NewsPoliticaPrimo piano

Tregua forzata fra Meloni e Berlusconi: la “grana” Giustizia resta in piedi

Il Cavaliere vorrebbe la fedelissima Casellati mentre la premier in pectore ha blindato Carlo Nordio. Vuota anche la casella della Salute

È tregua fra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, e si avvicina il momento della formazione del Governo. La lista dei ministri è quasi pronta: manca la casella chiave della Giustizia, che Forza Italia rivendica per sé.

Il sigillo alla pace, almeno temporanea, fra la premier in pectore e il Cavaliere arriva il 17 ottobre dopo un incontro di un’ora e mezzo nella sede di Fratelli d’Italia in via della Scrofa a Roma. In una nota congiunta dei due partiti si afferma che “l’incontro si è svolto in un clima di unità di intenti e di massima cordialità e collaborazione“. Meloni chiosa: “Ora guardiamo avanti e pensiamo a dare un Governo al Paese“.

Foto Ansa/Fratelli d’Italia

Ma Berlusconi non è ancora del tutto convinto. Nel faccia a faccia con Giorgia Meloni insiste a lungo perché la ex presidente del Senato, sua fedelissima, Elisabetta Casellati sia nella squadra di Governo. Per lei ci sarebbe il ministero delle Riforme. Berlusconi però vorrebbe anche il presidente della Croce Rossa, Francesco Rocca, nuovo ministro della Salute e il ruolo di vicepremier per Antonio Tajani. Quando esce dall’incontro con Meloni, Berlusconi non appare soddisfatto, riporta l’agenzia di stampa Ansa.

Meloni darà 5 ministeri a FI

Il vertice dopo la rottura seguita all’elezione di La Russa alla guida di Palazzo Madama e ai conseguenti giudizi caustici su Giorgia Meloni contenuti negli appunti di Berlusconi, comunque si chiude. E finisce con una tregua forzata. Ma necessaria per far decollare il Governo di Centrodestra. Berlusconi non nasconde ai suoi il disappunto per essere andato a Canossa, dalla premier in pectore che incontra nella sede di Fratelli d’Italia. In via della Scrofa, a memoria dei cronisti, non è mai entrato.

Elisabetta Casellati. Foto Ansa/Twitter @Pres_Casellati

In ogni caso a Forza Italia dovrebbero andare 5 ministeri, tanti quanti la Lega che però conta anche il “+1“: Giancarlo Giorgetti all’Economia, da qualcuno considerato come tecnico. La leader di FdI concede all’alleato di Forza Italia quella “pari dignità” invocata fin dall’esito delle urne, dove gli azzurri sono usciti penalizzati nonostante la percentuale elettorale vicinissima a quella leghista, per via della suddivisione dei collegi. Ma Silvio Berlusconi, almeno per ora, non ottiene il bottino più ambito: il ministero della Giustizia. Tiene il punto la premier in pectore. Meloni vuole Carlo Nordio, magistrato in pensione e neoeletto deputato di Fratelli d’Italia.

Tajani, Salvini e Calderoli

Per Elisabetta Casellati, la favorita di Berlusconi per il ruolo di Guardasigilli, potrebbero aprirsi, come detto, le porte di un nuovo ministero delle Riforme. Anche Università e ricerca, e Pubblica amministrazione dovrebbero rientrare nel portafoglio azzurro. Nel primo caso la casella potrebbe essere occupata da Annamaria Bernini, mentre per il dopo-Brunetta si parla di Alessandro Cattaneo. O anche di Sestino Giacomoni. Niente da fare nemmeno per il MISE mentre, nello schema delineato a via della Scrofa, Forza Italia conquisterebbe il ministero della Transizione ecologica. Al posto di Roberto Cingolani andrebbe Gilberto Pichetto, ma l’energia potrebbe tornare a via Veneto, con lo Sviluppo economico. Il MISE andrebbe a Guido Crosetto, il Gianni Letta di Giorgia Meloni.

Roberto Calderoli. Foto Ansa/Angelo Carconi

A Forza Italia spetterebbe la Farnesina con Antonio Tajani che, nella richiesta del Cavaliere, dovrebbe ricoprire anche il ruolo di vicepremier. Su questo una riflessione sarebbe ancora aperta, ma anche in casa Lega si dà per scontato il doppio ruolo per Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture. Gli altri 4 ministeri per il partito di via Bellerio (oltre al MEF, fuori quota) sarebbero l’Agricoltura, dove resta in pole l’attuale sottosegretario Gian Marco Centinaio, gli Affari regionali e l’autonomia, destinato a Roberto Calderoli.

Bertolaso e Rocca in pole per la Sanità

Al ministero dell’Interno il nome più forte rimane quello del prefetto Matteo Piantedosi, che ha già ricoperto il ruolo di capo di gabinetto quando al Viminale c’era Salvini. Il quarto ministero potrebbe essere l’Istruzione o la Famiglia – per cui circola il nome di Simona Baldassare – o ancora la disabilità, cui in un primo momento sembrava potesse rimanere l’attuale ministro Erika Stefani. Al Lavoro sembra mettere tutti d’accordo al momento Marina Calderone, che guida il consiglio dell’ordine dei consulenti del lavoro. A Palazzo Chigi, come sottosegretario alla presidenza, Meloni dovrebbe portare con sé il fidatissimo Giovanbattista Fazzolari. Ancora scoperta la casella della Salute, che Forza Italia e Fratelli d’Italia si contendono con i nomi di Francesco Rocca e Guido Bertolaso.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio