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Giacomo Gianniotti: “Sono orgoglioso di essere un italiano internazionale”

Mirco Giovannini stilista intervistatore per una speciale "Intervista in doppio petto" esclusiva di VelvetMAG

Lo guardi e pensi Andrew DeLuca e poi l’hai ammirato in un Diabolik d’eccezione, diretto dai Manetti Bros. Giacomo Gianniotti una star hollywoodiana di cui l’Italia va fiera. Perché? Perché è “romanissimo”.

La fama arriva con Grey’s Anatomy – ben sette anni, dal 2015 al 2021 – in cui il dott. DeLuca ha saputo ritagliarsi sempre più spazio. Ma il sogno di Giacomo non è solo la tv, e se al cinema può farsi largo indossando l’iconica tuta del genio del crimine creato dalle sorelle Giussani, nella sua Italia. Lo abbiamo visto sul grande schermo ed è tanto meglio.

Photo Credits: Teresa Comberiati – VelvetMAG

Il nostro Mirco Giovannini questa volta non si è limitato al suo ruolo di insider. Ha rimesso quelli da stilista e ha realizzato 3 outfit originali Mirco Giovannini Atelier, brand gestito dallo stesso stilista e da Gianluca Marchetti. Giacomo Gianniotti li ha indossati per posare in esclusiva per VelvetMAG, sulla nostra copertina n.175 di dicembre, presentata questa mattina dal direttore nel suo consueto editoriale. A margine delle foto e dei cambi d’abito ha risposto alle curiose domande del nostro stilista inviato.

Intervista in doppio petto di Mirco Giovannini a Giacomo Gianniotti

Partiamo da una domanda personale: quanto ti senti italiano, anzi visto che sei nato a Roma, quanto ti senti romano?
Parecchio. La conosco bene Roma, ci sono cresciuto. Il quartiere della Garbatella dove ho vissuto in via della Circonvallazione Ostiense; il parco vicino casa dove giocavo; i burattini al laghetto dell’EUR; il carnevale, i supplì, i pini romani… E soprattutto, se sei cresciuto a Roma, hai l’obbligo di non essere mai permaloso, di non prendere mai la vita troppo sul serio.

Hai esordito in un film di Giulio Base del 1999 La Bomba girato a Cinecittà, un luogo mitico per il cinema italiano e non solo. Cosa ricordi di quell’esperienza?
Una emozione forte che non dimenticherò mai e che provo sempre a tenermi presente quando lavoro tutt’oggi. La sensazione del “gioco”, di giocare, di divertirsi nel perdersi nell’immaginazione, finché qualcuno grida “STOP e in quel momento ti ricordi che sei un essere umano, normale, come tutti gli altri e sei a lavoro. Un lavoro bellissimo. Quando lavoro oggi, cerco sempre di avere quella stessa gioia che avevo da piccolo, con Giulio Base che mi offrì una piccolissima parte nel suo film La Bomba. Poi, un’altra cosa che a quel tempo non potevo concepire, è che stavo lavorando con Vittorio e Alessandro Gassman, Enrico Brignano, insomma artisti molto affermati.

Il tuo posto preferito a Roma?

Il Giardino degli Aranci, sia per la vista che i ricordi, portavo libri, amici, e guardavo Roma sotto l’ombra di un albero di arance, stupendo.

E in Italia invece?

Capri. Penso che non debba dire perché, Capri è unica.

Giacomo Gianniotti shooting copertina VelvetMAG
Giacomo Gianniotti – Photo Credits: Teresa Comberiati – VelvetMAG

Quanto ti ha aiutato il tuo essere italiano nel cinema?

Non lo so, non ho un’altra vita con cui posso fare un paragone, ma sicuramente mi ha aiutato a dare a tutti i miei personaggi un qualcosa in più, sicuramente mi ha aiutato tanto con le lingue. Essendo italiano, ho guardato da piccolo tanto del cinema italiano storico e se non lo fossi stato forse non lo avrei visto, cosi giovane.

