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L’Inghilterra oggi sempre più instabile: rischia l’isolamento politico?

Quali conseguenze per l'Inghilterra nel Commonwealth, in Europa, e nel sistema finanziario.

L’Inghilterra da sempre sinonimo di affidabilità, solidità e stabilità, con le dimissioni del primo ministro Truss, ha detto addio al più breve governo della sua storia. Composto solamente da 45 giorni. Un lasso di tempo che è bastato a definire la Truss sui media, l’Icerberg lady”. A rimarcare il totale disastro dispetto all’operato che fu dell’Iron Lady, Margaret Thatcher. Da cui la Truss traeva notoriamente ispirazione. Cosa accade al centro del regno di Carlo III? 

Ma se per noi italiani, abituati anche ai cosiddetti “governi balneari” – da una definizione geniale – sono stati per decenni il simbolo della notoria vivacità politica nostrana; per l’Inghilterra questa perpetuante e incessante instabilità politica è un autentico dramma shakesperiano.

Liz Truss/Foto Ansa

L’Inghilterra ha rappresentato nei secoli il centro pulsante della modernità. A seguito della fine della Seconda Guerra Mondiale, ha dovuto poi cedere lo scettro al monopolio d’influenza a stelle e strisce in Europa e nel mondo. Seppur conservando una linea di comunicazione privilegiata con l’alleato americano. Per decenni grazie al potere finanziario, l’accesso al mercato unico europeo e al Commonwealth, l’Inghilterra era riuscita comunque a conservare un proprio ruolo strategico e globale nello scacchiere internazionale. Ma ora, con la morte della Regina Elisabetta, la Brexit, una guerra nel cuore dell’Europa e una recessione globale alle porte, il suo primato politico ed economico è messo a dura prova.

Il ruolo strategico dell’Inghilterra venuto meno con la Brexit

L’errore fatale della Truss sarebbe stata la manovra economica varata poco dopo più di due settimane dal suo insediamento. Prevedeva un cospicuo taglio delle tasse per le classi più benestanti pari alla somma di 45 miliardi di sterline. E pretendeva di ovviare alla perdita delle entrate con l’aumento del debito pubblico. Quest’operazione facendo schizzare i tassi di interesse, ha rischiato di far saltare la copertura dei fondi pensione, che si reggono sui titoli di stato inglesi. E con essa l’intero sistema finanziario della City.  Da cui l’Ighilterra come gli Stati Uniti, riceve ingenti flussi economici. Tanto è densa e trafficata difatti l’attività delle due piazze finanziarie di Wall Street e della City, da essere paragonate al lago Bajkal (il lago della Siberia più profondo del mondo, n.d.r.).

Inghilterra
Inghilterra/Foto da Google

L’Inghilterra ancora prima che di economia reale vive ormai da decenni soprattutto di ricchezza derivata da operazioni finanziarie. Ed in particolare dal ruolo di ponte tra le piazze europee e Wall Street, assai remunerativo e strategico per l’attrazione dei capitali. In più la manodopera specializzata degli emigrati europei – attratti dal mito di Londra – è stata linfa vitale per le aziende britanniche. Poi è giunta la mossa politica della Brexit che ha causato una crisi alimentare senza precedenti nel Paese, soprattutto in periodo di pandemia, e oggi con la guerra in Ucraina, si trova a dover far fronte da sola al caro bollette ed a un’inflazione galoppante.   

I pericoli dell’isolamento politico britannico

La Brexit ha coinciso con il momento economicamente peggiore possibile per l’Inghilterra tra congiunture globali da un lato e caos politico dall’altro. Tutto ebbe inizio proprio lì, da quel “deal” o “no-deal” con l’UE, che segnò la fine della premier Theresa May e poi l’avvento di Boris Johnson. Abbiamo assistito al veloce depauperamento della ricchezza derivante dal lungo e proficuo imperialismo inglese. Al momento la Nazione è nelle condizioni che “se perde fascino”, perde tutto. Anzi possiamo dire che se perde la sua leggendaria lucidità e stabilità politica, potrebbeperdere la corona“. Il rischio? Diventare davvero soltanto un’isola. E poi ci sono i venti separatisti: quello che spira dalla Scozia, un territorio bramoso da sempre di una maggiore indipendenza; dall’Irlanda del Nord, oggi sempre più divisa al suo interno tra unionisti e filo-irlandesi cattolici.

Inghilterra
Inghilterra/foto da Google

A questo si potrebbero aggiungere anche venti dal resto del Commonwealth. La morte della regina potrebbe aver messo fine all’incantesimo? Un conto era lei che Capo di Stato legava la fedeltà di questi Paesi alla monarchia inglese. Un conto i successori. I mal di pancia sono comparsi in Antigua e Barbuda, solo pochi giorni dopo la scomparsa della regina. Il presidente dell’isola caraibica ha affermato che il referendum potrebbe avere luogo entro tre anni. “Slegarsi dalla monarchia e diventare una repubblica” ha detto il presidente Browne, segnerebbe il “passo finale per completare il cerchio dell’indipendenza per diventare una nazione veramente sovrana”. Oltre ad Antigua e Barbuda, anche altri stati stanno considerando l’idea di abbandonare il Commonwealth. Tra questi le isole Barbados, il Belize e la Giamaica. Riuscirà dunque l’Inghilterra a non cedere “lo scettro”? O finirà per diventare un nano politico nell’oceano della globalizzazione?  

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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