La guerra in Ucraina è ormai a quasi 4 mesi di distruzioni. Kiev lancia un nuovo appello: “Dateci più armi.” Gazprom taglia il gas russo all’Eni. La Ue, però, sigla un patto con Egitto e Israele. Prima telefonata Xi-Putin dal 25 febbraio. La Cina: “Agire per fermare la guerra”.

Il presidente cinese, Xi Jinping, ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo russo, Vladimir Putin. Lo riferisce il network statale cinese Cctv. Si tratta della prima telefonata tra i due leader dal 25 febbraio, il giorno dopo lo scoppio della guerra. Il colloquio è avvenuto il 15 giugno, giorno del 69° compleanno di Xi. “Tutte le parti dovrebbero spingere per una soluzione adeguata della crisi in Ucraina in modo responsabile” ha detto il capo del paese più popolato del mondo.

Foto Ansa/Epa Pavlo Palamarchuk

Ucraina, Draghi a Kiev?

Il premier italiano, Mario Draghi, starebbe per partire per l’Ucraina, per una visita da compiere assieme al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e al presidente francese, Emmanuel Macron. L’incontro col presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, avverrebbe giovedì 16 giugno. Tuttavia Kiev non conferma. Dalla capitale del paese che i russi hanno invaso la richiesta è una sola: “Dateci più armi, non significa escalation ma difendere la vita degli ucraini“. “Più armi avremo e più vite salveremo” afferma Ivanna Klympush, presidente della Commissione per l’integrazione dell’Ucraina nella Ue. Dal canto suo l’ex presidente russo, Dmitry Medvedev rilascia inquietanti dichiarazioni. “Dubito che l’Ucraina esisterà ancora tra un paio d’anni” afferma. Mosca ha lanciato il suo ultimatum ai combattenti ucraini asserragliati nell’impianto chimico Azot di Severodonetsk, nel Donbass: “Deponete le armi subito.

Gazprom riduce il gas all’Eni

Ma gli effetti della guerra sono sempre più forti anche in Europa. Il colosso statale del gas russo, Gazprom, taglia la disponibilità di metri cubi di gas verso l’Occidente dal gasdotto Nord Stream che attraversa il Mar Baltico fino alla Germania. I flussi sono ridotti anche per l’Italia: “Eni continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione e comunicherà eventuali aggiornamenti“. Il fornitore russo “ha comunicato una limitata riduzione delle forniture di gas per la giornata di oggi, pari a circa il 15%. Le ragioni della diminuzione non sono state al momento notificate“. Lo afferma un portavoce dell’Eni. “Non ci sono rischi seri” dicono dalla Ue. In Italia il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, fa sapere che “l’andamento dei flussi di gas è costantemente monitorato: al momento non si riscontrano criticità“.

Ursula von der Leyen (al centro), col ministro egiziano del Petrolio, Tarek El-Molla, e la ministra israeliana dell’Energia, Karine Elharrar. Foto Ansa/Epa Khaled Elfiqi

E ora arriverà dal Mediterraneo

A fronte di tutto questo c’è però l’intesa, firmata al Cairo il 15 giugno, fra Unione europea, Israele e Egitto. Si tratta di un accordo sull’esportazione di gas naturale da Tel Aviv nella Ue. Secondo il ministero dell’energia israeliano, il patto consentirà per la prima volta “significative” esportazioni verso l’Europa. Il gas giungerà negli impianti di liquefazione in Egitto e da lì, via nave, verso i mercati occidentali. L’intesa rientra nei piani europei di ridurre la dipendenza dalle forniture di gas russo. Al Cairo dove è presente anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, c’è anche la ministra israeliana per l’Energia, Karine Elharrar, che deve incontrare il presidente egiziano al-Sisi, e c’è il ministro egiziano per il petrolio e le risorse minerali Tarek al-Mulla.

“Non dimenticate gli ucraini”

Il 15 giugno, come tutti i mercoledì è anche il giorno dell’udienza generale del Papa in San Pietro. “Per favore non dimentichiamo il popolo martoriato dell’Ucraina in guerra, non abituiamoci a vivere come se la guerra fosse una cosa lontana” ha detto papa Francesco. “Che il nostro ricordo, il nostro affetto, la nostra preghiera, il nostro aiuto vada sempre vicino a questo popolo che soffre tanto e che sta portando avanti un vero martirio“.

Il gasdotto Nord Stream. Foto di Samuel Bailey /Wikimedia Commons