Addio Monica Vitti: è morta a 90 anni la leggenda del cinema italiano
Ci saluta una delle più grandi icone del cinema italiano e internazionale
La conferenza stampa di questa mattina sulla prima serata del Festival di Sanremo 2022 si è aperta con un annuncio inaspettato che nessuno avrebbe mai voluto sentire. Si è spenta all’età di 90 anni Monica Vitti, leggenda del cinema italiano. Malata da tempo, l’interprete si era ritirata dalle scene pubbliche da diversi anni, a seguito di una lunga malattia. Vincitrice di ben 5 David di Donatello, tra le interpreti più premiate della kermesse cinematografica, ha riscritto la storia del cinema italiano e internazionale. Artista unica, dotata di una personalità forte, ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore del pubblico italiano.
Monica Vitti, l’icona del grande schermo italiano ci lascia dopo una lunga malattia
La gioia accompagnata dalla rinascita della musica italiana, trainata dal successo del Festival di Sanremo 2022, deve fare i conti oggi 2 febbraio 2022 con una terribile notizia. Dopo diversi anni di malattia, infatti, Monica Vitti se ne è andata, pochi mesi dopo aver spento 90 candeline (lo scorso 3 novembre 2021). Al secolo Maria Luisa Ceciarelli, ha contribuito con i personaggi fuori dagli schemi a offrire una femminilità sofisticata, ma passionale, di classe e verace. Personalità carismatica, dallo sguardo malinconico, dalla bellezza ineguagliabile e da quella voce rauca, così unica e così “sua”, era nata a Roma nel 1931, ma ha vissuto svariati anni a Messina.
Dalla Capitale ha ereditato la sua veracità mentre, dalla Terra sicula quel fare passionale e quel soprannome, Sette Vìstini, che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita. Diplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, adottò fin da subito un nome d’arte sotto consiglio di Sergio Tofano, dando i natali a Monica Vitti. Salì alla ribalta negli Anni Sessanta, quando strinse un sodalizio, sia professionale che sentimentale, con Michelangelo Antonioni. In veste di protagonista lavorò nei quattro film appartenenti alla cosiddetta tetralogia dell’incomunicabilità: dal 1960 al 1964 approdarono in sala L’avventura, La notte, L’eclisse e Deserto rosso. Ciononostante, in quella “disperata” malinconia che cercavano di cucirle addosso, lei non si ritrovava. E fu così che, alla ricerca della “vera” Monica Vitti, l’artista scoprì la commedia. Niente, per lei sarebbe stato più come prima.
La “mattatrice” italiana che ci ha fatti emozionare
Quando nel 1968 si trovò costretta a dimettersi dalla giuria del Festival di Cannes, Monica Vitti intuì di dover intraprendere una strada fino ad allora inesplorata. Fu così che, nel 1968, avvenne l’incontro con Mario Monicelli, che la introdusse nel mondo della commedia. Proponendola a Fausto Saraceni, il celebre regista tirò in lei quella verve che le valse l’appellativo, alcuni anni dopo, di mattatrice. A partire da La ragazza con la pistola, Monica Vitti svestì i panni della malinconica femme fatale. Fin da subito, l’operazione di “restyling” ottenne i suoi frutti, dando prova delle reali capacità brillanti dell’arista. Quella voce roca, in netta antitesi con il volto angelico, creava un connubio unico. E, al contempo, le permetteva di imporsi sui propri colleghi uomini, i mattatori (unica fra le donne).
Non c’erano più “solo” Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi. Oltre a loro, infatti, anche Monica Vitti richiedeva a giusto merito di veder riconosciuto il suo status quo di mattatrice. Due anni dopo La ragazza con la pistola, l’artista è protagonista al fianco di Giancarlo Giannini e Marcello Mastroianni di Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) di Ettore Scola. Da allora, l’interprete affinò sempre più la sua attitudine brillante, arrivando a spaziare tra le tematiche. Dai grandi maestri italiani, ovvero Dino Risi, Luigi Magni, Ettore Scola e Monicelli ai titoli più creativi di stampo internazionale – La donna scarlatta di Luis Bunuel – la sua comicità assunse molteplici forme.
L’icona femminista che guardava lontano
Al contempo non si “limitò” al piccolo schermo, arrivando con la sua forza dirompente anche in televisione. Impossibile non menzionare in tal senso Milleluci al fianco di Mina, nel 1974, e Domenica In, nel 1994. Insignita di 5 David di Donatello, 3 Nastri d’Argento, 15 Globi d’Oro e un Leone d’Oro alla carriera, è stata una vincitrice, non solo in ambito professionale, ma anche e soprattutto nella vita. Femminista, nelle idee e coerentemente nell’atteggiamento, non ha mai voluto saperne di rispondere alle aspettative che la gente aveva su di lei, a lei non importava. Perché l’indipendenza è stata la sua più grande arma contro il pregiudizio, forse anche più forte della sua inconfondibile verve.
Ed è così che ti ricorderemo per sempre: indipendente, fiera e libera. Addio, Monica Vitti.
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