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PNRR, tensione Roma-Bruxelles: l’Italia vuole allungare i tempi

Secondo i ministri Salvini e Pichetto è impossibile attuare riforme e investimenti entro il 2026. E l'inflazione sta 'mangiando' i fondi stanziati

Il PNRR va rivisto, secondo il Governo Meloni: non può restare identico a quello varato dal Governo Draghi lo scorso anno. 

La task force dei tecnici della Commissione europea è già da qualche giorno a Roma, impegnata in una serie di incontri per fare il punto. Al centro delle discussioni c’è lo stato di attuazione delle misure messe in agenda dall’Italia. Come è noto, l’attuazione del piano prevede il raggiungimento di tappe scandite temporalmente, con relativa verifica da parte di Bruxelles, prima dell’erogazione di ogni tranche di fondi. Complessivamente, all’Italia toccheranno fino al 2026 quasi 200 miliardi di euro del progetto Next Generation Eu. Ma ora fra le più alte cariche di Governo, sottolinea l’Ansa, si insiste unanimemente per una revisione di alcuni dettagli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). “Gli Stati membri dovrebbero attuare il loro Pnrr approvato dal Consiglio. L’attuazione include milestones e obiettivi, secondo scadenze chiare” ha subito fatto sapere la portavoce della Commissione, Veerle Nuyts.

Il Governo Meloni vuole cambiare le regole del PNRR
Lavori in corso a Palazzo Chigi. Il Governo Meloni vuole cambiare le regole del PNRR. Foto Ansa/Massimo Percossi

Salvini: “PNRR da rivedere

Ma il ministro delle Infrastrutture, e vicepremier, Matteo Salvini, ha voluto precisare che il PNRRcontinua a essere un qualcosa che occorre non cambiare, ma ritoccare” alla luce di tutto ciò che sta succedendo. Secondo Salvini in particolare si devono rivedere i tempi, perché considerato che siamo oramai a fine 2022, “chiudere tutte le opere e rendicontarle entro il 2026 mi sembra assolutamente ambizioso.” E al tempo stesso indica anche la necessità di un aggiornamento dei prezzi. Di parere analogo anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, che pone il problema degli obiettivi del PNRR a confronto con il forte balzo del carovita. “Dovremo rivedere il PNRR con l’Europa“, perché “a causa dell’inflazione, solo il mio ministero dell’Ambiente per gli interventi ha un onere maggiore di 5 miliardi“, sui 35 previsti. Per Pichetto “o si taglia sulle opere, o non ci stiamo dentro.”

Salvini e Pichetto ritengono troppo ambizioso il completamento del PNRR entro il 2026
Matteo Salvini. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

PNRR, “difficile spendere nei tempi

Il ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto intanto fa sapere che nei prossimi giorni il Governo comunicherà la reale situazione di spesa del PNRR. All’inizio, ricorda, la previsione di spesa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza era di 42 miliardi di euro alla fine di quest’anno. Ma questa programmazione la si è rivista al ribasso a 33 miliardi e poi ridotta, lo scorso mese di settembre, a 22 miliardi. “Nei prossimi giorni noi prenderemo atto di quanto si è speso” ha detto il ministro Fitto, ma “temo che la percentuale di spesa non sarà molto alta e sarà distante dai 22 miliardi di euro. L’indicatore della spesa è molto preoccupante, perché se mettiamo insieme tutte le risorse disponibili e le proiettiamo al 2026 è chiaro che c’è bisogno di un confronto a livello europeo e nazionale”.

A Roma la task force dell’Unione europea ha già avuto un incontro con i tecnici del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. E ha in corso incontri tecnici di routine al ministero dell’Economia, mentre oggi 1 dicembre dovrebbe esserci anche un appuntamento al ministero per gli Affari europei. La conclusione sarà per venerdì 2 dicembre tutto si concluderà con l’evento annuale sul PNRR a cui parteciperanno anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Un appuntamento che arriverà a quasi un mese dalla prima cabina di regia sul PNRR del Governo Meloni.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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