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“I Am Zlatan”: la storia del bambino destinato ad essere campione

La vita umile con la famiglia d’origine, l’abnegazione e la sfida continua

Sono alto 1 m e 92, peso 93 kg e mi piace giocare a calcio”. Bisogna aspettare le scene finali del film I Am Zlatan, di Jens Sjögren per trovare il senso della storia e della grandezza del personaggio di Zlantan Ibrahimovic. E non solo per la mole della figura, ma per quella che è stata la sua crescita, partendo dall’infanzia, ben raccontata in questo racconto di formazione tratto dalla sua biografia, Io, Ibra. Non era facile rendere il poco da cui è partito per far capire quanto sia centrale per il punto dove è giunto. Come si conclude il film? Con Maradona e Van Basten e quel celebre e meraviglioso gol segnato con l’Ajax di Ronald Koeman, in cui ha messo a sedere praticamente tutta la difesa avversaria con la sua classe, la sua fisicità e il suo grande talento.

I Am Zlatan: la sfida di raccontare il campione

In primis è la storia di Zlatan bambino che cresce tra mille difficoltà economiche e in fondo anche affettive, di una famiglia divisa – lo sono i genitori – con fratelli di padri diversi. L’immigrazione non è solo sfondo, ma essenza stessa e insieme ingrediente della riuscita. Figlio di balcanici in un sobborgo difficile (i furti si sprecano), quello di Rosengård, a Malmö in Svezia. Qui come dice lo stesso protagonista adolescente, devi fare le cose meglio degli altri, forse due volte, per riuscire ad arrivare. Dove? Al riscatto, al successo.

I 40 anni di Zlatan Ibrahimovic

Ma ad Ibra la determinazione non manca. Sa rinunciare alla Porsche per una Fiat, anche quando è già “arrivato”; sa allenarsi fino allo sfinimento – karatè e calcio insieme – per un obiettivo più grande, o non sarebbe stato l’unico capace di giocare la Champions League con ben 7 squadre diverse (Ajax, Juventus, Inter, Milan, Barcellona, Paris Saint-Germain, Manchester United), tutte portate a suon di goal – tanti e spettacolari – molto spesso alla conquista dei Campionati nazionali. Come la sua Svezia. Obbedisce quando il suo procuratore Mino Raiola (interpretato dall’italiano Emanuele Aita) gli indica i sacrifici e la disciplina per eguagliare il meglio che c’è su piazza a suon di gol: Vieri, Inzaghi… Con il pallino personale di Ronaldo – il primo, al secolo Luis Nazario da Lima – senza dubbio il giocatore più forte della sua generazione.

Rendere Zlatan Ibrahimovic

Non era facile trovare qualcuno che rendesse allo stesso tempo la fisicità prorompente e il carattere di Ibrahimovic. Come hanno spiegato gli sceneggiatori Beckmann e Lagercrantz oggi in conferenza stampa: quella indolenza e apparente lentezza nel muoversi e nel parlare (come ci ha mostrato a Sanremo), che rappresenta la plasticità stessa del gusto di Zlatan per la sfida. Un uomo che ce l’ha fatta “da solo contro tutti” – o quasi tutti – e che difficilmente passa la palla. Si è nutrito delle avversità come gli ha insegnato suo padre, e si vede in una scena della pellicola.

I am Zlatan cast
Photo Credits: Teresa Comberiati

Non era sufficiente solo imitare il suo modo di giocare, ma serviva un’interpretazione che rendesse il fatto che Ibrahimovic “gioca solo per se stesso e per il suo amore per il calcio“. Era la condizione necessaria perché la pellicola mostrasse il suo “sono il migliore del mondo e non mi curo di quello che dicono”.
Molto bravi i due interpreti: Zlatan bambino, ovvero Dominic Bajraktari Andersson e soprattutto Granit Rushiti, che lo impersona da adolescente. In conferenza ha spiegato con poche parole laconiche, in puro stile Ibrahimovic – di essere stato un un giocatore di talento che si è rotto i legamenti, quindi è stato più semplice. E al tempo stesso ha spiegato quanto sia stato divertente impersonare una persona che gli piace e per questo ha dato il massimo. Il film sarà nelle sale l’11 novembre al cinema con il manifesto che l’attaccante ha condiviso questa mattina sui suoi social.

Manifesto I AM ZLATAN

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Angela Oliva

Direttore Responsabile
Pugliese di nascita, muove le sue prime esperienze giornalistiche tra Palio, Sport e Cronaca bianca a Siena durante il periodo universitario divenendo pubblicista subito dopo la laurea con lode in Scienze della Comunicazione. Con il trasferimento a Roma inizia il praticantato che la porterà a diventare professionista nel 2008. Si è occupata di gambling, dipendenze, politica estera (ha una seconda laurea sempre con lode in Scienze internazionali e diplomatiche), ippica, economia. Ha collaborato con giornali, TV (Telenorba), l'agenzia di stampa nazionale Il Velino-AGVNews e con diverse realtà specializzate. Diverse le esperienze in agenzie come account ed advisor del settore bancario, di associazioni di categoria, di comunicazione pubblica, turismo, trasporti, cybersecurity, compliance & risk management, telecomunicazioni, 5G e di gaming.
In parallelo si è occupata di Comunicazione strategica e Marketing come manager in azienda - trasferendosi a Rimini - assumendo spesso anche la responsabilità delle Relazioni esterne. Ha approfondito, con due diversi master, anche i temi della Corporate Social Responsibilty e della Sostenibilità.

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