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Premio Nobel per la Pace: Ales Bialiatski, Memorial e Center for Civil Liberties

Il Comitato di Olso chiede la liberazione dell'attivista bielorusso incarcerato a causa della sua lotta per i diritti umani

il Premio Nobel per la Pace 2022 va ad Ales Bialiatski, avvocato e attivista bielorusso attualmente incarcerato a causa della sua lotta per i diritti umani. La giuria scandinava ha premiato anche l’organizzazione per i diritti umani russa Memorial – fondata da Andrej Sacharov, che Putin ha fatto sciogliere – e l’associazione ucraina per i diritti umani Center for Civil Liberties.

Il Nobel per la Pace al dissidente Bialiatski e alle organizzazioni Memorial e al Center for Civil Liberties è in onore dell'”impegno in difesa dei diritti umani e del diritto di criticare il potere” si legge nelle motivazioni del Comitato per il Nobel di Oslo. Fra le ragioni dell’assegnazione del Nobel anche l’impegno a “difesa dei diritti dei cittadini, per i diritti dei cittadini, e contro gli abusi di potere. E per aver documentato crimini di guerra“. Il Comitato per il Nobel ha formalmente chiesto alla Bielorussia la liberazione del dissidente Ales Bialiatski, ha detto in conferenza stampa la presidente, Berit Reiss-Andersen.

Il Premio Nobel per la Pace 2022, Ales Bialiatski, in un’immagine d’archivio. Foto Ansa/Epa Anders Wiklund

Chi è il vincitore del Nobel

Ales Bialiatski guida da 30 anni una campagna per la democrazia e la libertà in Bielorussia, sottolinea il sito web Gariwo – La foresta dei Giusti. Nel 1996 il neo Premio Nobel ha fondato il Centro per i diritti umani Viasna, con sede a Minsk, capitale del paese, per fornire sostegno ai prigionieri politici. Da allora il centro è diventato la principale Ong della Bielorussia, paese governato da un regime di dittatura post-sovietica con a capo Alexander Lukashenko. Le attività di Bialiatski e del suo centro sono volte a promuovere la democrazia, la documentazione delle violazioni dei diritti umani e il monitoraggio delle elezioni.

Arrestato decine di volte

Dalla metà degli Anni Ottanta il neo Premio Nobel ha condotto una campagna non violenta e apartitica per garantire le libertà democratiche in Bielorussia. La sua attività come membro del movimento nazionale per i diritti umani gli è costata più volte l’arresto. Ales Bialiatski ha subito oltre 25 arresti e ha scontato anni di prigione per accuse orchestrate contro di lui. Nonostante questo non ha mai smesso di dedicarsi alla promozione dei principi democratici e dei diritti umani in Bielorussia. Dopo le elezioni presidenziali del 2020, fraudolentemente vinte ancora da Lukashenko, Bialiatski è diventato membro del Consiglio di coordinamento. Si tratta di un’istituzione cui partecipano esponenti dell’opposizione al regime dittatoriale, che comprende figure di spicco della società civile bielorussa.

Ales Bialiatski nel corso di un processo a suo carico. Foto Ansa/Epa Tatyana Zenkovich

Nobel in galera

La magistratura bielorussa ha nuovamente fatto arrestare il neo Premio Nobel il 14 luglio dello scorso anno con l’accusa fasulla di “evasione fiscale“, condannandolo alla massima pena: 7 anni di carcere. Dieci anni prima, nel 2011, Ales Bialiatski aveva subito una condanna per il medesimo reato a 4 anni e mezzo di galera. Ne aveva scontati tre prima di ottenere l’amnistia, in un regime di severe restrizioni e lunghi periodi di isolamento. In quell’occasione, osservatori indipendenti e organizzazioni internazionali avevano fermamente condannato la detenzione come rappresaglia per il suo lavoro sui diritti umani.

Berit Reiss-Andersen, presidente del Comitato di Oslo, annuncia il Premio Nobel per la Pace 2022. Foto Ansa/Epa Heiko Junge

Cosa è Memorial

La Corte Suprema della Federazione Russa ha liquidato definitivamente, il 28 febbraio 2022, l’associazione storico-educativa Memorial, nata nel 1989 all’epoca della glasnost (trasparenza) e della perestrojka (ristrutturazione) innescate dal nuovo corso politico di Gorbaciov. Memorial ha ricevuto il Nobel per a Pace 2022, ex aequo. Per tre decenni gli attivisti dell’associazione hanno indagato sulle repressioni staliniane e sui crimini della dittatura totalitaria sovietica. Il suo centro per i diritti umani ha indagato anche su violazioni e abusi della Russia odierna. Soprattutto per ciò che riguarda quanto accaduto nelle due guerre in Cecenia (1994-1996 e 1999-2009): esecuzioni sommarie, stupri, rapimenti, pulizia etnica. Ma già dal fra il 2013 e il 2016 il potere russo aveva decretato che Memorial è un “agente straniero“. Adesso l’organizzazione è formalmente soppressa.

Cosa è il Center for Civil Liberties

Il Centro per le libertà civili – Center for Civil Liberties – è invece una Ong fondata a Kiev nel 2007. Obiettivo: promuovere i diritti umani e la democrazia in Ucraina. “Dopo l’invasione russa – si legge nella nota del Comitato per il Nobel – il Center for Civil Liberties si è impegnato a identificare e documentare i crimini di guerra russi contro la popolazione civile ucraina. In collaborazione con partner internazionali, il centro svolge un ruolo pionieristico al fine di far rispondere i colpevoli dei loro crimini.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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