AGGIORNAMENTO ORE 15:00 – Il processo nei confronti di Patrick Zaki è stato aggiornato al 7 dicembre, quando si terrà una nuova udienza. La seconda udienza si è svolta presso il tribunale di Mansura ed è durata solo due minuti durante i quali, come hanno riferito fonti del collegio di difesa, la sua legale Hoda Nasrallah ha chiesto un rinvio per poter studiare gli atti. Zaki è stato portato nella gabbia degli imputati in manette, che poi gli sono state tolte.

 

Patrick Zaki, sono di nuovo ore decisive per la sua sorte. A due settimane dall’inizio del dibattimento, il ricercatore egiziano dell’Università di Bologna affronta oggi 28 settembre a Mansura, in Egitto, la seconda udienza del processo che lo vede imputato per aver scritto articoli a difesa della minoranza cristiana copta. La corte può emettere una sentenza inappellabile in qualsiasi udienza.

“Zaki rischia molto”

Zaki, 30 anni, è in carcere da quasi 20 mesi. Secondo i suoi legali è stato torturato e minacciato. Amnesty International segue da vicino il suo caso come emblematico delle violazioni dei diritti umani al Cairo (nella foto la manifestazione pro-Zaki di ieri a Bologna). In un tweet l’organizzazione internazionale esprime “enorme preoccupazione” riguardo a cosa possa accadere al processo Zaki. Perché “le accuse più gravi, quelle di propaganda sovversiva e terroristica, potrebbero essere ancora in piedi.

Le accuse più pericolose

La situazione giudiziaria è avvolta dall’incertezza. Si pensa che all’udienza di oggi l’accusa a carico dell’imputato – sulla base di tre articoli giornalistici – sarà quella di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese“. Un reato sanzionato con un massimo di 5 anni di carcere. Ma non basta. Una legale di Patrick Zaki ha confermato che restano in piedi le accuse di “minare la sicurezza nazionale” e di istigare alla protesta, “al rovesciamento del regime“, “all’ “uso della violenza e al crimine terroristico“.

“Non si può escludere l’ergastolo”

Si tratta di ipotesi di reato basate sui dieci post su Facebook di controversa attribuzione, rispetto ai quali Patrick Zaki si è sempre detto innocente. Per tali presunti crimini agli occhi del regime dittatoriale egiziano, lo studente ricercatore dell’Università di Bologna rischia 25 anni di carcere, secondo Amnesty International. Stando a fonti giudiziarie egiziane, citate dall’Ansa, addirittura l’ergastolo. Come sempre avvenuto nelle udienze per il rinnovo della custodia cautelare, è prevedibile anche per oggi la presenza presso il Tribunale di un diplomatico italiano. Questo nell’ambito di un monitoraggio processuale da parte dell’Unione europa che coinvolge paesi extra-europei come il Canada.

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