Una riunione del Consiglio nazionale del M5S, convocata d’urgenza online su Zoom, cerca di fare chiarezza sulla posizione del Movimento a proposito dell’Ucraina. E, soprattutto, del discusso invio di armi a Kiev.  

La riunione, che segue quella del Consiglio nazionale dei pentastellati del 19 giugno a tarda sera, serve oggi ad affrontare gli ultimi nodi della trattativa fra Governo e maggioranza. In ballo c’è la risoluzione relativa alle comunicazioni che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, terrà nell’Aula del Senato il pomeriggio di oggi 21 giugno, in vista del prossimo Consiglio europeo. A quanto si apprende, per il M5s lo scoglio è il coinvolgimento del Parlamento. Su ogni passaggio relativo alla fornitura di armi all’Ucraina.

Il punto di caduta potrebbe trovarsi con un riferimento sfumato sulla consultazione delle Camere. Ma le fibrillazioni nel Movimento Cinque Stelle hanno indotto a sospendere temporaneamente il vertice di maggioranza. Il nodo è il riferimento al coinvolgimento del Parlamento e a come citarlo nel testo. Alla riunione per il Governo ci sono il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e il sottosegretario Enzo Amendola.

Draghi e il Movimento

Il premier torna in Senato (e domani 22 giugno alla Camera) con la speranza di avere dalla sua tutto il Movimento Cinque Stelle, dopo una settimana delicata per l’azione diplomatica italiana. Giornate difficili anche perché oggi 21 giugno la Russia ha convocato a rapporto l’ambasciatore italiano a Mosca. L’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, la necessità di una risposta economica comune alla crisi energetica. Così come l’imposizione di un tetto al prezzo del gas. Anche per cercare di frenare la corsa dell’inflazione. Sarà questo il cuore delle comunicazioni di Draghi. Tutte questioni su cui la maggioranza dovrebbe schierarsi compatta attorno al premier.

Draghi a Kiev il 16 giugno 2022. Foto Ansa/Epa Ludovic Marin

A dividere i partiti tra loro, ma anche con il Governo, sono piuttosto “forme e modi” con cui rendere partecipi senatori e deputati delle scelte dell’esecutivo. Enzo Amendola e Federico D’Incà si siedono attorno al tavolo con i capigruppo delle commissioni Esteri e Politiche Ue dei due rami del Parlamento nel primo pomeriggio di ieri 20 giugno. E a sera ancora non si trovava la quadra. Accolta l’idea di spingere sulla de-escalation militare e sull’iniziativa diplomatica, il minimo per il Movimento che era partito dalla richiesta di un voto sull’invio delle armi, le trattative si arenano.

Trattative in salita

I Cinque Stelle, scossi dalla faida interna proprio con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, alla fine di un Consiglio nazionale notturno, a metà pomeriggio hanno prodotto il loro documento. Un testo che ribadisce la necessità di “un più pieno e costante coinvolgimento delle camere sulle linee di indirizzo politico che il Governo perseguirà a qualsiasi livello“. Non un buon viatico per trovare un punto di caduta comune.