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Indonesia, vietato per legge il sesso fuori dal matrimonio

Le coppie non sposate non possono vivere insieme e l'adulterio è punito con un anno di carcere, anche per gli stranieri

Il Parlamento dell’Indonesia ha vietato per legge il sesso fuori dal matrimonio.

Le autorità puniranno con il carcere i trasgressori, compresi i turisti stranieri.

La riforma del codice penale dell'Indonesia sta suscitando proteste nella capitale Giacarta
Manifestazioni contro la nuova legge penale sui rapporti sessuali extramatrimoniali in Indonesia. Foto Ansa/Epa Alberto Irham

Il nuovo codice penale sostituirà quello attualmente in vigore in Indonesia dopo l’indipendenza dai Paesi Bassi, in vigore dal 1946, e si applicherà sia alle persone indonesiane che a quelle straniere. Comprende varie leggi di presunta natura morale, sottolinea ilpost.it, tra cui quella che vieta alle coppie non sposate di fare sesso e di vivere insieme, e quella che punisce l’adulterio, per cui si rischia un anno di carcere. Contiene inoltre una serie di articoli sulla diffamazione, che vietano per esempio di esprimere opinioni contrarie al pensiero su cui si fonda lo stato indonesiano e di insultare il presidente della repubblica, un reato per cui si rischiano fino a 3 anni di galera.

La metamorfosi dell’Indonesia

Il nuovo codice entrerà in vigore fra 3 anni, ma lo si considera solo l’ultimo fra i provvedimenti che secondo i critici stanno progressivamente erodendo le libertà nel paese. L’Indonesia ha più di 275 milioni di abitanti ed è il più importante paese a maggioranza islamica del mondo. In passato osservatori e analisti lo consideravano uno fra i paesi musulmani più tolleranti, ma negli ultimi anni i suo goveranti hanno introdotto leggi sempre più repressive e discriminatorie, soprattutto nei confronti della comunità omosessuale e transgender.

Un paese molto articolato

L’Indonesia è un paese che si caratterizza per la presenza di migliaia di isole vulcaniche. È patria di centinaia di gruppi etnici che parlano una varietà di lingue diverse. E purtroppo è anche spesso sede di violenti terremoti e tsunami. L’ultimo in ordine di tempo si è verificato proprio oggi 6 dicembre. Un sisma di magnitudo 6.2 ha infatti colpito le isole di Bali e di Giava. Lo rende noto l’istituto di geofisica della capitale dell’Indonesia, Giacarta, spiegando che l’epicentro era a una profondità di 10 chilometri a sud-est della provincia di Giava.

Giacarta, Indonesia. Perry Warjiyo, governatore della banca centrale, ha dichiarato che la crescita economica annuale dell'Indonesia potrebbe rallentare al 4,3% nel 2023
Un’immagine di Giacarta, capitale dell’Indonesia. Foto Ansa/Epa Adi Weda

Un altro recente e gravissimo terremoto risale allo scorso 21 novembre. In quell’occasione sono stati centinaia i morti e e feriti. Si è trattato di un sisma di magnitudo 5.6 con epicentro nella regione di Cianjur, nella provincia di Giava occidentale, a una profondità di 10 chilometri. Il sisma si era avvertito in maniera molto forte nell’area della capitale dell’Indonesia, Giacarta, dove ci sono molti grattacieli. I vigili del fuoco avevano fatto evacuare alcuni edifici e molte persone erano scese in strada per la paura.

I terremoti in Indonesia

I geologi spiegano il fenomeno dei frequenti terremoti in Indonesia a causa della posizione del paese sul cosiddetto “anello di fuoco“. Ossia un arco di vulcani e linee di faglia nel bacino del Pacifico. Nello scorso mese di febbraio un terremoto di magnitudo 6,2 ha provocato almeno 25 morti e 460 feriti nell’isola di Sumatra. A gennaio del 2021 un terremoto di magnitudo 6,2 provocò oltre 100 morti e quasi 6.500 feriti nella parte occidentale dell’isola di Sulawesi. Quasi vent’anni fa, nel 2004, il terremoto e lo tsunami che ne seguì nell’Oceano Indiano causarono quasi 230mila morti in una decina di paesi. La maggior parte delle vittime si registrò tuttavia in Indonesia.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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