulla salvezza della Terra e sulla lotta al cambiamento climatico.

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La polizia fronteggia gli attivisti sul terreno di Luetzerath, nel Nord Reno Vestfalia, dove la Rwe scava a cielo aperto una miniera di lignite. Foto Twitter @JoanieLemercier

Germania, via la ministra della Difesa

Situazione mai vista e difficile da gestire per tutti quella della guerra in Ucraina. Il conflitto che la Russia di Putin ha scatenato invadendo il vicino – quasi un anno fa, il 24 febbraio – ha messo gli europei di fronte a scelte gravi. E la Germania, che aveva bisogno di una tranquilla transizione a un futuro rassicurante, dopo il tramonto di un quindicennio di potere merkeliano, è andata in tilt.

Di oggi 16 gennaio l’ufficializzazione delle dimissioni della ministra della Difesa, la socialdemocratica Christine Lambrecht, 57 anni, nel mirino di severe critiche anche a Capodanno. In un video di auguri ai tedeschi argomentava contenta sul 2022 – l’anno nero della guerra in Ucraina – dicendosi soddisfatta di aver conosciuto gente “fantastica“. Il tutto sullo sfondo di una Berlino scoppiettante di fuochi d’artificio. Uno spot da molti giudicato di basso profilo, emblematico delle difficoltà della ministra a gestire il suo ruolo politico e istituzionale.

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La ministra della Difesa, Christine Lambrecht, 57 anni, si è dimessa. Foto Twitter @sentdefender

Il rapporto con Ucraina e Russia

Ma è stata solo l’ultima goccia che in Germania ha fatto traboccare il vaso di una gestione a tratti poco professionale del ministero della Difesa. Così importante per il paese locomotiva d’Europa, che ha faticato a staccarsi da una certa, tradizionale, ‘amicizia‘ con la Russia putiniana per spostare l’asse della sua politica, anche militare, a favore dell’Ucraina.

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Due poliziotti sollevano di peso Greta Thunberg che si rifiutava di sgomberare dalla zona della miniera di Luetzerath, nel nord ovest della Germania. Foto Bild / Twitter @PasqPugliese

E non è un caso se oggi in Germania Angela Merkel non è più vista con quel favore di cui ha goduto nell’opinione pubblica tedesca fino a quando si è ritirata, prima della guerra in Ucraina. Uno spartiacque che ha indotto molti cittadini a riflettere sulla dipendenza dalle fonti energetiche russe che Mutti (‘mamma’, soprannome di Merkel) ha lasciato ai suoi successori.

Miniere di carbone in Germania

Ora, per il dopo Lambrecht alla guida del ministero della Difesa si fa il nome dell’attuale ministro del Lavoro, Hubertus Heil, e del capo della commissione per le forze armate del Bundestag, Eva Hoegl. Ma un altro fonte si è già aperto. Quello delle miniere di carbone che il Governo di Socialdemocratici, Verdi e Liberali vuole rimettere in funzione per far fronte alle carenze energetiche dovute alla guerra in Ucraina.

L’arresto di Greta Thunberg

Il 15 gennaio la polizia ha portato via con la forza persino l’attivista svedese Greta Thunberg. La giovane fondatrice del movimento internazionale dei Fridays for Future, i giovani che ‘scioperano’ contro il cambiamento climatico e che si sono imposti all’attenzione dei governi occidentali, si trovava a Lützerath, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, dove da anni si radunano migliaia di attivisti per il clima per protestare contro lo sgombero del paesino, al fine di far posto a una miniera di carbone. E dove da alcuni giorni erano in più di 30mila a presidiare l’area in cui il colosso energetico tedesco, la Rwe, sta scavando a cielo aperto la miniera di lignite Garzweiler II.

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Il vicecancelliere e ministro dell’Economia, Robert Habeck. È anche presidente dei Verdi tedeschi

Thunberg si sarebbe seduta sul bordo di un muro che dà sulla miniera, provocando la preoccupazione degli agenti, che le hanno intimato di allontanarsi per la sua stessa sicurezza. Poiché la leader del movimento Fridays for Future non ha seguito l’indicazione, i poliziotti l’hanno trascinata via per un breve tratto. Inutile dire che le immagini e i video sui social che mostrano Greta in Germania sollevata di peso da due poliziotti hanno fatto il giro del mondo.

E ora portano acqua al mulino della causa ambientalista di una generazione radicale che, soprattutto in Germania – come si è visto con gli attivisti di Letzte Generation (Ultima Generazione) – non vuole fare sconti a nessuno. Neppure al capo dei Verdi tedeschi, vicecancelliere e ministro dell’Economia, Robert Habeck, così come alla leader verde e ministra degli Esteri, Annalena Baerbock. Il governo Scholz è avvisato.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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