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Quirinale, la battaglia del Centrodestra. Moratti si sfila: “L’unico è Berlusconi”

Si addensano nubi sul summit del 23 dicembre fra Lega, FdI e Forza Italia mentre il PD rimanda tutto a metà gennaio

Letizia Moratti mette le mani avanti e rinuncia in partenza, almeno a parole, a correre per il Quirinale in nome del Centrodestra. Impossibile, dal suo punto di vista, scendere in campo in una sorta di primarie non ufficiali contro Silvio Berlusconi, dei cui governi è stata più volte ministra.

Moratti: “Mi occupo solo di Lombardia

L’unico nome per il Centrodestra al Quirinale è quello del Presidente Berlusconi. Io mi occupo di sanità in Regione Lombardia. È un impegno importante che cerco di portare avanti con tutta me stessa” ha detto oggi 21 dicembre la vicepresidente, e assessore al Welfare, della Regione Lombardia. La dichiarazione di Moratti è arrivata a margine dell’inaugurazione della nuova palestra dell’Istituto penitenziario minorile Cesare Beccaria di Milano. A chi le chiedeva se si tirasse indietro da un’eventuale corsa per il Colle, Moratti ha risposto con il consueto stile ma senza lasciare adito a molti dubbi. “Io mi occupo di Lombardia” ha detto. “La Regione in questo momento ha un buon andamento per quanto riguarda una difficile pandemia che non è ancora superata. Dobbiamo davvero dedicare tutte le nostre energie e risorse al nostro impegno“.

Nervosismo nel Centrodestra

Il nome di Letizia Moratti era uscito dal cilindro di Giorgia Meloni nei giorni scorsi. A quanto sembra la ex sindaca di Milano piace davvero alla leader di Fratelli d’Italia che l’avrebbe incontrata di recente in un ristorante della capitale. Di certo far trapelare l’idea di Moratti prima donna al Quirinale è servito a smuovere le acque e a irritare Silvio Berlusconi. Mentre Matteo Salvini sta cercando in queste ore di recuperare un ruolo di federatore dello schieramento anti sinistra, in vista del summit del 23 dicembre fra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Meloni fra Moratti e Draghi

Come se non bastasse il nome di Moratti, secondo molti osservatori a Meloni non dispiacerebbe vedere lo stesso Mario Draghi al Quirinale. E non soltanto perché il ‘trasloco’ più importante degli ultimi anni (il premier da Piazza Colonna al Colle) innescherebbe quasi certamente un effetto domino sul Governo in termini di elezioni anticipate. Ma anche perché, con Draghi Capo dello Stato – idea che non piace all’Economist ma al Financial Times sì – la leader di Fratelli d’Italia, partito erede della galassia neofascista, si sentirebbe con le spalle coperte in caso di vittoria alle politiche. L’establishment europeo e americano si sentirebbe rassicurato, cioè, dalla presenza di Super Mario al Colle.

Il Colle visto dal Centrosinistra

Il fronte parlamentare opposto al Centrodestra non è certo meno turbolento, rispetto all’appuntamento con l’elezione del Presidente della Repubblica. Al di là del sudoku fra Letizia Moratti, Silvio Berlusconi o Mario Draghi, una riunione congiunta dei gruppi parlamentari e della Direzione del PD è fissata il 13 gennaio 2022. Obiettivo: impostare il percorso di elezione del nuovo Capo dello Stato. È questa la proposta che il segretario dem, Enrico Letta, ha presentato e condiviso oggi 21 dicembre durante la segreteria riunita al Nazareno. C’è da scommettere, ovviamente, che per quella data il leader PD arrivi in direzione con le idee chiare per non lasciare ai capi della destra il ruolo di king maker dell’elezione presidenziale più importante degli ultimi vent’anni.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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