Adesione significativa, oggi 10 dicembre, allo sciopero nazionale della scuola, con i sindacati in piazza in varie città d’Italia. Obiettivo: protestare sui temi economici e contrattuali, in particolar modo legati al comparto dei docenti. A Roma si è svolto un corteo sindacale con i segretari generali di Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, Uil Scuola Rua, Pino Turi, Snals Confsal, Elvira Serafini e Gilda Unams, Rino Di Meglio.

Scuola, contratti e diritti

Tra le motivazioni della protesta ci sono il rinnovo del contratto, “l’impoverimento costante” di cui è “vittima” la categoria. Di qui, la richiesta di un “giusto” riconoscimento economico. “Se è vero, come sostiene la politica, che la scuola è il motore del Paese, lo si dimostri quando arriva il momento di investire risorse“, ha spiegato nei giorni scorsi Di Meglio. Anche i sindacati autonomi di base, Cobas e Cub, hanno protestato con uno “sciopero nazionale“. E accusano il Governo Draghi. “Dopo decenni di tagli alla scuola e due anni di emergenza – affermano – l’esecutivo Draghi prosegue, in linea con i governi precedenti, nell’attacco al diritto all’istruzione e ai lavoratori/trici della scuola“.

Fra distanziamento e classi ‘pollaio’

Diverse le scuole chiuse o senza docenti stamattina a Genova, come in altre città: da Milano a Napoli. “La scuola si ribella” è stato il titolo della mobilitazione anche nel capoluogo ligure. Perché “la pandemia non ha insegnato niente – ha detto Ferdinando Agostino, segretario generale Uil scuola Liguria – I problemi della scuola rimangono gli stessi visto che sono anni che chiediamo il distanziamento, il superamento delle classi pollaio e la stabilizzazione degli organici“.

I fondi del PNRR e la scuola

A far saltare la possibilità di mediazioni e di trattative, anche in vista del rinnovo del contratto, è stata la legge di Bilancio, sottolinea il Corriere della Sera. Nella quale per la scuola è previsto poco. È vero che gli investimenti sono tutti nel PNRR, ma riguardano principalmente l’edilizia scolastica e non chi nella scuola ci lavora. I fondi previsti per il comparto istruzione nella finanziaria sono soltanto lo 0,6%, spiegano i sindacati. E soprattutto non ci sono fondi sufficienti per un consistente aumento dello stipendio medio. In gioco c’è anche la proroga dell’organico Covid col nuovo anno che sta per arrivare. Nella legge di Bilancio è previsto soltanto per gli insegnanti, ma non ci sono i fondi per il personale Ata.

Il caso della Liguria

Una caso concreto riguarda la Liguria. “Lo stanziamento di 300 milioni di euro da parte del ministero dell’Istruzione permetterà di prorogare soltanto i contratti Covid per il personale docente mentre non abbiamo nessuna certezza rispetto al personale Ata” dice ancora Ferdinando Agostino. “In Liguria ci sono 1.100 contratti in scadenza a fine mese” precisa. “Il personale Ata è quello più coinvolto nella pulizia e nell’igienizzazione dei locali della scuola. E se questi contratti non saranno rinnovati la ripartenza delle scuole a gennaio sarà un problema“.

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