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Rapporto Censis: “Italiani malinconici e indignati dallo sfoggio di ricchezze”

Secondo l'istituto di ricerca il nostro è un Paese in preda a paure nuove come la bomba atomica e la terza guerra mondiale

Per il Censis l’Italia entrata nel “ciclo del post-populismo” è un Paese che oscilla fra rassegnazione e rabbia.  

L’istituto di ricerca socio-economica fa un ritratto degli italiani a tutto tondo nel suo 56º Rapporto relativo al 2022. Saremmo un popolo di cittadini immalinconiti, rassegnati, spaventati dagli eventi bellici – come la guerra in Ucraina – che possono compromettere presente e futuro. Stando all’ente fondato da Giuseppe De Rita, gli italiani sono anche sempre meno disposti a seguire le sirene degli influencer e del lusso. Anzi sono indignati dallo sfoggio di denaro e dalle diseguaglianze economiche ostentate nella vita come sui social media.

Secondo il Rapporto Censis 2022, gli italiani nutrono nuove paure come quella di finire in povertà
Secondo il Rapporto Censis 2022, gli italiani non hanno molte speranze per il futuro. Foto Ansa/Maurizio Brambatti

Neet e sanità alle corde

A fare da cornice a questo ritratto a tinte fosche sono in particolare alcune caratteristiche che il Censis richiama all’attenzione. L’Italia ha oggi il primato europeo dei Neet (Not engaged in education, employment or training). Ossia chi, soprattutto nelle fasce d’età giovanili, non studia, né lavora né riceve una formazione. Le aule scolastiche sono sempre più vuote a causa della contrazione demografica e la sanità pubblica, che ha attraversato gli anni più duri della pandemia di Covid reggendone, sia pure a fatica, l’impatto, adesso è alle corde. La carenza di personale medicoe sanitario è un problema cronico.

Il Censis e la paura della guerra

Il 56º Rapporto del Censis arriva a valle di una drammatica sequenza di eventi di portata mondiale. Come detto il Covid ma non solo. Quest’anno – che avrebbe dovuto essere l’anno di uscita dalla pandemia – si sono sommate la guerra in Ucraina, l’inflazione in crescita e la crisi energetica. Un poker micidiale che va ad aggiungersi alle vulnerabilità preesistenti. E che determina negli italiani “una rinnovata domanda di prospettive certe di benessere” ma anche “istanze di equità non più liquidabili come aspettative irrealistiche fomentate da qualche leader politico demagogico“.

Pubblicato il 56° Rapporto Censis sugli italiani di oggi
Giuseppe De Rita, fondatore e presidente del Censis. Foto Ansa/Gianluigi Basilietti

Post-populismo, dunque. E d’altronde il 92,7% degli italiani è ben convinto che la corsa dei prezzi durerà a lungo, il 76,4% pensa che le entrate familiari nel prossimo anno non aumenteranno, quasi il 70% pensa anzi che il proprio tenore di vita peggiorerà. Diventano quindi “socialmente insopportabili” le forbici economiche. Ossia il gap tra i salari dei manager e quelli dei dipendenti, le buonuscite milionarie dei top manager, ma anche gli eccessi. Ovvero i jet privati e le auto di lusso. Secondo il Censis l’81,5% degli italiani non tollera gli “immeritati guadagni” degli influencer, personaggi “senza competenze certe“.

Tentazione alla passività

Non si registrano, salvo “improvvise fiammate” “intense manifestazioni collettive come scioperi, manifestazioni e cortei“, e a comprovarlo c’è anche il dato record dell’astensione elettorale. C’è piuttosto un ripiegamento in sé. “Una filosofia molto semplice – annota il Rapporto – ‘lasciatemi vivere in pace nei miei attuali confini soggettivi’“. Una tentazione alla “passività che si riscontra nel 54,1% degli italiani. Crescono paure nuove: ormai l’84,5% degli italiani, in particolare i giovani e i laureati, ritiene che anche eventi geograficamente lontani possano cambiare le loro vite. Il 61% teme che possa scoppiare la terza guerra mondiale, il 59% la bomba atomica, il 58% che l’Italia stessa entri in guerra.

La povertà secondo il Censis

In Italia si percepisce inoltre, rileva ancora il Censis, una tendenza all’invecchiamento e all’impoverimento generale. Nel 2021 le famiglie in povertà assoluta erano 1,9 milioni, ossia il 7,5% del totale, aumentate del +1,1% rispetto al 2019, per un totale di quasi 5,6 milioni di individui. I cittadini con più di 65 anni sono il 23,8%, +60% rispetto a trent’anni fa. Invecchia anche il personale sanitario: l’età media dei 103.092 medici del Servizio sanitario nazionale è di 51,3 anni, tra gli infermieri è di 47,3 anni. Si stima che nel 2022-2027 i pensionamenti tra i medici saranno 29.331 e 21.050 tra gli infermieri. Dal 2008 al 2020 il rapporto fra medici e abitanti è passato da 19,1 a 17,3 per 10mila abitanti. Mentre quello relativo agli infermieri da 46,9 a 44,4 per 10mila.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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