Viviamo in un momento storico difficile e molto preoccupante. Fattori politici, economici, sociali si stanno intrecciando per creare uno scenario d’instabilità molto pericoloso. Da Nord a Sud del mondo non c’è regione che non stia attraversando difficoltà legate all’inflazione, materie prime introvabili, energia sempre più costosa, povertà dilagante, e debiti sovrani crescenti.

Una recessione globale sembrerebbe ormai inevitabile e i provvedimenti delle banche centrali si dimostrano in ritardo o inefficaci. Gli equilibri post Guerra Fredda ormai si sono infranti, ed ora viviamo sull’orlo di un precipizio. E non solo perché dopo decenni ci ritroviamo a vivere nel quotidiano le minacce di un possibile conflitto nucleare. Ma perché le congiunture globali ci stanno trascinando verso un punto piuttosto critico della storia.

Guerra- Foto di Pixabay

Il mondo sempre più diviso sull’asse Occidente e Oriente

Lo scoppio della guerra in Ucraina segna una cesura: assistiamo ad un riassestamento e progressivo riallineamento geopolitico. Le superpotenze lottano per farsi spazio nell’egemonia globale americana lunga trent’anni. La Cina ha smesso di comprare titoli di debito americano e la Russia si sta allontanando dai mercati Occidentali. Incentivando e accelerando così una dicotomia nel mondo tra Occidente e Oriente che non si vedeva dall’inizio della Guerra Fredda. E che apre la strada a nuove opportunità strategiche per le medie-potenze. Sembrano vacillare prospere alleanze con Whashington, come ad esempio quella con l’India, che sta assumendo una posizione ambivalente: compra il petrolio russo scontato; non condanna il Cremlino in sede ONU.

Muro di Berlino-Foto da Pixabay

Con l’isolamento della Russia poi, il Medio Oriente è diventato, nel breve termine, l’ago della bilancia dell’approvvigionamento energetico delle economie occidentali. Un’area fortemente instabile e colma di guerre intestine, che non può che rendere le fondamenta dell’apparato economico dell’UE sempre più di cristallo. I paesi dell’OPEC, non hanno nessuna intenzione di perdere i propri profitti ed abbassare i prezzi. E difatti in vista di una recessione alle porte, che tende a spingere naturalmente il prezzo del greggio a ribasso. L’OPEC sta diminuendo progressivamente la produzione di greggio, così da mantenere i prezzi alti il più a lungo possibile.  

Il rallentamento dell’economia globale: debiti sovrani, inflazione, tassi d’interesse

Ma oggi non è solo il greggio, anche il costo di altre materie prime come il grano, i fertilizzanti, in tutto il globo, per via  del conflitto, stanno causando uno shock dell’offerta globale. E le banche centrali di tutto il mondo, per correre ai ripari si stanno allineando con interventi sui tassi di interesse massicci, nella speranza di frenare l’inflazione. Si stima che nel 2022 i 23 istituti principali del mondo hanno alzato il costo del finanziamento più di 90 volte. Questo significa che accendere un mutuo è costato sempre di più, e che prestare denaro sul mercato finanziario costerà presumibilmente sempre di più. Tra questi Fed, Bce, Banca Centrale di Norvegia, Bank of England, ma anche Indonesia, Taiwan, Filippine e il Sudafrica. I rialzi dei tassi però in modo così massiccio e in un clima di tale incertezza, non hanno fatto altro che accentuare le previsioni negative sull’economia.

Crisi economica_ Foto da pixabay

Vi è il rischio difatti di indebolire il commercio globale ancor prima di scalfire l’inflazione. Un indebolimento e un rallentamento economico che in parte ha già preso piede. E che nei fatti nel mondo sta già esponendo violentemente non solo i paesi in via di sviluppo a una cascata di crisi del debito sovrano, della salute e del clima. L’Europa, nell’epicentro del ciclone, che deve far fronte all’aumento del costo di gas e greggio, in debito. Quando ci sono ancora i costi e gli effetti della pandemia, i governi dovranno intervenire per aiutare famiglie e imprese a non soccombere a causa di bollette insostenibili. E tardano ad arrivare questa volta soluzioni comuni europee di sostegno.

L’instabilità globale: il guadagno di pochi sulla pelle di molti

Il quadro generale si presenta come preoccupante e pieno di incognite. E l’instabilità globale fa sì che i mercati finanziari siano oggi governati dall’incertezza, la malattia per eccellenza del sistema finanziario. Che grazie alla speculazione, in situazioni di crisi è in grado di generare fonti di guadagno esorbitanti per gli scommettitori. Solo per dare un parametro: il PIL mondiale nel 2020 è stato stimato pari a circa 85 mila miliardi di dollari. Mentre il valore di materie prime, beni e titoli finanziari che costituiscono oggi il sottostante delle operazioni di finanza derivata, ha superato il milione di miliardi. Creando una differenza fra economia reale e finanziaria di circa 1 a 12. L’economia finanziaria arricchisce sempre di più le tasche di pochi, mentre sempre meno l’economia reale è in grado di garantire la dignità economica di tutti. E quando nel mondo il divario sociale sia all’interno degli stati che tra le nazioni si allarga, l’economia rallenta, i debiti sovrani aumentano, e l’intera stabilità politica globale è minacciata. I rischi di un conflitto armato purtroppo si fanno più concreti. Camminiamo dunque tutti pericolosamente “sul filo del rasoio”.