Andrew DeLuca era la parte perfetta per te?

Forse al momento. E’ servito tanto alla mia carriera e mi ha dato tanto, ma sette anni sono sette anni. Ho fatto delle amicizie che penso conserverò per tutta la vita, ho imparato tantissimo, ho lasciato avendo fatto la regia di una puntata, ed è stata una bellissima esperienza. Andrew DeLuca mi ha dato la possibilità di raccontare delle storie bellissime e di rappresentare in una serie tv quella particolare condizione della bipolarità. Dimostrando come coloro che ne soffrono possono ricevere aiuto; basta chiederlo.

 

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Torniamo al cinema: nel 2016 ottieni una parte in  Race – Il colore della vittoria di Stephen Hopkins, film biografico sulla vita di Jesse Owens. Quanto è diverso dalle serie?
Per un film la preparazione è totalmente diversa. È come entrare in una galleria, perderti e poi dopo un paio di mesi uscirne, non sapendo come ci sei arrivato. Ma le serie televisive durano di più normalmente e allora devi sostenere un ruolo spesso più a lungo termine. Può essere più difficile a volte. Ho fatto tanta televisione sino ad ora, mi piacerebbe impegnarmi più in progetti cinematografici per ora ed esplorare, fare più progetti con registi diversi.

Sappiamo che hai girato in Italia; hai vestito i panni di Diabolik nel sequel dei Manetti Bros. Raccontaci di questo progetto.

Diabolik è un personaggio iconico, completamente italiano, che il mondo conosce. E’ stato veramente un onore indossare la sua tuta. Nella mia vita professionale, non mi era mai stato chiesto di dare e di lavorare di più su un ruolo. Ho lavorato per trasformarmi in Diabolik, fisicamente e mentalmente: i gesti, il modo di parlare; sono cambiati tutti i miei ritmi per calarmi nel personaggio. A volte il lavoro che appare più difficile, che sentiamo più lontano all’inizio, è quello che ti permette di crescere di più come attore e divertirti come persona. Sono molto orgoglioso di quello che  abbiamo costruito con i Manetti Bros. e non vedo l’ora di mostrarlo al pubblico. Devo dire che Miriam Leone come mia Eva Kant è stata semplicemente perfetta; tutto il cast veramente talentuoso. Sono un ragazzo veramente fortunato.

Giacomo Gianniotti durante lo shooting della copertina VelvetMAG
Giacomo Gianniotti – Photo Credits: Teresa Comberiati – VelvetMAG

Ti piace lavorare in Italia? Cosa ha in serbo Giacomo Gianniotti per i suoi fan?

Spero davvero tanto di continuare questa abitudine alla “soste lunghein Italia, mi piace lavorare nel Paese in cui sono nato e mi piace anche viverci. Ci tengo a continuare, sono orgoglioso di essere internazionale, un italiano… internazionale.

Mirco Giovannini

MIRCO GIOVANNINI - Stilista

Dopo il diploma alla Secoli di Bologna, inizia la prima esperienza come tuttofare presso il maglificio Gabriella Frattini di Fano, dove emerge come stilista. Dopo varie consulenze con i brand più importanti al mondo come Jean Paul Gaultier Femme, Versace Collection, Les Copains, La Perla, nasce nel 2007 il brand Mirco Giovannni dopo il Concorso Who’s next_Vogue Italia - Alta Roma, che scova talenti emergenti. Diverse poi le collaborazioni con le realtà del mass market come Emi maglia uomo e donna (noti per la produzione di Zara, Mango, Massimo Dutti).
Oggi nella sua Romagna ha creato con Gianluca Marchetti, imprenditore e amico,  nuovo progetto: MG ATELIER per la maglieria di lusso rigorosamente firmata “Mirco Giovannini atelier folleria“.

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