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Ucraina, l’ambasciatore russo in Italia accusa: “Roma manda uomini a Kiev”

Torna a farsi sentire Razov. E dal Cremlino Medvedev sostiene che i russi sono "pronti a usare il nucleare"

L’Italia sotto accusa per la guerra in Ucraina. La Russia sostiene che dal nostro Paese giungano a Kiev non solo armi ma anche uomini. E mentre associazioni, gruppi e movimenti politici si preparano alla manifestazione per la pace a Roma del 5 novembre, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitri Medvedev, annuncia: “Pronti a usare il nucleare per le regioni annesse” in Ucraina. 

L’Occidente – scrive Medvedev su Telegram – spinge il mondo verso una guerra globale. Solo la vittoria russa è una garanzia contro la guerra mondiale.” L’Occidente continua a ripetere che “non si può permettere alla Russia di vincere. Che significa? Se non vince la Russia, deve vincere l’Ucraina. E l’obiettivo di Kiev è il ritorno di tutti i territori che in precedenza le appartenevano. Questa è una minaccia all’esistenza stessa del nostro Stato. E rappresenta una ragione diretta per l’applicazione della clausola 19 dei Fondamenti della politica della Federazione Russa nel campo della deterrenza nucleare.”

L’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov. Foto Ansa/Fabio Cimaglia

Come se non bastasse, l’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, afferma: “Non escludo” che l’Italia, oltre alle armi, abbia mandato in Ucraina anche uomini. Razov ha risposto in questo modo a una domanda sul Donbass in un’intervista a Oval media, a margine del Verona Eurasian Economic Forum che si è tenuto il 27-28 ottobre 2022 a Baku. Precedentemente il Cremlino ha accusato il Regno Unito di aver “diretto e coordinato” il sabotaggio al gasdotto Nord Stream nel Mar Baltico.

Ucraina, incubo nucleare

I nostri servizi di intelligence dispongono di prove che suggeriscono che l’attacco è stato diretto e coordinato da specialisti militari britannici“, ha dichiarato alla stampa il portavoce Dmitry Peskov. Citato dall’agenzia Interfax, il portavoce del Cremlino ha affermato che i servizi speciali russi hanno informazioni che dimostrano come “consulenti militari britannici” abbiano diretto e coordinato anche l’attacco alla flotta russa nel Mar Nero. E ha sostenuto che i coinvolgimenti di Londra negli attacchi nel Mar Nero e contro il Nord Stream “non passeranno inosservati, Mosca valuterà ulteriori passi.”

Cittadini di Mykolaiv ricevono aiuti dai volontari l’1 novembre 2022. Quattro missili hanno colpito l’area della città la notte prima. Foto Ansa/Epa Hannibal Hanschke

In particolare, ha detto, la Russia conta sull’Europa affinché “non resti in silenzio” davanti alle azioni della Gran Bretagna contro la flotta russa nel Mar Nero. Secondo quanto riporta la Tass, il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, sostiene che le truppe ucraine continuano a bombardare la centrale nucleare di Zaporizhzhia, i punti di evacuazione e i siti di distribuzione degli aiuti umanitari. E aggiunge che le forze armate russe stanno indebolendo in modo efficace il potenziale militare dell’Ucraina colpendo le infrastrutture critiche del nemico.

“Londra dietro l’attacco al gasdotto”

Le nuove accuse russe su un asserito ruolo guida britannico nell’attacco contro il gasdotto Nord Stream e nel coordinamento dei più recenti raid ucraini in Crimea fanno parte del “manuale di distrazione dalla realtà” che il Cremlino usa normalmente. Lo ha detto un portavoce del premier Rishi Sunak ribadendo la smentita di Londra rispetto alle affermazioni rimbalzate dalla Russia (che sostiene di avere prove d’intelligence). Il 31 ottobre il ministro degli Esteri, James Cleverly, aveva rinfacciato a Mosca di essere “sempre più staccata dalla realtà” e di voler solo “distrarre l’attenzione” dai propri “fallimenti sui campi di battaglia“.

Un’aula di una palestra danneggiata da un attacco missilistico russo a Mykolaiv, l’1 novembre 2022. Foto Ansa/Epa Hannibal Hanschke

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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