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Ucraina, Parolin: “Serve il disarmo ma la Chiesa ammette la legittima difesa”

Intervento del Segretario di Stato del Vaticano su guerra, pace, armi e soluzioni ai conflitti

A un paese aggredito, come l’Ucraina, non si può chiedere di rinunciare alla difesa armata se prima non si chiede la rinuncia alle armi a chi ha aggredito, come la Russia. Così il Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin.

Nella guerra tra Russia e Ucraina, come in tutti i conflitti, “il disarmo è l’unica risposta adeguata e risolutiva a tali problematiche, come sostiene il magistero della Chiesa. Si rilegga, ad esempio, l’enciclica Pacem in terris di san Giovanni XXIII” dice a Limes Parolin. “Si tratta di un disarmo generale e sottoposto a controlli efficaci. In questo senso, non mi pare corretto chiedere all’aggredito di rinunciare alle armi e non chiederlo, prima ancora, a chi lo sta attaccando“. Lo dice il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin in un’intervista a Limes.

Foto Ansa/Riccardo Atimiani

La Chiesa e la legittima difesa

Parolin ricorda la posizione della Chiesa sulle armi. “Quanto al ricorso alle armi, il catechismo della Chiesa cattolica prevede la legittima difesa. I popoli hanno il diritto di difendersi, se attaccati. Ma questa legittima difesa armata va esercitata all’interno di alcune condizioni che lo stesso catechismo enumera: che tutti gli altri mezzi per porre fine all’aggressione si siano dimostrati impraticabili o inefficaci. Che vi siano fondate ragioni di successo. E che l’uso delle armi non provochi mali e disordini più gravi di quelli da eliminare.

Il catechismo, spiega ancora il Segretario di Stato Parolin, afferma che “nella valutazione di questa problematica, gioca un ruolo importante la potenza dei moderni mezzi di distruzione. Per tali ragioni, papa Francesco, nell’enciclica Fratelli tutti afferma che non si può più pensare alla guerra come a una soluzione. Perché i rischi saranno probabilmente sempre superiori all’ipotetica utilità che le viene attribuita“.

Foto Ansa/Fabio Frustaci

Papa Francesco e Parolin

Dire che il Papa è filorusso è una “semplificazione” aggiunge il collaboratore del pontefice. A suo dire non si tiene conto del fatto che “papa Francesco ha condannato fin dal primo istante, con parole inequivocabili, l’aggressione russa dell’Ucraina“. E “non ha mai messo sullo stesso piano aggressore e aggredito né è stato o apparso equidistante“.

La Chiesa è per la pace. “Il Vangelo – sottolinea il cardinale Pietro Parolin – è annuncio di pace. Promessa e dono di pace. Tutte le sue pagine ne sono piene“. Nell’enciclica Fratelli tutti, papa Francesco afferma che non si può più pensare alla guerra come a una soluzione. E conclude “con lo stesso grido di san Paolo VI alle Nazioni Unite, il 4 ottobre 1965: ‘Mai più guerra!“.

Foto Ansa/Maurizio Brambatti

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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