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Il mondo verso il declino? L’ONU: “Lo sviluppo umano è tornato indietro”

Covid, siccità e guerra in Ucraina riportano aspettativa di vita, salute e istruzione ai livelli di 6 anni fa

Lo sviluppo globale del nostro pianeta e delle civiltà umane ha cambiato rotta. E, negli ultimi due anni, è andato verso il declino. A lanciare l’allarme è l’ONU, secondo cui in termini di tenore di vita, salute e istruzione le nostre società sono regredite di 6 anni, al 2016.  

Dunque decenni di progressi in termini soprattutto di prosperità economica avrebbero cominciato a dissolversi. E ciò a causa della pandemia di Covid, esplosa in tutto il mondo nel 2020. Lo sviluppo umano sarebbe ulteriormente compromesso dagli effetti sempre più marcati dei cambiamenti climatici, che determinano siccità e mancanza d’acqua. A cui si sommano le conseguenze della guerra in Ucraina. Un conflitto ‘regionale’, per dirla in termini tecnici, ma i cui effetti sono destabilizzanti a livello planetario. Lo si vede sui mercati internazionali per quanto riguarda il prezzo del gas, ma anche per le speculazioni finanziarie e per la difficoltà di ripristinare il regolare commercio dei cereali, con molti paesi, specie africani, in forte difficoltà per il mancato approvvigionamento di grano dall’Ucraina.

Foto Ansa/Heng Sinith

La Nazioni Unite hanno lanciato il loro allarme sullo sviluppo tramite la pubblicazione del rapporto sullo Human Development Index. Negli ultimi due anni, 9 paesi del mondo su 10 sono scivolati all’indietro. Lo sviluppo planetario, umano e sociale, invece di migliorare è peggiorato. Ed è la prima volta in tre decenni – da quanto esiste lo Human Development Index delle Nazioni Unite – che si assiste a una inversione di tendenza globale per due anni di fila (2020 e 2021).

Sviluppo, Italia 30ª su 191

Quest’anno è la Svizzera a trovarsi in cima all’indice dello sviluppo umano. Con un’aspettativa di vita di 84 anni a persona, una media di 16,5 anni spesi nell’istruirsi un Pil pro capite (a testa) di 66.933 dollari. L’Italia è a 30° posto, in miglioramento di due posizioni, con un’aspettativa di 82,9 anni, 16,2 anni nel sistema scolastico e 42.840 dollari di Pil pro capite.

L’isola di Capri a Ferragosto. Foto Ansa/Giuseppe Catuogno

Sudan: reddito di 768 dollari

All’altra estremità della scala del cosiddetto sviluppo umano c’è il Sud Sudan, in Africa, dove l’aspettativa di vita è di 55 anni: di trent’anni inferiore a quella che c’è in Italia. Nel Sud Sudan le persone trascorrono in media solo 5,5 anni a scuola e guadagnano 768 dollari all’anno. Nella lista dei paesi per cui l’ONU misura l’Indice dello sviluppo umano ci sono 191 Stati del mondo, cioè quasi tutti. Le battute d’arresto rispetto ad aspettativa e tenore di vita, così come a salute e istruzione hanno mediamente riportato i livelli di sviluppo all’anno 2016. Come detto invertendo il trend di costante crescita dei parametri che si è verificato negli ultimi trent’anni. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’aspettativa di vita alla nascita è diminuita di oltre due anni dal 2019 a oggi. In altri paesi il calo è molto più elevato.

Crescono le disuguaglianze

C’è poi un altro aspetto da tenere in considerazione, ovvero l’aumento delle disuguaglianze fra paesi ricchi e paesi poveri. La pandemia di Covid, la pressoché totale indisponibilità dei vaccini in molti paesi poveri, e ora le possibili carestie dovute alla siccità e alle carenze di cereali importati dall’Ucraina in guerra sono fattori che hanno ulteriormente allargato la voragine delle disuguaglianze. Le quali, a loro volta, rischiano di causare nuovi flussi migratori, scontri e tensioni etniche, possibili nuove guerre.

Inondazioni in Sudan, 23 agosto 2022. Foto Ansa/Epa Mohnd Awad

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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