L’Afghanistan precipita nel baratro. Le milizie talebane sono asserragliate ad appena 50 chilometri da Kabul, dopo un’avanzata travolgente che nel giro di pochi giorni li ha portati a impossessarsi di tutte le principali città del paese. Potrebbe essere questione non di mesi, come si credeva, ma di giorni la conquista della capitale. In queste ore le ambasciate straniere stanno evacuando in fretta. A Kabul, riporta la Bbc, sono in arrivo truppe statunitensi con il compito di aiutare il personale diplomatico e altri cittadini statunitensi a lasciare rapidamente il paese. I talebani restano accampati in attesa del completamento delle evacuazioni.

Dagli Usa al Regno Unito

L’ambasciata degli Stati Uniti, riportano vari media internazionali, ha invitato il personale a distruggere ogni materiale sensibile presente nelle strutture. Inclusi opuscoli e bandiere che potrebbero essere utilizzati per la propaganda. Anche il Regno Unito ha annunciato l’invio di 600 soldati per aiutare l’evacuazione dei cittadini britannici e dell’ex personale afghano. Come la Germania, manterrà aperta l’ambasciata con il personale al minimo. Danimarca e Norvegia stanno invece chiudendo del tutto le loro rappresentanze diplomatiche. La situazione sta andando fuori controllo, fanno sapere dall’Onu. Con il ritorno al potere degli integralisti islamici, scacciati vent’anni fa, le conseguenze si annunciano devastanti per la popolazione civile.

Afghanistan, la posizione dell’Italia

Il nostro Paese, così come gli Usa e la Nato, sta ritirando il contingente militare dall’Afghanistan. Lo scorso maggio il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aveva esultato per questa decisione, definendola “epocale“. Adesso, in sua vece, parla il segretario generale della Farnesina, Ettore Sequi. “Quello che sta accadendo in questo periodo in Afghanistan ci addolora e ci preoccupa – ha detto due giorni fa a SkyTg24 – E io vorrei essere chiaro su un paio di cose: il ritiro del nostro contingente e delle forze internazionali non significa minimamente che noi abbandoneremo l’Afghanistan. Abbiamo fatto un investimento che è costato anche la vita ai nostri militari. E continueremo il sostegno che sarà finanziario, politico e diplomatico“. L’Italia, precisa la Farnesina, non riconoscerà alcun Califfato o Emirato talebano che potrebbe essere instaurato di qui a breve.

Centinaia di migliaia di sfollati

Dallo scorso maggio, quando gli Stati Uniti hanno annunciato il ritiro delle truppe stanziate a seguito degli attentati dell’11 Settembre, i miliziani hanno ricominciato a guerreggiare più intensamente contro l’esercito regolare afghano addestrato dagli americani. Ma soltanto negli ultimi giorni l’offensiva si è fatta davvero travolgente e a volte i soldati di Kabul si consegnano ai talebani arrendendosi senza combattere. Città e centri urbani cadono uno dopo l’altro. Finora più di 250mila persone sono state costrette a lasciare le loro case. Molti civili si sono concentrati a Kabul, nei parchi o in alloggi di fortuna, nella speranza che la capitale riesca a difendersi. Nulla, al momento, fa pensare che il Governo riesca a opporre una resistenza vincente all’oscurantismo talebano che sta tornando.

Gino Strada: “Afghanistan paese distrutto”

Nel suo ultimo scritto, un articolo pubblicato sulla Stampa nel giorno stesso in cui è morto, ieri 13 agosto, Gino Strada, fondatore della Ong Emergency, ha raccontato la sua lotta contro la guerra in Afghanistan. Si tratta di un paese “che sta per precipitare di nuovo in una guerra civile – ha scritto Strada – i talebani sono più forti di prima, le truppe internazionali sono state sconfitte e la loro presenza e autorevolezza nell’area è ancora più debole che nel 2001. E soprattutto è un paese distrutto, da cui chi può cerca di scappare anche se sa che dovrà patire l’inferno per arrivare in Europa“. Riferendosi all’invasione dei contingenti occidentali in Afghanistan, vent’anni fa, Strada ha sostenuto che si è trattato “né più né meno” di “una guerra di aggressione iniziata all’indomani dell’attacco dell’11 settembre“. E ha ribadito quanto aveva sempre sostenuto, ossia la “totale illegalità internazionaledell’operazione statunitense in terra afghana.

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