Il Primo Ministro inglese, Boris Johnson, ha annunciato le sue dimissioni da leader del partito conservatore e dalla guida del Governo britannico. Ma non subito: resterà premier fino a quando non ci sarà un suo successore, presumibilmente in autunno.

Sono triste a dover lasciare il lavoro più bello del mondo” ha detto Johnson nel suo breve discorso davanti al numero 10 di Downing Street, sede del Primo Ministro a Londra. BoJo ha rivendicato quelli che ritiene i propri meriti. Dalla Brexit alla realizzazione del più rapido programma di vaccinazione anti Covid in Europa. Non solo, ha sottolineato il suo ruolo di leadership nel sostegno all’Ucraina. Per lui è “eccentrica” la decisione di cambiare premier in questo momento. Johnson ha ricordato di aver ottenuto la più grande maggioranza dai tempi della Thatcher. Tuttavia ha dovuto piegarsi a quello che ha definito “l’istinto di gregge” del gruppo parlamentare conservatore.

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Boris Johnson ha aggiunto che in politica nessuno è “lontanamente indispensabile“. “Il nostro sistema brillante e darwiniano produrrà un altro leader“, ha osservato, assicurando che darà al suo successore tutto il sopporto necessario. “Il motivo per il quale ho resistito con così tanta forza negli ultimi giorni non è solo perché lo volevo fare. Ma perché sentivo che era il mio lavoro, il mio compito, il mio dovere farlo.”

Johnson, la decisione di mollare

Sarà. Ma buona parte dell’opinione pubblica inglese non la pensa così. E il partito Tory non vede l’ora che l’ingombrante Primo Ministro, travolto dagli scandali, a  cominciare dal party gate, si tolga di mezzo. Johnson avrebbe preso la decisione di dimettersi stamane 7 luglio, dopo aver parlato con Sir Graham Brady, il presidente del potente 1922 Committe. Si tratta dell’organismo di vertice del partito Tory, che ormai gli è fortemente avverso. Bojo ha cercato di resistere fino all’ultimo. Ma quando anche i più stretti collaboratori, compreso l’appena nominato Cancelliere dello Scacchiere, Nadhim Zahawi, gli hanno chiesto di andarsene, non ha avuto altra scelta.

Nadhim Zahawi, il neo cancelliere dello Scacchiere ha convinto BoJo a dimettersi. Foto Ansa/Epa Andy Rain

I delfini di BoJo in fuga

In mattinata c’era stata una nuova raffica di dimissioni nel Governo, ora arrivate in tutto a 57, fra ministri, collaboratori e funzionari di alto rango, in meno di 48 ore. Tra i principali contendenti di Johnson – che ora potrebbero prenderne il posto – tre hanno nomi stranieri. Uno è lo stesso Zahawi, che non è neppure nato in Gran Bretagna ma in Iraq. Un altro è Rishi Sunak, che è stato capo del Tesoro dal febbraio 2020, a lungo considerato il naturale successore di Bojo. Il terzo è Sajid Javid, fino all’altro ieri ministro della Sanità. È stato lui il primo a dimettersi sull’onda dello scandalo Pincher che ha innescato il terremoto politico finale.

La vaccinazione anti Covid è uno dei successi che Johnson ha rivendicato nel suo discorso di addio. Foto Ansa/Epa Andy Rain