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Migranti: alta tensione tra Francia e Italia. Cosa accade tra Macron e Meloni

La doppia “morale” dei transalpini dimentica l'Africa Sub-sahariana e la Guerra in Libia

Alta tensione fra Francia e Italia sul dossier migranti, dopo che il Governo italiano ha impedito lo sbarco della nave Ocean Viking, che ora è diretta verso le coste francesi. L’esecutivo transalpino in risposta è poi passato al contrattacco in UE.

Annunciando prontamente lo stop al trasferimento di 3.500 rifugiati attualmente in Italia, esortando anche gli altri Paesi europei a fare lo stesso. Le parole del Ministro dell’interno francese suonano come un avvertimento per la Meloni: “il governo italiano è quello che perde. Ci saranno conseguenze estremamente forti nelle relazioni bilaterali”. 

Macron/ FOTO ANSA/TERESA SUAREZ

Una posizione figlia del paradosso tutto francese che non disdegna i respingimenti lungo la frontiera di Ventimiglia, con la Gendarmerie che agisce tutti i giorni e spesso con violenza, ricacciando i migranti in Italia. Quasi in un gioco agghiacciante e drammatico al ribasso, tra chi ne respinge o ne ha respinti di più in un anno. Per vincere la palma del più “cattivo” o intransigente? Soprattutto poi aleggia sulle azioni francese la storia – spesso “storiaccia” – del colonialismo in Africa e non solo? Quali corresponsabilità ha la Francia in termini di povertà, come nelle guerre che affliggono oggi quei Paesi, da cui la gente è costretta a migrare? 

Gli interessi nazionali della Francia nella guerra in Libia

I toni moralisti e sentenziosi del governo francese sono poco credibili se si va ad analizzare più nel dettaglio il ruolo della Francia nelle questioni che riguardano gran parte del continente Africano. Il suo ruolo di Nazione corresponsabile del caos dell’aerea è storicamente indiscutibile come potenza coloniale. Passata, come recente se si pensa alla guerra in Libia del 2011. Che ha devastato non solo un Paese, ma ha gettato nell’instabilità l’intera regione. Un intervento militare escogitato dall’allora presidente del Consiglio Nicola Sarkozy, non per salvare il popolo libico da un dittatore – come dichiarato – ma per salvaguardare specifici interessi economici francesi.

Emmanuel Macron/FOTO ANSA/LUDOVIC MARIN

Come hanno confermato le innumerevoli email, declassificate nel 2016, dell’ex Segretario di Stato americano Hillary Clinton, l’Eliseo in primis desiderava impedire che il dinar libico fosse considerato una sorta di valuta panafricana. A ciò si aggiungevano precisi e cinici interessi geopolitici. E’ il funzionario americano Sidney Blumenthal a spiegare sempre nelle mail della Clinton, che Sarkozy aveva “il desiderio di ottenere una quota maggiore della produzione petrolifera della Libia; aumentare l’influenza francese in Nord Africa; fornire alle forze armate francesi l’opportunità di riaffermare la propria posizione nel mondo.” Il tutto anche a danno della presenza e degli interessi italiani. 

Il potere coloniale della Francia in Africa: il franco africano

Negli anni la Libia è diventato un vero e proprio buco nero nel Mediterraneo, nella quale miliziani, islamisti, mercenari, la fanno da padrone. Ma l’aspetto più interessante è l’esistenza – e la strenua – tutela del Franco Africano. Perché? Utilizzato oggi in circa 14 paesi dell’Africa subsahariana, è ad oggi l’unica moneta coloniale al mondo. Tacciata di essere una delle principali cause del sottosviluppo del continente intero, che ovviamente favorisce certe élite locali: francofone. Come agiscono? Tappando le ali all’economia locale per lucrare nelle esportazioni di materie prime a basso costo. Ma quella che ci guadagna di più in termini geopolitici è la Francia. Che ricava un vantaggio strategico nel controllo della politica monetaria di una delle aeree del globo piú ricche di materie prime, senza eguali.

FOTO ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

Ad oggi il Disegno di Legge del 2019 del governo Macron nei riguardi dei 14 paesi Subsahariani per “allegerire” questa sudditanza monetaria, cambia il nome alla moneta, concede più libertà e rappresentanza, ma di fatto non cambia la sostanza. La moneta continuerà ad avere un cambio fisso con l’euro, e continuerà ad essere stampata e trasportata dalla Banca di Francia. Come garante fiduciario, ha poi l’accesso privilegiato e vantaggioso alle informazioni macro-economiche di quei Paesi.

La soluzione per l’Africa? L’esempio “made in Italy” di Enrico Mattei

L’atteggiamento moralista francese contro il neo governo a guida Meloni dimentica anni e anni di politiche spregiudicate neo-imperialiste e interventiste a strenua difesa della supremazia francese sull’area ad ogni costo. Agire per migliorare la qualità della vita delle persone che sono costrette a fuggire dal proprio Paese in fondo non interessa né a chi li lascia in mare, né a chi li respinge. Appare ancora una volta gigante l’azione di Enrico Mattei orientata più alla collaborazione, che allo sfruttamento neo colonialista. Per dare ai Paesi più sfruttati e in guerra la possibilità di diventare finalmente padroni della propria ricchezza naturale e quindi finalmente del proprio destino.

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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