No alla guerra nucleare, l’appello del Premio Nobel Muratov. Il messaggio di Gorbaciov per la pace
Dal letto d'ospedale l'ex presidente dell'Urss chiede di fare tutto per evitare che qualcuno prema il 'bottone rosso'
Michail Seergevic Gorbaciov non sta bene, è in ospedale nella sua Russia, ma non rinuncia a guardare al futuro del mondo intero. E invia a tutti un accorato messaggio per la pace, a fronte della guerra che Vladimir Putin ha scatenato contro l’Ucraina. Ne ha parlato, oggi 3 marzo, il Premio Nobel per la Pace 2021, Dmitry Muratov, direttore di Novaja Gazeta, settimanale di cui è fondatore e proprietario lo stesso Gorbaciov, dal 1993.
Gorbaciov ha compiuto 91 anni ieri 2 marzo ed è ricoverato: gli ha reso visita nel giorno del suo compleanno il Premio Nobel per la Pace 2021, Dmitry Muratov. Sessant’anni, giornalista, Muratov dirige il settimanale Novaja Gazeta, una delle poche voci di stampa indipendenti non ancora spente in Russia. E a rischio di esserlo. “Il vero pericolo oggi è la minaccia nucleare, una possibilità che è diventata reale dopo le parole di Putin” ha dichiarato il direttore di Novaja Gazeta. Lo stesso giornale per cui lavorava la reporter e scrittrice Anna Politkovskaja, assassinata in circostanze oscure nel 2006, a opera di killer che si sospettano inviati col consenso di Putin.
Gorbaciov: “Fermare la minaccia atomica“
“Io temo che qualcuno al Cremlino sarà tentato prima o poi di premere il bottone rosso“. Sono ancora le parole del Premio Nobel Muratov, riportate dall’agenzia di stampa Ansa. Le ha pronunciate (come le precedenti che abbiamo citato) durante un’audizione alla Commissione giuridica del Parlamento europeo. “Ieri ho visitato Michail Gorbaciov in ospedale, ha compiuto da poco 91 anni e non sta bene. Ma mi ha confermato che bisogna fare quanto possibile per fermare la minaccia di una guerra nucleare“, ha concluso Muratov.
Censura di Stato: chiudono Tv, radio e giornali
Nei giorni cupi di questo inizio del mese di marzo, nei quali anche Gorbaciov è tornato a far sentire la sua voce, il presidente russo Putin ha ufficialmente introdotto nel paese la censura di Stato. La denuncia arriva da Meduza, uno degli ultimi media indipendenti della Federazione. Nelle prossime ore, al massimo giorni, non ci saranno più media indipendenti in Russia, sostiene Meduza. In un editoriale dal titolo “Non ci potete zittire“, il sito rivela di avere ancora pochissimo tempo. Prima che la censura di Stato si abbatta anche su di loro come successo in rapida successione a tanti altri organi di informazione, già chiusi d’autorità. “La distruzione dei media indipendenti è una delle cose che ha reso possibile questa guerra“, sottolineano i cronisti.
Intanto, la televisione indipendente russa Dozhd ha sospeso oggi l’attività. Lo ha annunciato la sua direttrice generale, Natalia Sindieieva. La Procura generale aveva chiesto la chiusura del sito il primo marzo e negli ultimi due giorni le trasmissioni erano visibili solo su Youtube. La stessa Novaja Gazeta ha chiesto ai lettori, dal suo account Twitter, di iscriversi alla newsletter via mail, prima che non sia più possibile collegarsi.
Addio a Radio Eco di Mosca
E c’è una caso particolare. La radio Ekho Moskvy (Eco di Mosca), nota per lo spirito critico nei confronti del Governo russo, cessa le sue attività. “La maggioranza del Cda di Ekho Moskvy ha preso la decisione di sciogliere la radio e il sito internet“, ha scritto sul proprio profilo Telegram il direttore Alexei Venediktov. Si tratta di un’emittente storica, costretta a chiudere dopo la denuncia del Cremlino a causa della copertura dell’invasione dell’Ucraina. Non solo. Ieri Dmitry Muratov aveva fatto un appello a Google perché ripristinasse la raggiungibilità dell’emittente sul web, cancellata perché fra i suoi azionisti c’è Gazprom, il colosso petrolifero dello Stato russo.
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