Nuovo momento difficile, che avrebbe potuto essere politicamente drammatico, oggi 3 marzo, per il Governo Draghi. La riforma del catasto, con il riallineamento dei valori degli immobili, è salva ma per un solo voto.

In Commissione finanze alla Camera la maggioranza si è spaccata. Il premier Mario Draghi non aveva concesso altro tempo per discutere per cui la votazione odierna era particolarmente importante. La riforma del catasto, che Draghi ha già detto non porterà a nuove tasse – anche se questo in futuro potrebbe avvenire – è una tappa cruciale per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Al pari del disegno di legge sulla concorrenza e della  riforma del codice degli appalti.  I deputati hanno bocciato l’emendamento soppressivo dell’intera riforma che il Centrodestra aveva presentato. A favore della proposta di soppressione Fdi con Lega e Forza Italia, che però fanno parte della maggioranza di Governo. I voti contrari sono stati 22, i favorevoli 23.

Catasto, mediazione non riuscita

Ieri 2 marzo la sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra (PD), aveva parlato di bluff della Lega sul catasto, minacciando la caduta dell’esecutivo nel caso non si fosse ritirato l’emendamento soppressivo dell’articolo 6 del disegno di legge delega fiscale. Forza Italia, che aveva sostenuto l’emendamento soppressivo, davanti all’aut aut si era offerta di mediare, spiega il Fatto Quotidiano. Oggi, quindi, il Centrodestra ne ha elaborato uno nuovo, sostitutivo, per “rafforzare l’impegno” a non aumentare le tasse sulla casa. Ma senza prevedere la mappatura dei valori di mercato degli immobili.

Draghi chiama Berlusconi

Il risultato finale è che la proposta non è passata. Il vertice di maggioranza con il Governo a Palazzo Chigi non è riuscito a partorire la mediazione. Così la commissione Finanze della Camera è tornata alla votazione dell’emendamento originario: quello della Lega che intendeva sopprimere l’articolo della delega fiscale che riguarda il catasto. Con tutti i rischi che ciò comportava, o quantomeno evocava, per le sorti dell’esecutivo. Una crepa così pericolosa che lo stesso Mario Draghi, nel tardo pomeriggio, ha deciso di chiamare Silvio Berlusconi, evidentemente per cercare di dissuadere gli azzurri. Il voto, certo, ha fatto tirare un sospiro di sollievo, ma la battaglia è tutt’altro che finita e la crepa difficilmente si salderà. La Lega, dal canto suo, inserito la guerra in Ucraina in una dichiarazione a difesa dell’emendamento soppressivo della riforma: “In queste ore drammatiche la priorità è fermare la guerra valorizzando il ruolo dell’Italia, storicamente capace di grande equilibrio internazionale. Ma con responsabilità e buon senso la Lega è impegnata anche sulle riforme. L’obiettivo è impedire l’aumento tasse, come quelle sulla casa”. Sul fronte opposto, Pd, Iv, Leu, Azione e M5s.

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