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Salvare la pace dalla guerra blasfema, il sogno di Francesco

S'intitola "Un'enciclica sulla pace in Ucraina" la raccolta degli interventi del pontefice sul conflitto che sta cambiando la storia dell'Europa

Lavorare, tutti, per la pace; non assuefarsi alla guerra. Papa Francesco non cessa un attimo di chiedere la fine del conflitto in Europa.

E il Vaticano dà alle stampe il volume Un’enciclica sulla pace in Ucraina, raccolta di alcuni interventi del Pontefice sul tema, dopo il libro dello scorso aprile Contro la guerra – il coraggio di costruire la pace.

Papa Francesco ad Asti il 20 novembre 2022 durante la sua visita nei luoghi di origine della sua famiglia
Papa Francesco nella cattedrale di Asti il 20 novembre 2022. Foto Ansa/Epa/Vatican Media

Il paragone con l’Innominato

Gli uomini riprendano a trattare in ogni sede per salvare la pace, scrive il Pontefice nella prefazione al nuovo volume, anticipata dal Corriere della Sera il 5 dicembre. “Tutti noi, in qualsiasi ruolo, abbiamo il dovere di essere uomini di pace. Nessuno escluso! Nessuno è legittimato a guardare da un’altra parte” afferma Francesco. “In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti ‘innominati’, responsabili senza nome e senza volto“.

Negoziati per la pace

Per illustrare meglio come sia possibile arrivare alla pace in Ucraina, Papa Bergoglio cita il suo predecessore Pio XII, la cui mancata condanna esplicita dello sterminio degli ebrei divide ancora gli animi. “Alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale – scrive Francesco – il servo di Dio Pio XII ricordò al mondo che nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo“.

Anastasia Ohrimenko, 26 anni (sx), piange ai funerali di suo marito Yury Styglyuk, un soldato ucraino morto in combattimento il 24 agosto a Maryinka, Donetsk. Le esequie sono state celebrate a Bucha il 31 agosto 2022.
Anastasia Ohrimenko, 26 anni (sx), piange ai funerali di suo marito Yury Styglyuk, un militare ucraino morto in combattimento il 24 agosto a Maryinka, Donetsk. Foto Ap/Emilio Morenatti. Da Twitter @EmilioMorenatti

“La guerra è blasfema”

Se dunque per raggiungere la pace occorre parlarsi fra nemici, rispettarsi e cercare un’intesa è anche perché la guerra non si può mai giustificare, per il Papa. “Dopo gli anni drammatici della pandemia, quando, non senza grandi difficoltà e molte tragedie, stavamo finalmente uscendo dalla sua fase più acuta, perché è arrivato l’orrore di questo conflitto insensato e blasfemo, come lo è ogni guerra?” scrive ancora Francesco. “Possiamo parlare con sicurezza di una guerra giusta? Possiamo parlare con sicurezza di una guerra santa?“, si chiede il Pontefice. “Gli orrori della guerra, di ogni guerra, offendono il nome santissimo di Dio“, prosegue. “E lo offendono ancora di più se il suo nome viene abusato per giustificare tale indicibile scempio.”

La terza guerra mondiale

Mentre continuiamo a pregare insistentemente per la pace in Ucraina (…) non dobbiamo abituarci a questa come a nessun’altra guerra. Non dobbiamo permettere che il nostro cuore e la nostra mente si anestetizzino” sono ancora le parole di Francesco. “Non dobbiamo, per nessuna ragione al mondo, assuefarci davanti a tutto ciò. Quasi dando per scontata questa terza guerra mondiale a pezzi che è drammaticamente diventata, sotto i nostri occhi, una terza guerra mondiale totale“.

Una foto fra i detriti di una casa bombardata a Kluhyno-Bashkyrivka vicino a Chuhuiv, regione di Kharkiv, Ucraina, il 2 dicembre 2022
Una fotografia tra le macerie di un edificio distrutto durante i bombardamenti notturni a Kluhyno-Bashkyrivka vicino a Chuhuiv, regione di Kharkiv, Ucraina, il 2 dicembre 2022. Foto Ansa/Epa Sergiy Kozlov

La pace non mette tutti sullo stesso piano

Il nuovo libro di papa Francesco sulla pace arriva a pochi giorni dall’intervista che il Pontefice ha concesso alla rivista America, dei gesuiti statunitensi, che ha fatto discutere. E, soprattutto, ha determinato reazioni stizzite del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. Papa Francesco, infatti, pur senza nominare Vladimir Putin, non ha nascosto una posizione chiara e netta a favore dell’Ucraina. “Chi invade è lo Stato russo, questo è molto chiaro” ha detto Bergoglio. “Quando parlo di Ucraina parlo di un popolo martirizzato, e se c’è un popolo martirizzato c’è qualcuno che li martirizza“.

Le crudeltà in Ucraina

Anche in quell’occasione il capo della Santa Sede aveva ribadito la disponibilità a una mediazione di pace. Ma un passaggio, in particolare, ha scoperto i nervi al Cremlino. “Quando parlo di Ucraina parlo di crudeltà – ha detto Francesco – perché ho molte informazioni sulle crudeltà dei soldati che sono entrati. Ma i più crudeli sono forse coloro che sono russi ma non di tradizione russa, come i ceceni e i buriati. Di certo, colui che invade è lo Stato russo. A volte cerco di non specificare per non offendere e piuttosto di condannare in generale, sebbene è ben noto chi sto condannando: non c’è bisogno che metto nome e cognome“.

Per il Papa e per il Vaticano non c’è pace senza giustizia. Dire che si vuole la pace non significa confondere aggressore e aggredito. Di più, la legittima difesa è fondamentale. Tutto questo però non deve deviare dall’obiettivo centrale: lavorare indefessamente a tutti i livelli per portare i belligeranti al tavolo della pace.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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