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Van Gogh: a Palazzo Bonaparte la mostra con le opere più celebri del genio della storia dell’arte

In occasione dei 170 dalla nascita dell'artista un'esposizione inedita per raccontare la sua vicenda personale e artistica

In occasione dei 170 anni dalla nascita di Vincent Van Gogh, Palazzo Bonaparte a Roma propone una mostra con alcune delle opere più celebri del genio indiscusso della storia dell’arte. La mostra è realizzata con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi.

A partire dallo scorso 8 ottobre 2022, Palazzo Bonaparte a Roma dedica una mostra all’artista tra i più amati e controversi mai conosciuti: Vincent Van Gogh. L’esposizione nasce per celebrare i 170 anni dalla nascita del genio (30 marzo 1853) e propone alcune delle sue opere più celebri.

Vincent Van Gogh mostra Roma
Vincent Van Gogh – Autoritratto (1887)

Prodotta da Arthemisia, la mostra è realizzata in collaborazione con il Kröller Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti. Tra le opere, 50 proveniente dal prestigioso museo dei Paesi Bassi, anche il famoso Autoritratto del 1887. Poi ancora, tante testimonianze biografiche, per raccontare le ‘luci’ e le ‘ombre’, proprio come il tratto distintivo delle sue pennellate, che hanno costruito la vicenda umana e artistica del genio della stori dell’arte.

Van Gogh: la sua storia attraverso le sue opere

Vincent Van Gogh è conosciuto non solo per i capolavori, che fu in grado di creare e che sono diventati un simbolo per la storia dell’arte, ma anche per la sua vicenda personale. Caratterizzato da attacchi di follia, ricoveri in ospedale, una vita tormentata che si conclude con il tragico epilogo della sua morte, a soli 37 anni, il 29 luglio del 1890 a Auvers. Un colpo di pistola al petto, che ha fatto sempre ipotizzare un suicidio, ma su cui, a distanza di anni, si avanzano dubbi e ipotesi. Ma quello che emerge dalle opere del grande genio, che visse alla fine dell’800, è quanto di quella tragedia umana si trovi nelle sue magnifiche creazioni. Opere cariche di pathos, sentimenti e sensibilità che hanno reso Van Gogh uno degli artisti più apprezzati al mondo.

Van Gogh mangiatori patate
Vincent Van Gogh – I mangiatori di patate (1885)

La mostra a Palazzo Bonaparte di Roma si dirama attraverso 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo, nel quale sono custoditi i più grandi capolavori di Van Gogh. Si tratta di un percorso espositivo dal filo cronologico che attraversa i luoghi e i periodi vissuti dal pittore. Dall’Olanda (luogo di nascita) a Parigi; passando per Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise dove morì. Un percorso attraverso le sue inconfondibili pennellate e giochi di colori. Dal rapporto con gli scuri, che emerge nei paesaggi giovanili, allo studio della terra. Quest’ultimo un periodo da cui emergono lavori sui raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne che compiono mansioni domestiche o che scavano il terreno. Rappresentazioni di fatica, ma anche di dolcezza, di volti, di espressioni, di vita.

Le opere dell’ultimo periodo

In ogni opera di Van Gogh trasuda l’intensa consapevolezza della vita e il rapporto contrastante che l’artista ebbe con essa. Nella mostra di Palazzo Bonaparte è dato particolare risalto al periodo parigino, durante il quale l’artista si dedica alla ricerca del colore, seguendo la scia impressionistica, ma con una scelta più libera dei soggetti. Van Gogh cerca e trova un linguaggio più immediato, più suo e, per questo, unico. In questo periodo, inoltre, si rafforza il rapporto dell’artista con le figure umane e la realizzazione di una serie di autoritratti ne sono la testimonianza. Emerge il desiderio dell’artista di voler lasciare la sua ‘traccia’ e la rappresentazione di un’esperienza maggiore rispetto al passato.

Van Gogh Vecchio disperato
Vincent Vang Gogh – Il vecchio disperato (1890)

Di questo periodo, infatti, è il famoso Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887. Qui, uno sguardo intenso rivolto allo spettatore e le pennellate rapide, con i tratti di colore stesi uno accanto all’altro, restituiscono un animo tumultuoso e complesso. Si tratta anche del periodo in cui si presentano i colori accessi nella rappresentazione della natura, come Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888. Poi ancora Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) e Il Burrone (1889) nel quale ogni speranza sembra scomparire. Un ciclo che si completa con Il Vecchio disperato del 1890 nel quale sembra emergere tutta la disperazione di uomo e della sua continua lotta con i ritmi della vita.

Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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