È allarme rosso sui progressivi effetti planetari, a cominciare dai paesi africani, del blocco di grano, mais e olio vegetale in Ucraina. Dalla Conferenza Ocse di Parigi il premier Draghi avvisa: “Bisogna riaprire i porti subito“.

Lo sforzo per evitare la crisi alimentare deve iniziare dallo sblocco dei porti e delle migliaia di tonnellate cereali che sono lì. Lo sforzo di mediazione delle Nazioni Unite è un notevole passo in avanti, sfortunatamente è l’unico” ha detto Draghi. Il blocco del grano che l’occupazione russa dell’Ucraina meridionale sta causando, per Draghi sta facendo “aumentare i prezzi causando una catastrofe a livello mondiale“. Da parte sua il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, avverte che milioni di persone in tutto il mondo potrebbero morire di fame. Se la Russia non consentirà all’Ucraina di esportare grano dai suoi porti.

Foto Ansa/Epa Khaled Elfiqi

L’aumento dei prezzi innesca il caos

Non possiamo esportare il nostro grano, il mais, l’olio vegetale e altri prodotti che hanno svolto un ruolo di stabilizzazione nel mercato globale“, ha dichiarato Zelensky in videomessaggio citato da Cnn. “Questo significa che, purtroppo, decine di paesi potrebbero trovarsi di fronte a una carenza fisica di cibo. Milioni di persone potrebbero morire di fame se il blocco del Mar Nero da parte della Russia dovesse continuare“.

La guerra in Ucraina entra oggi 9 giugno nel suo 106° giorno. Kiev sostiene che nessun accordo concreto sui corridoi per il grano si è davvero raggiunto nell’incontro dell’8 giugno ad Ankara fra Turchia e Russia. Secondo la Commissione Ue, la crisi alimentare e del grano ucraino è frutto di “un freddo, insensibile e calcolato assedio di Putin ad alcuni dei paesi e delle persone più vulnerabili del mondo. Il cibo è diventato parte dell’arsenale del terrore del Cremlino“.

Militare russo al porto di Mariupol. Foto Ansa/Epa Sergei Ilnitsky

L’Ucraina: “L’Italia ci mandi armi

L’Ucraina da parte sua aspetta di ricevereil terzo pacchetto di assistenza alla sicurezza” da parte dell’Italia. Detto in altre partole: aiuti in armi. Ogni giorno, sostiene il Governo di Kiev, il paese perde fino a 100 soldati, uccisi in battaglia dai russi sui fronti del Donbass e del Sud, e fino a 500 restano feriti. Per questo l’Ucraina chiede con sempre maggior forza armi pesanti, il più rapidamente possibile. Lo ha scritto il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, su Facebook, citato da Ukrinform. “Il mostro russo – ha detto – ha ancora molti mezzi per divorare vite umane e soddisfare il suo ego imperiale“. Il capo militare della regione di Lugansk, Sergiy Gaidai, ha affermato che “nessuno si arrenderà a Severodonetsk“, la città del Donbass dove ormai si combatte strada per strada. E che “i russi vogliono catturare città entro il 10 giugno“. Per Zelensky, è a Severodonetskche si decide il destino del Donbass“. Non lontano da questa martoriata città, sulla strada per Lysychansk, è stato colpito a morte mentre seguiva un convoglio umanitario il giornalista francese Frédéric Leclerc-Imhoff, 32 anni, lo scorso 30 maggio.

Una casa in fiamme nel Donbass, non lontano da Severodonetsk. Foto Ansa