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Governo Meloni, i “nomi di alto profilo” non vogliono fare i ministri

Tramonta l'ipotesi Panetta all'Economia, Belloni si sfila dagli Esteri. Salvini non vuole Giorgetti. Ipotesi ministero dell'Energia

Il Governo Meloni non è ancora nato ma i grattacapi per la futura prima premier donna della storia d’Italia sono già parecchi. Per ciò che riguarda la spartizione delle poltrone ministeriali tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Ma più ancora perché da alcuni “tecnici” importanti arrivano dinieghi. 

Due settimane dopo le elezioni che hanno messo i sigilli al successo annunciato di Giorgia Meloni e del suo partito, la formazione del nuovo esecutivo sembra ancora in alto mare. A meno di sorprese, rileva il Corriere della Sera, si dovrà aspettare il 21 ottobre per la nascita del Governo Meloni. Ovvero quando Mario Draghi tornerà dal vertice europeo sull’energia.

Foto Ansa/Ettore Ferrari

Giorgia Meloni scalpita. Vuole chiudere questa lunga fase in cui a dominare la scena sono state le trattative sui posti e le liti con gli alleati. Silvio Berlusconi è ancora furioso per quelli che considera “veti” inaccettabili sui suoi, la Lega è impegnata in più d’un braccio di ferro. Da Fratelli d’Italia contrattaccano: il loro Governo, dicono, non sarà certo meno autorevole dei precedenti.

Meloni e l’Economia

Il rebus più difficile da risolvere è chi andrà al ministero dell’Economia. Sembra allontanarsi la possibilità di coinvolgere Fabio Panetta, banchiere nel board Bce. E si affacciano così altri nomi: l’ex ministro dell’Economia del Governo Berlusconi, Domenico Siniscalco, Dario Scannapieco, amministratore delegato e direttore generale di Cassa Depositi e Prestiti. Non escluso il leghista Giancarlo Giorgetti, ministro uscente dello Sviluppo economico. Giorgia Meloni lo vorrebbe al Mef, ma è proprio Matteo Salvini a fare resistenza. Giorgetti è un suo avversario interno nel partito.

Fabio Panetta. Foto Ansa/Matteo Bazzi

Camera e Senato, i presidenti

Fa rumore il no di Elisabetta Belloni agli Esteri. “Faccio un altro mestiere” avrebbe detto il capo dei Servizi segreti, che per un momento, lo scorso gennaio, Giuseppe Conte voleva al Quirinale al posto di Mattarella. Ma il primo appuntamento sarà sui presidenti delle Camere. Fratelli d’Italia vuole a tutti i costi Ignazio La Russa al Senato; il leghista Riccardo Molinari andrebbe alla Camera. Meloni non ha intenzione di cedere e vuole destinare la seconda carica dello Stato a un suo fedelissimo. Ma la Lega ancora tiene viva la candidatura di Roberto Calderoli per Palazzo Madama.

Ignazio La Russa. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Meloni e il caso Ronzulli

Resta aperto come una ferita il caso di Licia Ronzulli. Berlusconi non cede. La sua protetta deve avere una poltrona di peso. Per lei il fondatore di Forza Italia continua a pretendere un dicastero con portafoglio. Se non la Sanità, come da prima richiesta, le Infrastrutture – dove però potrebbe andare Matteo Salvini – o l’Agricoltura. Possibile mediazione, il Turismo. Ma Meloni al momento non ci sta: per Ronzulli era stata proposta la vicepresidenza del Senato, inutilmente.

Licia Ronzulli. Foto Ansa/Matteo Bazzi

Un ministero dell’Energia?

Antonio Tajani, il coordinatore di Forza Italia, è dato per certo agli Esteri dopo il diniego di Belloni. Adolfo Urso (FdI, presidente del Copasir) è invece sempre più solido alla Difesa. Il prefetto Matteo Piantedosi (in quota Lega) rimane favorito per gli Interni, Carlo Nordio (in quota FdI) alla Giustizia. Ultimo capitolo, un ministro dell’Energia. Secondo il Corriere, il nuovo ministero esprimerebbe la crucialità del tema energetico da affidare a una personalità come il già amministratore delegato di Enel ed Eni, Paolo Scaroni.

Paolo Scaroni. Foto Ansa/Matteo Bazzi

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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