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Mondiali in Qatar: c’è ipocrisia nella protesta occidentale?

L'incoerenza dell'Europa tra la condanna del Paese e l'accettazione dei capitali negli investimenti

I mondiali in Qatar sono da settimane ormai oggetto di numerose critiche, da parte di alcuni Paesi occidentali e financo squadre europee sul campo, per quanto concerne il rispetto nello Stato dei diritti umani.

Una risoluzione del Consiglio europeo ha recentemente denunciato le violazioni dei diritti umani avvenute in Qatar durante la realizzazione degli stadi e ha contestato la posizione troppo “buona” della FIFA nell’assegnazione di questa edizione 2022 del torneo mondiale a Doha. Non ha tardato ad arrivare anche la risposta ufficiale e istituzionale del Paese. “Non accettiamo dettami né lezioni morali da nessuno”,  avrebbe affermato il consiglio della Shura, l’autorità legislativa e di controllo sul governo. 

La Nazionale tedesca protesta in Qatar per non aver potuto manifestare contro i diritti umani
Germani ai Mondiali in Qatar/FOTO ANSA/Friedemann Vogel

Lo Stato del Qatar e i suoi cittadini rispettano le culture, gli orientamenti e le credenze di altri Paesi, compresi i Paesi europei, e pertanto si aspetta che gli altri Paesi rispettino la cultura, i valori e le credenze sociali e religiose del Qatar”. Ha continuato in sua “difesa” lo stesso consiglio della Shura. Un pensiero condiviso sui social media dai cittadini della regione mediorientale, in risposta alle polemiche in rete postate da utenti occidentali. L’occidente, a detta dei qatarioti starebbe dando sfoggio con il suo approccio moralista al torneo, di grande ipocrisia. Quanto c’è di vero?

Quanto pesano i capitali dal Qatar nel vecchio continente? 

Tanti hanno pensato: “ma come si possono fare i mondiali a Natale?”. “La FIFA lo ha permesso a fronte del grande investimento di danaro fatto dal Qatar in ambito calcistico in generale”. In effetti non a caso il Paris San-Germain ad esempio è di proprietà qatariota. E non cambia a casa nostra: l’AS Roma ha come main sponsor proprio la Qatar Airways. Dunque piace quando investe, ma non va bene quando vuole organizzare un mondiale? Innumerevoli sono poi i capitali arrivati in Europa da parte del fondo sovrano qatariota (QIA) fino ad oggi. Dove tra proprietà immobiliari, grandi magazzini, maison di moda, alberghi a cinque stelle e squadre di calcio, il Qatar ha elargito investimenti in Occidente per un ammontare di circa 338 miliardi.

Proteste contro i Mondiali in Qatar
Proteste a Parigi contro FIFA/FOTO ANSA/CHRISTOPHE PETIT TESSON

Anche la Germania, che in campo ha manifestato in Qatar con l’ormai celebre gesto della bocca tappata in segno di protesta, per non aver potuto legittimamente protestare a favore dei diritti, ha le sue contraddizioni. Il Paese, in la cui ministra dello Sport ha mostrato sugli spalti lei sì la fascia arcobaleno, è lo stesso in cui il fondo qatariota possiede circa il 17% di un fiore all’occhiello: la casa automobilista Volkswagen. Allora quanto è ipocrita l’occidente?

La politica nello sport e l’incoerenza con i nostri valori occidentali

Lo sport, come l’arte, nasce per unire e avvicinare i popoli, e spesso regalare un grande spettacolo. Determinare quale Paese sia più o meno “degno”, dal punto di vista morale o politico, di ospitare la manifestazione non rende giustizia ai valori dell’Occidente. Come l’inclusività e il rispetto delle differenze culturali. Se davvero poi queste “differenze” politico-culturali rappresentano per noi un abominio, allora forse dovremmo portare avanti questa presa di posizione fino infondo. Non accettando neanche i capitali provenienti da questi Paesi, solo perché ci fa comodo. Perché l’ipocrisia dell’Occidente in Qatar sta tutta qui: quando si tratta di libera circolazione delle merci e dei capitali, la questione morale non esiste. Per tutto il resto sì.

Partita USA-Iran
Giocatore americano e giocatore iraniano/FOTO ANSA/Abedin Taherkenareh

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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