Joyeux anniversaire monsieur Pennac (chioni)
I libri e le citazioni con cui vi convincerò a sentirvi un pò un Malaussène
Premetto che Daniel Pennac (che all’anagrafe fa Pennacchioni) è il mio scrittore preferito. So che obietterete con una lista infinita di romanzieri e poeti che per voi scrivono meglio, ma il suo diritto di parlare al bambino che in noi sopravvive, è meravigliosamente ostinato e condivisibile.
Il Paradiso degli orchi di Pennac come colpo di fulmine letterario
Ho incontrato Pennac in libreria nel 1992, nel tempo lontano in cui non c’era il Kindle e si andava ancora in libreria a scegliere un libro. Perché ti piaceva il titolo, la copertina, la sinossi o qualunque altro genere di criterio vi abbia guidato allora. Ero una studentessa delle medie e credevo fortemente che anche gli orchi dovessero avere un paradiso. La mia era una posizione barricadera, come è giusto che sia a quell’età! E Il Paradiso degli Orchi lo trovai lì nell’unica libreria di un piccolo paesino in provincia. Non mi piacevano affatto i gialli e men che mai mi avrebbero convinto a leggere un libro di uno scrittore per ragazzi. Stavo crescendo, ma il libro lo comprai. Era la storia di Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio in un grande magazzino. E delle bombe che cambiarono la sua famiglia e la sua vita. Tra tutte la più inattesa quella “giornalista del reale” – come definisce Julie de Corrençon – che lavora all’inchiesta sulle bombe e che diventerà il grande amore corrisposto di Benjamin.
Piccola confessione: l’idea di diventare giornalista nacque là. Nel giro di un anno arrivò in Italia la traduzione anche degli altri due volumi della trilogia – La prosivendola, La fata carabina – che ho divorato, perché come scrive proprio in questo terzo atto della saga: “così è la vita: se incontri un essere umano nella folla, seguilo… seguilo”. Fu per pura casualità che mi imbattei nell’ordine giusto di lettura. Ma ormai era fatta; avevo colto l’invito che Pennac fa nelle ultime pagine del Paradiso degli Orchi: “si immagini da qualche parte in un romanzo, questo la aiuterà a lottare contro la paura”.
Signor Malaussène: vogliamo conoscere la storia della famiglia
“La famiglia? La famiglia Malaussène? Meglio non parlarne, della famiglia! Una tribù di rompic***oni mezzi arabi, sempre tra i piedi dal mattino alla sera, simpatica la famiglia Malaussène!”. Abbozzata splendidamente ne La Prosivendola creò in noi lettori-familiari il bisogno di sapere cosa sarebbe successo dopo, perché ormai la banlieue parigina di Belleville era uno dei nostri posti del cuore. Per questo Pennac ha scritto il quarto volume – semplicemente Signor Malaussène – perché dovevamo sapere la storia e un po’ come stava la famiglia. Perché “l’uomo non si nutre di verità, l’uomo si nutre di risposte!“.
E ne abbiamo avute tante tutte diacroniche e sincroniche sui personaggi della saga. Poi sono arrivati come nelle serie americane addirittura ben due spin off: nel 1997 Ultime notizie dalla famiglia, e due anni dopo La passione secondo Thérèse. E poi all’improvviso ben quattro romanzi (Signori Bambini con quel Castraing e la sua frase “immaginazione non significa menzogna“, quasi un altro colpo di fulmine, come quando ti innamori anni dopo dello stesso ragazzo), diversi saggi, le favole struggenti (Abbaiare Stanca). Tutti bellissimi. Ma i Malausséne? Nessuna nuova dalla famiglia? Sai come quando si litiga – e spesso non si ricorda neppure il motivo – scomparsi, cancellati. I Malaussène sono quel ricordo bellissimo al centro della libreria, non importano i traslochi, i fidanzati, le città.
Il caso Malaussène: finalmente Pennac è tornato
E poi all’improvviso trascinata forse dalla stessa forza oscura del 1992 un pomeriggio del 2017 sono entrata in libreria. Questa volta è gigantesca e io non sono più una divoratrice di libri in erba. Sono scafata e sono una giornalista e lo sanno tutti, i giornalisti cercano, un po’ come i poliziotti: “in realtà in questa storia mi ci sono fiondato dentro come un cane da tartufo; e alla prima annusata ho fatto centro. Un istinto, proprio? Ma è possibile essere così irrimediabilmente sbirri?”. E di colpo la famiglia era tornata e aveva tanto da dire.
La saga prosegue con Il caso Malaussène – Mi hanno mentito. E stanno come noi. Sono passati molti anni dal 1999 al 2017. La piccola Verdun, È Un Angelo (detto Nange), Signor Malaussène (detto Sigma) e Maracuja (detta Mara), devono raccontare la loro versione di sorella, nipote, figlio e nipote del capro espiatorio Benjamin e sullo sfondo il rapimento di Georges Lapietà. L’ultima pagina l’ho fotografata per voi e speriamo che il signor Pennac che oggi compie 77 anni – a proposito Joyeux anniversaire! – non ci faccia aspettare troppo per sapere: che fine hanno fatto i Malaussène?
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